Il viaggio della “Venere degli stracci”
Nel cortile della chiesa di Sant’Antonio delle Gianchette, a Ventimiglia, chiesa simbolo dell’accoglienza dei migranti, fino al 20 giugno è stata collocata la “Venere degli Stracci”, una installazione dell’artista Michelangelo Pistoletto. È stata collocata qui, naturalmente, non a caso. Prima l’opera era stata anche a Lampedusa. L’autore la vuole accanto alla storia dell’immigrazione che in questi anni ha coinvolto il nostro Paese, Lampedusa come sbarco dei migranti e Ventimiglia come speranza di uscita verso i Paesi del nord Europa.
La Venere è stata affiancata da una montagna di indumenti usati donati alla Caritas, e destinati ai migranti, e vuole significare con il suo continuo spostarsi, i flussi migratori.
Inoltre, nei locali della parrocchia una serie di foto e video di notevole qualità e di struggente realtà hanno aiutato i visitatori a percorrere quanto vissuto nella parrocchia durante i 440 giorni di apertura, in cui sono transitate ed hanno vissuto tredicimila persone provenienti da cinquanta Paesi diversi e dove sono stati somministrati centocinquantamila pasti. Per la parrocchia, come per tutta la città di Ventimiglia, l’installazione ha un notevole valore simbolico, come spiega il parroco don Rito: «Una Venere che volge lo sguardo verso quegli stracci, che rappresentano tutte le persone che li hanno indossati e li indosseranno e rappresentano tutta l’umanità. La Venere, in questo momento, sta migrando da una parte all’altra dell’Italia e dell’Europa e testimonia anche quanto vissuto in questa parrocchia. Per capire il significato di questa opera bisogna conoscere l’artista e per capire il problema dell’immigrazione, bisogna conoscere la situazione nei Paesi di origine di queste persone, le loro storie. Il viaggio di questa installazione ci aiuta, dunque, a riflettere».
I locali della parrocchia hanno ospitato donne con bambini e minori non accompagnati e, dopo la chiusura dell’esperienza avvenuta il 14 agosto dell’anno scorso su indicazione delle autorità, la Caritas e gli altri servizi hanno continuato con la distribuzione del pane e degli indumenti, oltre a tanti altri aiuti.
Era nell’aprile dello scorso anno quando l’artista Michelangelo Pistoletto su un’aiuola al confine italofrancese di ponte San Ludovico collocò il “Terzo Paradiso”, una sequenza di massi a forma di otto rovesciato, simbolo per ricordare tutti coloro che persero la vita nel tentativo di varcare quel confine. «Da lì racconta don Rito, è nata l’idea di fare qualcosa assieme: e così si è deciso di portare la “Venere” che è stata migrante toccando tante città, e poi gli stracci che per noi sono vestiti che scartiamo, ma che per i migranti sono vestiti che servono e vanno così in tanti corpi di persone che sono sempre in viaggio».
L’installazione altro non vuole che essere un ponte di dialogo tra cultura e umanità e ricordare l’impegno di Ventimiglia , nell’accoglienza, nel rispetto e nella cura dei migranti. Proprio a Ventimiglia sono arrivate persone della società civile, di ogni nazionalità, età ed estrazione socioculturale per attivarsi in mille modi mettendo in pratica quei valori che sono alla base di ogni democrazia.
Alle Gianchette continuano ad arrivare volontari da ogni parte d’Italia e d’Europa. Come i ragazzi britannici che hanno operato per i piccoli ospiti della chiesa regalando poi tutto il materiale rimasto. E ancora i volontari di un’associazione tedesca che si sono adoperati perché le donne nascoste nel fiume potessero lavarsi, e tutti quei ragazzi e volontari francesi che ogni sera distribuiscono pasti e vestiti ai migranti di passaggio. O dall’America una giovane insegnante universitaria venuta appositamente per capire cosa stesse succedendo a Ventimiglia, e in Italia, con il fenomeno della migrazione.
L’evento è promosso dalla Caritas diocesana di Ventimiglia-Sanremo, Ventimiglia CONfine Solidale , con la collaborazione di Cittadellarte- Fondazione Pistoletto, del Dipartimento Educazione Castello di Rivoli Museo d’Arte contemporanea, dell’Associazione Pigna Mon Amour di Sanremo e di spazio5 di Bolzano.