I verdetti della Serie A
Con la Juventus già campione d’Italia da due mesi, il Napoli qualificato come secondo in Champions League, e la Lazio qualificata in Europa League in quanto vincitrice della Coppa Italia, l’ultima giornata regala sentenze da cardiopalmo, al di là delle pressoché scontate vittorie di Roma e Milan, rispettivamente vincitrici sulle già salve Parma e Spal e dunque altrettanto qualificate in Europa League.
La dea conquista l’Olimpo
Con la vittoria per 3-1 sul Sassuolo, l’Atalanta materializza un sogno mai neanche accarezzato in 112 anni di storia: conclude al terzo posto in Serie A! Con il record personale di 69 punti, al pari dell’Inter comunque quarta per la classifica avulsa, i bergamaschi centrano una qualificazione in Champions League che ha del miracolo sportivo, ma testimonia una solidità societaria e progettuale che mostra un assoluto modello.
Il presidente Percassi, già noto per una fidelizzazione sapiente ad ampio raggio tra i cittadini bergamaschi, con tanto di visite per gli scolari al centro sportivo, gadget ai neonati e iniziative benefiche varie, avrà a disposizione introiti di decine e decine di milioni di euro per continuare un progetto già noto agli annali del calcio per avere sfornato in serie calciatori di professione grazie a un vivaio noto in tutto il mondo. Osservatori preparati ed esemplari, settore giovanile curatissimo e uno stadio di proprietà pronto nel giro di sei mesi, fanno di questa realtà sportiva, nel cuore di un indotto economico fiorente con il quale Percassi ha saputo costruire partnership efficaci, un esempio che è riuscito a raccogliere frutti addirittura in anticipo rispetto alle più rosee previsioni.
Gran merito certamente va attribuito all’allenatore Giampiero Gasperini, capace di ricavare il massimo da un gruppo perfettamente amalgamato tra veterani talentuosi, come i trequartisti Ilicic e Gomez, gregari silenziosi ma efficacissimi, come i mediani De Roon e Freuler e gli esterni Hateboer, Castagne e Gosens, ma soprattutto da un centravanti esploso a 27 anni, come lo statuario colombiano Zapata (secondo capocannoniere del campionato con 23 gol, dopo il vincitore assoluto, Fabio Quagliarella, a 26 reti) e da una batteria di difensori affidabili e coriacei. Un pensiero non può non andare a Mino Favini, educatore esemplare di “giovanissimi cittadini”, prima che “re” degli osservatori italiani, spesosi per l’Atalanta per decenni e spentosi proprio qualche mese prima del più grande successo della storia della sua amata società.
L’incorreggibile Inter
I nerazzurri, per ironia della sorte guidati da un empolese doc in panchina, Luciano Spalletti, incrociavano l’ultimo duello contro un’Empoli appena un punto sopra la soglia salvezza rappresentata da un Genoa impegnato al contempo a Firenze, in un doppio incrocio che avrebbe ancora potuto condannare persino i viola ad una stupefacente retrocessione. L’Inter riesce alla fine ad avere la meglio sull’Empoli, ma facendo rischiare infarti multipli tra i settantamila assiepati in una San Siro delle grandi occasioni, come da tradizione di quella “pazza squadra” menzionata nell’inno della Beneamata milanese: dopo il vantaggio siglato da Keita (entrato per un coraggioso cambio di modulo di mister Spalletti dopo l’intervallo), il rigore del potenziale 2-0 viene fallito dal tanto discusso ex capitano Icardi, ancora impalpabile e uscito poco dopo tra i fischi a San Siro, a conclusione di una stagione dove al di là di rendimenti e gol insufficienti e riuscito a fare parlare di sé solo per copertine patinate e chiacchiere imbarazzanti della moglie manager fuori dal campo.
Come da impietose leggi del calcio, l’Inter paga l’errore subendo il clamoroso pareggio empolese a una ventina di minuti dalla fine (che condannerebbe clamorosamente il Genoa in B). A salvare una stagione altrimenti fallimentare anche sul piano economico, ci pensano a una decina di minuti dalla fine Nainggolan, per il 2-1 dell’Inter, ma soprattutto Handanovic, portiere e capitano silenzioso che sbarra la strada con due prodezze a quello che sarebbe stato un clamoroso svarione di risultato e classifica per coronarie forti, condannando l’Empoli alla B insieme alle già retrocesse Frosinone e Chievo.
Toscana viola di vergogna… ma azzurra d’onore
Passa agli archivi perciò una delle più livide annate per il calcio toscano della massima serie: la Fiorentina chiude sostanzialmente salvandosi a tre punti dell’inferno cadetto, non andando oltre lo 0-0 contro un Genoa salvo così grazie a questo risultato solo per la classifica avulsa, nonostante la chiusura a 38 punti come l’Empoli retrocesso. Al Franchi va in scena infatti un match che sembrava scritto nei più squallidi copioni della prevedibilità sportiva, con due squadre bloccate e convinte del concomitante eventuale gol vittoria dell’Inter a San Siro contro il malcapitato Empoli: gol che arriva, sì, ma in una girandola di emozioni che avrebbe potuto scrivere ben altro esito a fine gara, beffando gli ignavi ventidue di Fiorentina-Genoa, usciti dal campo tra i fischi di un pubblico che non gradisce comprensibilmente il magro spettacolo ordito in nome di un “non facciamoci del male” che poco onora l’agonismo di base richiesto dallo sport.
Un finale triste ma coerente con una stagione da dimenticare per i tifosi viola, che si aspettano ora la cessione della società da parte dei Della Valle, criticati per avere pensato a fare cassa in tanti anni senza migliorare più tanto il rendimento della squadra. A salvare l’onore toscano però, ci pensa comunque un Empoli esemplare per impegno, gioco e dedizione negli ultimi due mesi: in particolare, giù il cappello di fronte a mister Andreazzoli, che a fine partita, evidentemente amareggiato per la dolorosa retrocessione, esordisce complimentandosi prima con Gattuso per le parole appassionate e veraci, quindi riconosce i meriti degli avversari e conclude complimentandosi con la terna arbitrale, impegnata in una gare tesa e di difficile gestione. Al di là di un lavoro encomiabile con un gruppo di giovani, quello empolese, del quale il calcio professionistico sentirà parlare a lungo, la signorilità di questo allenatore contribuisce a un’uscita di scena indubbiamente a testa alta dell’Empoli dalla serie A che ha molto da insegnare a tanti.