Venticinque anni di Shanti Ashram
Un laboratorio di pace nello spirito di Gandhi, con aziende, scuole e percorsi di dialogo interreligioso. Chiara Lubich lo aveva visitato nel 2001
A metà degli anni ottanta, il dottor Aram, noto pacifista indiano, aveva appena terminato i due mandati come rettore della Gandhigram University in Tamil Nadu, seguiti alla lunga missione di pace in Nagaland, uno degli stati dell’India al confine con la Cina.
In quel tempo, con la moglie Minoti già minata da una forma di artrite reumatoide, era alla ricerca di una località dove stabilirsi. Da tipico gandhiano nello spirito e, soprattutto, nella prassi Aram mirava a trovare una località dove la famiglia avrebbe potuto vivere in modo salutare, ma, allo stesso tempo, al servizio della comunità sul territorio. Dopo varie ricerche si fermò a Kovaipudur, località ad una decina di chilometri da Coimbatore, non lontana dalla statale che porta nel vicino stato del Kerala. Lì, venticinque anni fa, i coniugi Aram, con i figli Kezevino ed Ashok, presero in affitto una piccola casa. Era l’inizio di quello che divenne lo Shanti Ashram, che in questi giorni ha celebrato il quarto di secolo.
Un piccolo laboratorio di costruzione di comunità sul territorio: questa la prospettiva della famiglia Aram alla fine degli anni ottanta. Oggi Shanti Ashram è una realtà ben conosciuta nell’ambiente di Coimbatore e dell’intero stato. Da un piccola residenza si è trasformato in un’ampia casa sempre aperta a tutti, dove vivono Minoti ormai da due decenni su una carrozzella e la figlia Kezevino, da tutti chiamata Vinu. Al di là della strada un centro con laboratori di cucito, sale per incontri ed uffici per il coordinamento delle varie attività brulica di vita dalle prime ore del mattino fino al tramonto. Le realizzazioni a livello di infrastruttura sono completate da una grande sala aperta in stile caratteristico del sud India.
Dopo i primi anni con i vari passi per entrare nelle realtà sociale del territorio, particolarmente colpito da povertà, mancanza d’istruzione e di infrastrutture, lo Shanti Ashram ha dato vita ad una molteplicità di iniziative che vanno da una decina di balashanti, asili nido che ogni anno accolgono 200 bambini, progetti di assistenza medica con vaccinazioni non coperte dal governo, lavoro diretto con madri e minori affetti o portatori di Aids, forme di micro-credito fra le donne dei villaggi, piccole imprese di artigianato, oltre a corsi di formazione all’integrazione sociale e, particolarmente, alla pace e al dialogo fra culture e religioni.
In questi giorni, in occasione della conclusione delle celebrazioni per il venticinquesimo, si sono radunati a Shanti Ashram persone e collaboratori da diverse parti dell’India e, anche, del mondo per una riflessione su quattro aeree fondamentali d’impegno dell’organizzazione gandhiana: l’assistenza e la scolarità dei minori, soluzione di problemi legati alla povertà, la gestione dell’amministrazione popolare a livello di villaggi secondo la formula del panchayat raj prevista dalla costituzione indiana, dialogo interculturale ed interreligioso e formazione di giovani generazioni alla pace.
Fra i partecipanti erano presenti anche rappresentanti del Movimento dei Focolari, che da anni collabora con questa istituzione gandhiana, che nel 2001 aveva invitato Chiara Lubich in India, insignendola del Premio difensore dalla pace 2000, intitolato al Mahatma Gandhi. In questi anni la collaborazione fra i focolari ed i gandhiani di Shanti Ashram ha toccato diverse aree: il supporto ai balashanti, gli asili nido, la costruzione di servizi igienici in alcuni villaggi della zona, ma soprattutto, si è collaborato a livello locale, nazionale ed internazionale per promuovere la pace, soprattutto, fra le nuove generazioni. A questo proposito particolarmente significativo era stato il Supercongresso Gen 3 che, nell’agosto 2009, aveva riunito nella città del sud India circa duemila teen agers di diversi Paesi, religioni e culture.
I lavori si sono snodati attraverso momenti privati all’interno dell’ashram ed altri pubblici nella città di Coimbatore. Fra questi particolarmente significativi due eventi realizzati in colleges della città alla presenza sia degli insegnati che, soprattutto, degli studenti. I diversi panels e workshop degli ultimi giorni sono stati un’occasione per una valutazione della strada percorsa e per tracciare nuove vie di collaborazione nello spirito di due motti di riferimento: essere il cambiamento che si vorrebbe vedere negli altri e pensare a livello globale agendo localmente.
In quel tempo, con la moglie Minoti già minata da una forma di artrite reumatoide, era alla ricerca di una località dove stabilirsi. Da tipico gandhiano nello spirito e, soprattutto, nella prassi Aram mirava a trovare una località dove la famiglia avrebbe potuto vivere in modo salutare, ma, allo stesso tempo, al servizio della comunità sul territorio. Dopo varie ricerche si fermò a Kovaipudur, località ad una decina di chilometri da Coimbatore, non lontana dalla statale che porta nel vicino stato del Kerala. Lì, venticinque anni fa, i coniugi Aram, con i figli Kezevino ed Ashok, presero in affitto una piccola casa. Era l’inizio di quello che divenne lo Shanti Ashram, che in questi giorni ha celebrato il quarto di secolo.
Un piccolo laboratorio di costruzione di comunità sul territorio: questa la prospettiva della famiglia Aram alla fine degli anni ottanta. Oggi Shanti Ashram è una realtà ben conosciuta nell’ambiente di Coimbatore e dell’intero stato. Da un piccola residenza si è trasformato in un’ampia casa sempre aperta a tutti, dove vivono Minoti ormai da due decenni su una carrozzella e la figlia Kezevino, da tutti chiamata Vinu. Al di là della strada un centro con laboratori di cucito, sale per incontri ed uffici per il coordinamento delle varie attività brulica di vita dalle prime ore del mattino fino al tramonto. Le realizzazioni a livello di infrastruttura sono completate da una grande sala aperta in stile caratteristico del sud India.
Dopo i primi anni con i vari passi per entrare nelle realtà sociale del territorio, particolarmente colpito da povertà, mancanza d’istruzione e di infrastrutture, lo Shanti Ashram ha dato vita ad una molteplicità di iniziative che vanno da una decina di balashanti, asili nido che ogni anno accolgono 200 bambini, progetti di assistenza medica con vaccinazioni non coperte dal governo, lavoro diretto con madri e minori affetti o portatori di Aids, forme di micro-credito fra le donne dei villaggi, piccole imprese di artigianato, oltre a corsi di formazione all’integrazione sociale e, particolarmente, alla pace e al dialogo fra culture e religioni.
In questi giorni, in occasione della conclusione delle celebrazioni per il venticinquesimo, si sono radunati a Shanti Ashram persone e collaboratori da diverse parti dell’India e, anche, del mondo per una riflessione su quattro aeree fondamentali d’impegno dell’organizzazione gandhiana: l’assistenza e la scolarità dei minori, soluzione di problemi legati alla povertà, la gestione dell’amministrazione popolare a livello di villaggi secondo la formula del panchayat raj prevista dalla costituzione indiana, dialogo interculturale ed interreligioso e formazione di giovani generazioni alla pace.
Fra i partecipanti erano presenti anche rappresentanti del Movimento dei Focolari, che da anni collabora con questa istituzione gandhiana, che nel 2001 aveva invitato Chiara Lubich in India, insignendola del Premio difensore dalla pace 2000, intitolato al Mahatma Gandhi. In questi anni la collaborazione fra i focolari ed i gandhiani di Shanti Ashram ha toccato diverse aree: il supporto ai balashanti, gli asili nido, la costruzione di servizi igienici in alcuni villaggi della zona, ma soprattutto, si è collaborato a livello locale, nazionale ed internazionale per promuovere la pace, soprattutto, fra le nuove generazioni. A questo proposito particolarmente significativo era stato il Supercongresso Gen 3 che, nell’agosto 2009, aveva riunito nella città del sud India circa duemila teen agers di diversi Paesi, religioni e culture.
I lavori si sono snodati attraverso momenti privati all’interno dell’ashram ed altri pubblici nella città di Coimbatore. Fra questi particolarmente significativi due eventi realizzati in colleges della città alla presenza sia degli insegnati che, soprattutto, degli studenti. I diversi panels e workshop degli ultimi giorni sono stati un’occasione per una valutazione della strada percorsa e per tracciare nuove vie di collaborazione nello spirito di due motti di riferimento: essere il cambiamento che si vorrebbe vedere negli altri e pensare a livello globale agendo localmente.