Venuto al mondo, Argo e gli altri
Ben 11 uscite mentre ieri, venerdì, è iniziato il Festival del cinema di Roma, che fino al 17 mostrerà nuove pellicole. In diretta concorrenza, inutile negarlo, con quello di Torino che comincia il 23 di questo stesso mese. Chissà quanto può durare questa maratona filmica, tipicamente italiana per non scontentare nessuno – che vede infilati uno dopo l’altro Venezia, Roma e Torino!
Fra le uscite, oltre le commedie come Vicini del terzo tipo, con Ben Stiller – è detto tutto, per chi lo conosce -, Red Lights con un incredibile Robert de Niro, cieco e sensitivo (un film che non si fa a fine carriera) e Hotel Transilvania con la vicenda di Dracula (in attesa della prossima pellicola di Dario Argento), spulciamo anche gli altri titoli del week-end.
Per chi ama il cinema spagnolo surrreale, antifranchista e macabro c’è la Ballata dell’odio e dell’amore di Alex De la Iglesia, presentato nel 2011 a Venezia. In piena guerra civile un clown, Pagliaccio, viene reclutato dai miliziani, e sparisce. Il figlio riprende la carriera del padre, ma nella versione triste. Si infila una vicenda di amore e gelosia che dà adito ad una feroce guerra tra clown.
Spettacolare, ben fatto, con il ritmo di chi ti tiene sospeso sino alla fine, il bel thriller d’azione di Ben Affleck, Argo conferma le qualità del regista-attore. E’ la storia vera della liberazione da parte della Cia di diplomatici americani, prigionieri degli estremisti iraniani nel 1979. Attori molto bravi, anche lo stesso Affleck, adrenalina quanto basta e uno stratagemma ingegnoso che però noi non riveliamo. Nonostante tutto, rilassante e divertente.
Sergio Castellitto ci riprova con la regia. Dirige Penelope Cruz ed Emile Hirsch in un mélo lungo e intenso Venuto al mondo, tratto dal romanzo della moglie Margaret Mazzantini. Lui, si ritaglia una piccola parte, quella di un generoso ufficiale dei carabinieri che accoglie Gemma (Penelope Cruz), ragazza borghese innamorata del fotografo Diego e che fugge in Italia da una Sarajevo in guerra col bambino appena nato. Ma non è davvero suo figlio. Il dramma nel melodramma è costante e i personaggi, molti e variegati, infittiscono il racconto, che alterna commozione a qualche stereotipo, specie nei dialoghi un po’sentenziosi. Certo, siamo di fronte alla solita ragazza borghese aperta a mille esperienze che però diventa donna. Quello che forse solleva il film è il desiderio ossessivo di maternità della protagonista. Alza il tono verso una debole speranza. In fondo, è un film sull’amore. Ma che fatica districarsi talora di fronte ai flashback e agli intoppi di qualche attore non troppo riuscito. Non è certo il caso della superba Cruz. Qualche taglio in più non avrebbe fatto male. Ma il film comunque è una prova migliore rispetto all’ultimo lavoro di Castellitto.
Da non perdere La nave dolce, il documentario che Daniele Vicari, da sempre sensibile ai fatti del nostro tempo, fa uscire in sala. La nave in verità è una vecchia carretta su cui viaggiano tante storie di albanesi. Vicari ne sceglie alcune ed intervista i personaggi, quelli che arrivarono a Bari nel 1991. Tenerezza, sdegno, dolore, sogni infranti e sguardi di innocenza perduta e di dolore rendono quest’opera un diario aperto sul dramma di chi è nel bisogno e viene rifiutato.