A Venezia sì, ma con i tornelli
Il rapporto di amore-odio tra veneziani e turisti – miniera d’oro da un lato, terribile seccatura dall’altro – è tanto proverbiale da essere ormai diventato oggetto di barzellette; ma il sovraffollamento della città lagunare è un problema reale, tanto che già da diversi anni si discute di una possibile limitazione al numero degli ingressi – attualmente stimati in 30 milioni all’anno. Un problema che è diventato ancor più pressante dopo l’ultimatum dell’Unesco lanciato lo scorso anno: se Venezia non prenderà misure efficaci per salvaguardare il suo patrimonio storico-artistico, verrà inserita nella “lista nera” dei siti a rischio. E così, dopo le contestate ordinanze anti-bivacco e gli ingressi separati per i residenti ai vaporetti, sono arrivati i tornelli in piazza San Marco.
La giunta Brugnaro ha infatti approvato il 27 aprile un documento di indirizzo a lungo dibattuto che intende «Sperimentare nell’ambito dell’area marciana l’accesso mediante prenotazione e pagamento di un ticket di ingresso». Per ora si tratta di un provvedimento allo stadio progettuale e che coinvolgerebbe soltanto una certa area della città, ma riveste un valore che va ben oltre l’ambito specifico di applicazione. La proposta del consulente Marco Scurati, ispirata al modello adottato nella città croata di Dubrovnik, prevede un limite massimo di 65 mila persone giornaliere nell’area, facendolo rispettare dal momento in cui il turista prenota il viaggio a Venezia: se la piazza sarà “tutto esaurito”, saprà che non potrà avere il libero accesso, e gli verranno proposte soluzioni alternative – ad esempio l’acquisto dei biglietti dei musei, che renderanno l’area marciana disponibile.
A chi non soggiorna in hotel – e quindi non paga la tassa di soggiorno – verrebbe chiesto un ticket d’ingresso, dal costo previsto di 5 euro. Un modo, secondo Scurati, per far scendere la pressione nel salotto di Venezia di almeno 4 milioni di persone. Inoltre il Comune ha chiesto alle compagnie telefoniche di monitorare il numero di ingressi in città in base a quanti cellulari si agganciano alle celle.
Non ci sono date certe per l’avvio di queste misure, e ora il documento è al vaglio del governo, del Mibact (ministero per i Beni culturali) e dell’Unesco; ma l’intenzione è quella di partire in via sperimentale già quest’estate. «Non ci saranno tornelli in piazza – ha affermato il sindaco Brugnaro -, intendiamo sperimentarli in una serie di punti di accesso alla città […]. Vogliamo controllare cosa succede: i tornelli, mobili, saranno lasciati aperti per contare le persone». Se queste verifiche confermeranno l’opportunità del ticket e della limitazione degli ingressi – cosa che, ha tenuto a sottolineare l’assessore al turismo Paola Mar, è al momento solo una proposta -, si procederà poi secondo le linee individuate nel documento d’indirizzo.
Una proposta che naturalmente ha suscitato diverse reazioni, sia a livello delle istituzioni che degli operatori turistici. Il ministro Franceschini, in occasione di un forum organizzato da Confcommercio, si è detto favorevole ad un sistema di contapersone per regolare i flussi nei momenti di picco; e anche associazioni di albergatori e cittadini – da cui sono partite le 23 proposte progettuali vagliate dalla giunta – vedono di buon occhio questi provvedimenti. L’Associazione veneziana albergatori (Ava), per voce del presidente Carlo Scarpa, ha parlato di «Un’azione utile a regolare i flussi turistici e renderli compatibili con la vita dei residenti. Il “contapersone” era stato da me proposto in commissione Turismo qualche settimana fa. È una vittoria per la città di Venezia, che ora ha una politica precisa da seguire per il governo dei flussi».
Soddisfatto anche il presidente di Federalberghi Veneto, Marco Michielli: «Stiamo discutendo poco produttivamente da anni su di un problema di cui non avendo i numeri chiunque è autorizzato a dire qualunque cosa e conseguentemente a non fare nulla. Bene la decisione del sindaco Brugnaro e, da parte mia, ritengo che di fronte ai dati oggettivi sarà più facile prendere decisioni a tutela della più bella città del mondo».
Più critica invece Italia Nostra, che afferma che «Quello votato è solo un atto di indirizzo: la giunta rimanda le azioni a un futuro che non verrà mai e nel frattempo spende quattrini reali per contare i turisti, come se non bastassero le numerose e scientifiche stime già esistenti»; mentre il vicesindaco e assessore alla Cultura di Roma, Luca Bergamo, all’ipotesi che anche nelle capitale possano prevedersi ticket per prenotare l’ingresso nelle piazze storiche, ha risposto con un secco no.