Venezia, sì al ticket d’ingresso dal 2024

Il Consiglio comunale ha approvato l'istituzione di un contributo di 5 euro da pagare nei 30 giorni più affollati dell'anno. Un modo per cercare di gestire i flussi turistici eccessivi, in una città che è arrivata a contare più posti letto per i turisti che residenti.

Se ne parla da un numero di anni ormai imprecisato – i veneti, come la sottoscritta, neanche si ricordano più da quando – e nelle forme e modalità più svariate (spesso a seconda del colore politico delle amministrazioni di turno): tornelli veri e propri, “balzelli” addizionali al biglietto del treno o al ticket del parcheggio, prenotazioni e pagamenti online, esenzioni per residenti in regione e per i pendolari, effettiva fattibilità dei controlli; ma ora pare si faccia sul serio: dal 2024 a Venezia sarà introdotto un contributo di accesso, con l’approvazione del regolamento (24 voti a favore, 12 contrari) da parte del Consiglio comunale – ticket previsto da una legge del 2019 dopo lunghe discussioni, ma appunto mai entrato in vigore in mancanza del regolamento attuativo.

Al momento è ancora definita come una sperimentazione, nel senso che le modalità saranno suscettibili di revisione in base a come andranno le cose alla prova dei fatti: al momento è previsto un contributo di accesso di 5 euro da pagare online, e soltanto per trenta giornate definite come “da bollino nero” in quanto a flussi turistici – come festività e ponti primaverili ed estivi – a partire dalla primavera del 2024. All’atto del pagamento verrà rilasciato un Qr code da esibire ai controlli, pena multe dai 50 euro in su. Saranno esclusi dall’obbligo di pagamento i residenti, i turisti che alloggiano negli hotel della città (e che già pagano una tassa di soggiorno in base al tipo di struttura in cui alloggiano, fino ad un massimo proprio di 5 euro al giorno) e i pendolari che si recano in laguna per studio o lavoro. I residenti in Veneto saranno invece esentati dal pagamento, ma non dalla registrazione sul portale, allo scopo di avere comunque un controllo dei flussi.

«Bisogna dimostrare al mondo che, per la prima volta, si sta facendo qualcosa per Venezia. C’è sempre qualcuno che dice che non basta, ma poi nel concreto non fa nulla», ha affermato il sindaco Luigi Brugnaro, a cui certo non mancano i grattacapi in questo momento storico. Alle già ben note problematiche di Venezia – innalzamento del livello del mare che in prospettiva renderà il Mose sempre meno efficace nel proteggerla dall’acqua alta, l’Unesco che chiede a più riprese di inserire la città nella lista dei siti a rischio, porto offshore che ancora non c’è, un turismo definito come predatorio a cui fanno da contraltare operatori turistici a loro volta definiti di rimando altrettanto predatori si è aggiunto pochi giorni fa il superamento di una soglia simbolica: quello del numero di posti letto destinati ai turisti che ha superato per la prima volta quello dei residenti, 49.693 contro 49.304.

Si capisce dunque la sfida di gestire la città senza trasformarla in una sorta di grande parco a tema, da visitare pagando un biglietto d’ingresso (o su cui lucrare, a seconda dei punti di vista), ma non da vivere.

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