Venezuela, altri tre morti e 400 arresti
La situazione non pare avere vie d’uscita. Il governo Maduro non cede. Mentre un decreto dell’esecutivo predispone una serie di misure atte a sventare un possibile golpe «di matrice statunitense», un’imponente manifestazione dell’opposizione (che, lo ricordiamo, raccoglie una sessantina di diverse sigle) è sfilata come al solito nella parte est della città (la parte ovest, cioè il centro, zona dichiaratamente chavista, è rigorosamente vietata ai cortei contro il presidente Maduro).
Le forze di polizia hanno a più riprese lanciato candelotti lacrimogeni e, pur avendo cercato di evitare il peggio, non sono riuscite ad impedire che un giovane morisse: si tratta del 17enne Carlos José M., ferito mortalmente alla testa da un colpo di pistola mentre manifestava nella piazza di San Bernardino. Un’altra delle tre vittime la si conta nella città di San Cristobal nella regione di Tachira: Paola Andreina Gomez aveva 23 anni e contestava anch’essa contro l’esecutivo. I tre morti di ieri fanno salire a 8 le vittime dall’inizio delle manifestazioni.
Incerto è invece il conto degli incarcerati: si parla di 400 arrestati. Probabilmente come al solito gran parte di essi verrà rilasciata domani o dopodomani. In collegamento costante via WhatsApp con oppositori e giornalisti, l’intero Paese e i venezuelani sparsi nel mondo hanno potuto seguire gli eventi, in un’escalation che di ora in ora, di minuto in minuto si faceva più grave. Un’analoga contro-manifestazione, a favore del governo, si è svolta nella parte centrale della città: i due cortei si sono solamente sfiorati, senza arrivare allo scontro fisico.
La situazione appare ancora più bloccata di quanto sembrasse alla vigilia della manifestazione. Il governo Maduro non cede di un millimetro nella sua linea di resistenza contro l’opposizione e a favore della politica economica attuale, nonostante gli indici siano tutti sul rosso fisso. L’opposizione, da parte sua, mantiene e anzi accentua il suo proposito di vedere prima partire il presidente e poi eventualmente stabilire una transizione verso un programma elettorale concordato. Gli sforzi di dialogo delle scorse settimane sono falliti, e non si vedono prospettive plausibili di composizione della frattura. Si temono altre vittime in una situazione economica disastrosa.