Veronika e Ivan, dall’Ucraina alla Puglia

Una storia di accoglienza che cambia le prospettive di ciascuno, rinsalda la famiglai e arricchisce una comunità
AP Photo/Petr David Josek, File

Domenica 20 marzo un messaggio al cellulare: ci comunicano che a sera sarebbero arrivati a casa nostra dall’Ucraina Veronika di 37 anni e Ivan di 12.

Noi, in precedenza, avevamo dato la nostra disponibilità per un’eventuale accoglienza, incoraggiati anche dai nostri 4 figli, due dei quali lavorano da anni all’estero. Dal nostro paese, in settimane diverse, sono partiti due pullman: all’andata, carichi di alimenti, abbigliamento, prodotti per l’igiene, viveri; e al ritorno, carichi di mamme con bambini. Così con il secondo viaggio di ritorno, il loro arrivo ha cambiato la nostra vita per circa sei mesi… Un’emozione grandissima, che mia figlia ha così descritto su Facebook:

Non potrò mai dimenticare ciò che ho provato quando li ho visti scendere.

Una piccola valigetta, una busta di plastica, uno zainetto, due visi profondamente provati, devastati…e due occhi stanchi e pieni di angoscia, di dolore e paure ma anche pieni di commozione. Poi subito quell’abbraccio… totalmente inaspettato. Ci siamo strette forte forte e siamo rimaste per un po’ in silenzio interrotto solo da quei “grazie” ripetuti più volte da lei. È stato l’abbraccio più bello della mia vita. forse perché per la prima volta mi sono sentita davvero utile per qualcuno. Loro hanno bisogno non solo di un tetto o di un pasto caldo, ma soprattutto di sentirsi amati e al sicuro… tutto ciò lo stavano trovando anche in me. Ho sentito che stavo facendo del bene, del bene concreto, puro e in quel momento incondizionato. Non avrei mai pensato di poter abbracciare due “estranei” e di trovare in quegli abbracci, ripetuti poi per tutta la serata, così tanto amore. Ho pensato che quella ragazza, tra l’altro mia coetanea, potevo essere io, ma non sono riuscita ad immedesimarmi e immaginare me con una valigetta, in fuga da una guerra verso una meta sconosciuta. Penso che nessuno possa capire cosa significhi essere catapultati improvvisamente in un’altra realtà, nazione, lasciando tutto e vedendo crollare ciò che si era costruito fino ad allora, casa, abitudini, lavoro, affetti. Poi ho capito che l’unica persona che avrebbe dovuto dire un “grazie” ero solo io. Cerchiamo di apprezzare tutto quello che abbiamo invece di essere ingrati e continuamente insoddisfatti, impegniamoci ad essere persone migliori o almeno proviamoci. Per me non esistono russi, ucraini, afgani o siriani, esistono solo persone e poi esiste la guerra… e l’unica guerra giusta è quella che non si fa

Ci siamo rimboccati le maniche… Ci siamo dati da fare per i vaccini anti-Covid, l’assistenza sanitaria, i permessi in Questura a Bari, abbiamo inserito Ivan nella seconda media e in una squadra di calcetto, sport che lui ama tantissimo; Veronika e Ivan hanno iniziato con la Caritas un corso di lingua italiana. Ma la cosa più bella è stata la gara di solidarietà nel paese e nella comunità: in pochissimi giorni si è riempito di vestiti il loro grande armadio, tanto da dover dire, dopo pochi giorni, “basta!”; hanno regalato loro due biciclette, un orologio, un cellulare, ecc. Si è diffusa la voce nel paese e varie persone ci fermavano in strada per ringraziarci di questa testimonianza di solidarietà.

Il vescovo ha voluto che nella messa crismale diocesana, proprio loro due portassero gli oli santi in processione.

Certo, l’impegno è stato grande: abbiamo dovuto rimodulare il nostro ritmo delle giornate, poi differenze di cultura, di educazione (loro inizialmente pensavano di essere in un albergo…) per cui, a un certo punto, è stato necessario chiarirsi alcuni aspetti reciproci del nostro modo di relazionarci; ha lavorato tanto il cellulare, dove scrivevamo o dettavamo frasi in italiano aspettando la traduzione in ucraino.

Ci sono stati tanti momenti belli: il 29 marzo Nika ha compiuto 37 anni, ha detto che è stata la prima volta che ha festeggiato un compleanno (la sua famiglia di origine è piuttosto problematica). Hanno visto il mare per la prima volta: nonostante la temperatura ancora fredda, Ivan si è cosparso di sabbia bagnata, felice di questa nuova sensazione. A maggio, il giorno del compleanno, Ivan ha festeggiato a scuola con compagni e professori che gli hanno regalato un pallone di cuoio, pensate, lo vedevamo accarezzare il pallone come un tesoro preziosissimo!

Un frutto molto grande è stato il rinsaldarsi dell’unità in famiglia: maggiore collaborazione e intesa, lo stesso figlio che inizialmente era titubante perché avrebbe ceduto la sua mansarda, è stato quello che più ha avuto una intesa con la mamma, parlava con lei in inglese e soprattutto giocava a lungo col bambino, a scacchi o facendo bellissimi puzzle di 500 e 1000 pezzi che poi Ivan ha appeso trionfante nella stanzetta…

Intanto ci siamo dati da fare per trovare un lavoro per Veronika che in Ucraina lavorava come sarta. Abbiamo diffuso la voce, contattato varie aziende locali. E, miracolo grandissimo!, grazie all’interessamento di un caro amico di Acquaviva, da fine giugno lei lavora, in un paese vicino, in una grande sartoria aziendale con circa 60 dipendenti!

Dopo un paio di mesi ci siamo confrontati in famiglia e, nonostante le perplessità dei nostri figli, abbiamo ritenuto che, essendo ormai indipendenti economicamente, era forse il caso che vivessero per conto loro, per responsabilizzarsi e iniziare a camminare da soli. Tra l’altro Nika nella pausa pranzo, non potendo tornare ad Acquaviva, restava due ore in azienda, seduta su una sedia di ferro, e rivedeva Ivan solo la sera, dopo 12 ore, quando rientrava a casa nostra, stanchissima.

Dopo tante ricerche abbiamo trovato a Gioia un appartamento vuoto che siamo riusciti ad arredare, mettendo in moto la generosità e solidarietà della comunità, di amici, vicini di casa e gruppi parrocchiali. Il trasloco è stato faticoso: occorreva smontare, trasportare e rimontare mobili da un paese all’altro: un pomeriggio eravamo in 9 con 5 auto a caricare e scaricare pacchi, il giorno dopo invece è stato necessario un grande furgone. In particolare, due nostri amici, che non finiremo mai di ringraziare, Giovanni e Pasquale Chiarito, per giorni hanno pensato agli attacchi elettrici, idraulici e ai montaggi vari.

Dal 12 settembre Veronika e Ivan dormono finalmente nella loro casa, giusto in tempo affinché Ivan potesse iniziare la scuola dal primo giorno in un altro paese.

Veronika, con un bel messaggio, ci ha ripagato di 6 mesi di cura, attenzione, fatica e impegno, nei loro riguardi:

Edvige, non ci sono parole per esprimere quello che sento in relazione a te e alla tua famiglia! Ci hai salvato, ci hai dato una nuova vita, una vita meravigliosa, hai salvato la mia vita! Ringrazierò per sempre Dio per avermi dato l’opportunità di incontrare una famiglia così meravigliosa! Vi amo tutti così tanto! Una volta avevo solo paura anche solo di sognare tutto questo. Grazie dal profondo del mio cuore!! La nascita dei miei figli (uno di 19 anni non ha potuto lasciare l’Ucraina) e l’incontro con la vostra famiglia sono le cose migliori che siano accadute nella mia vita!

I nostri figli inizialmente ritenevano negativo il trasferimento della famigliola in un altro paese, dettato invece da noi, da una reale esigenza di lavoro. Ma il messaggio di uno di loro ci ha confermato che la sofferta decisione presa era stata giusta:

Una casa vuota è stata arredata, “costruita” con amore… e carità… ciò che di più importante mi avete insegnato! Poi se ti ritorna 10, 100, 1000 o niente, è relativo. Non si fanno le cose per riceverne il cambio, non avrebbe senso farle… Onestamente ci siamo trovati a vivere e gestire una cosa più grande di noi ..nessuno lo avrebbe mai potuto prevedere… però sai che vi dico??? Che siete stati fantastici!! E mi avete quasi stupito! Ricordate ciò che Nika ci ha detto, mi avete salvato la vita!

San Filippo Neri diceva che “per essere obbediti, bisogna dare poche regole. Io ne ho scelta una sola: la carità!”. L’amore che hanno ricevuto, sono certa che li aiuterà a crescere, ad essere magari più responsabili e attenti. Facciamo in modo che noi possiamo essere di esempio per loro. Siamo una bella famiglia ed io sono fiera di voi!

In realtà noi due siamo rimasti veramente stupiti, in quanto i nostri figli non sono inseriti nelle attività della parrocchia e, a volte, ci sono sembrati indifferenti al messaggio evangelico, per cui la loro “risposta” è stata un dono inaspettato!

Per noi è stato solo sforzarci e cercare di vivere “Ero forestiero e mi avete accolto, nudo, solo, disperato…”. Naturalmente continuiamo a seguirli e accompagnarli in questa nuova avventura, e li affidiamo anche alle vostre preghiere ….

Edvige e Peppino

 

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