Vento siberiano, vento di cambiamenti
Mosca è stata rivisitata quest’anno dai kreschenskie morozy, il freddo intenso che tradizionalmente arrivava il 19 gennaio, giorno in cui la Chiesa ortodossa celebra la festa del battesimo di Gesù. Secondo le usanze, chi si immerge, attraverso una apertura nel ghiaccio, nelle acque gelide in quel giorno non si ammala tutto l’anno e anche l’anima ne trae vantaggio. Ci eravamo un po’ dimenticati di queste temperature sotto i 30 gradi, che in tempi passati erano frequenti. I dati meteorologici confermano che negli ultimi 10 anni gli inverni in Russia tendono ad essere meno freddi e più corti, e l’onda di temperature siberiane ha preso alla sprovvista fornitori di gas e di elettricità costringendo i cittadini a misure di risparmio d’emergenza. Ma in Russia non è solo l’inverno a portare ricordi dei tempi passati ed a fare riflettere sulle misure da prendere per il futuro. Nel luglio prossimo San Pietroburgo ospiterà il summit del G8. Nella città sono già in corso i preparativi per mostrare ai grandi di que mondo come la Russia sa ricevere gli ospiti d’onore. La presidenza del club delle nazioni più industrializzate tocca infatti nel 2006 alla Russia, riconoscendola implicitamente come membro di pieno diritto del gruppo. Non sono certo mancate le voci di quanti considerano che quest’ultimo membro del club rischia di compromettere l’immagine dell’insieme. La Russia infatti non ha una economia moderna e sviluppata, e non rientra nei parametri di democrazia che caratterizzano gli altri membri del G8. Inoltre, se nel campo economico Mosca può presentare alcuni indici che fanno sperare in una evoluzione, per quanto riguarda i valori democratici non sembra proprio dar segni di voler prendere la strada giusta. Secondo i criteri dell’organizzazione Freedom House, la Russia è passata da paese parzialmente libero nel 2004 a paese non libero nel 2005, avvicinandosi di più all’Iran, all’Egitto e alla Bielorussia che non ai colleghi del G8. Dopo il controllo istaurato dal regime sui principali mezzi di comunicazione, la dipendenza politica del sistema giudiziario ed i processi elettorali che hanno lasciato forti dubbi agli osservatori dell’Osce, di recente è arrivata la legge che limita l’azione delle Organizzazioni non governative, soprattutto quelle finanziate dall’estero. La questione fondamentale Anche se sembra ancora lontano il 2008, la domanda che attraversa le menti dei russi che si occupano di politica e si interessano ai destini del paese riguarda il dopo Putin. Sembra molto poco probabile che Vladimir Putin accetti di candidarsi per la terza volta, anche se i deputati della Duma sarebbero disposti a cambiare la Costituzione per permettere all’attuale presidente di continuare a guidare il paese. Ci vuole quindi un successore che possa garantire continuità al gruppo attualmente al potere. L’équipe politica di Putin è composta da gruppi distinti , afferma Lilia Shevtsova, analista politico del Centro Carnegie di Mosca; sottolineando però che, per quanto riguarda la necessità di garantire la continuità del potere, il gruppo si presenta come una squadra unita. Ma la Shevtsova fa anche notare che, nonostante il Cremlino abbia tutte le leve del potere in mano , in tanti campi non è capace di controllare i processi politici e non c’è nessuna garanzia che le misure legislative ispirate dal presidente, e cioè il controllo sulle elezioni e sui partiti, alla fine diano un risultato. Il quadro appare ben diverso da quello che si presentava alla successione di Boris Eltsin, preceduta da elezioni parlamentari molto combattute. Allora il presidente doveva governare in continuo confronto con un parlamento ostile ed aveva rischiato l’impeachment, sei mesi prima delle elezioni per la nuova Duma. Nell’attuale parlamento Putin può invece contare sull’appoggio di più di due terzi dei deputati per fare le riforme costituzionali che considerasse necessarie. Il partito Per fare un partito, si individua una rosa di esigenze, si costruisce un’ideologia, si cercano le persone adatte ed i finanziamenti , spiegava qualche tempo fa Igor Bunin, direttore del Centro di tecnologie politiche, il cui progetto Russia la nostra casa, creato ai tempi di Eltsin per essere il partito del potere, non ha avuto molto successo. Al contrario, Russia unita si sta rivelando un prodotto di enorme successo, spinto soprattutto dalla popolarità di Vladimir Putin. A questo proposito viene in mente una delle famose battute dell’ex- premier Viktor Chernomirdin ai tempi di Russia la nostra casa: Qualsiasi sia il partito che facciamo (in Russia) ne viene fuori sempre il Pcus, cioè il partito comunista dell’Unione Sovietica . La memoria ancora fresca del ruolo di questo partito fa rinverdire alcune tradizioni di altri tempi. Iscriversi al partito è un elemento che può facilitare la carriera, almeno nelle istituzioni statali, e succede che un caporeparto informi i suoi dipendenti che li vedrebbe con piacere diventare membri del partito. Un’ideologia poco precisa centrata sugli interessi nazionali e sull’appoggio a Putin non suscita motivi di rifiuto nella coscienza del cittadino comune. Una delle versioni credibili per il 2008 sarebbe che Putin diventasse il capo di Russia unita ed il parlamento assumesse un ruolo più importante nella scena politica. Putin potrebbe anche diventare primo ministro, in un contesto in cui una parte importante delle competenze attuali del presidente passassero al capo del governo. Un modello che si potrebbe presentare come più vicino alle democrazie europee… Io sono ottimista se guardo al popolo russo, conclude Lilia Shevtsova, sottolineando che la maggior parte della popolazione vuol vivere come in Europa, aver libertà ed una stampa libera . Secondo lei, il paese è pronto per una trasformazione, ma l’élite no… È una situazione nuova in Russia, dove sempre l’élite precedeva la popolazione. Adesso il popolo non è più in ritardo sui tempi, però gli manca una élite corrispondente. La Shevtsova non esclude che ci possa essere una crisi profonda nella società russa, entro i prossimi dieci anni, ma osserva che ci sono malattie che guariscono solo dopo che hanno passato una fase acuta. NASHI: QUELLI CHE CREDONO NEL FUTURO DELLA RUSSIA È normale che un governo si preoccupi della gioventù del paese. Nella Russia di Putin si è già al secondo grande progetto per coinvolgere i giovani con gli orientamenti politici del Cremlino. Prima erano gli Iduscie vmeste, ossia quelli che camminano insieme, che partecipavano alle manifestazioni con la foto di Putin sulle magliette. Adesso sono arrivati i Nashi, i nostri, un movimento che si definisce democratico e antifascista. Entrambi sono stati creati da Vassili Iakemenko, secondo il quale il primo movimento è nato un po’ troppo presto e senza una chiara comprensione di ciò che avviene nel mondo. Il leader dei Nashi ammette che il suo progetto finanziariamente è sostenuto, in un modo o in un altro, dal Cremlino. Nel manifesto del movimento, i Nostri si dicono quelli che credono nel futuro della Russia. Il nostro obbiettivo è fare della Russia un leader globale del XXI secolo, si legge nel documento pubblicato nel loro sito Internet. Nella pratica le azioni dei Nashi si rivelano più modeste, e vanno dalle donazioni di sangue alle manifestazioni in piazza. È stato creato un istituto per formare i leader del movimento, i cosiddetti commissari, dove si insegna a rapportarsi con le altre persone, studiando psicologia sociale, oratoria, direzione politica, ecc., spiega Iakemenko. Secondo lui, Putin, terminando il suo mandato nel 2008, è interessato ad avere chi possa continuare il suo lavoro; e precisa che il Cremlino si aspetta che il movimento Nashi fornisca alcune decine di migliaia di giovani che condividano la prospettiva del futuro del paese come democrazia sovrana.