Venezia, i residenti scendono in calle contro i turisti
Continuano a Venezia le proteste dei residenti nei confronti del numero ingente di turisti, che – sommandosi ai circa trentamila pendolari, tra lavoratori e universitari, che ogni giorno vanno e vengono dalla città lagunare – finiscono per causare dei disagi non indifferenti a chi (ormai poco più di 50 mila persone) in città ci vive. E così domenica 2 luglio circa 2500 veneziani “doc”, al grido dello slogan “Mi no vado via” – comprensibile anche ai non bilingui, ma per completezza specifichiamo che significa “Io non vado via” – sono scesi a manifestare tra calli, campi e campielli.
Già, i residenti non vogliono dover continuare ad andarsene a fronte di mancanza di negozi e servizi essenziali – sostituiti da venditori di souvenir e affini -, costo della vita sempre più alto, affollamento, passaggio delle grandi navi. Molti veneziani preferiscono trasferirsi sulla terraferma, trasformando le proprie case in alberghi e Bed&Breakfast (una crescita esponenziale, tanto che si stanno limitando le concessioni). Simbolo di tutto ciò è il vecchio ospizio Ca’ di Dio, affacciato su Piazza San Marco, che sta per diventare un albergo così come l’ex comando di polizia locale; ma anche il Fondaco dei Tedeschi, trasformato in “shopping mall” extra lusso, ritenuto dimostrazione del fatto che l’unica logica è quella di andare a spremere il più possibile i turisti (possibilmente ricchi, naturalmente). Così il comitato “Venezia è il mio futuro”, fondato e guidato dall’avvocato Marco Gasparinetti (e a cui hanno aderito anche Italia Nostra e il Fai) ha simbolicamente scelto la data dell’anniversario dell’insediamento del sindaco Luigi Brugnaro, accusato di non aver agito adeguatamente su questo fronte nonostante le promesse, per questa manifestazione. Un comitato trasversale, che riunisce numerose associazioni e persone di diversa età e professione. Ma la data è anche quella in cui a Cracovia ha preso il via la riunione annuale dell’Unesco, che dovrà decidere anche sul dossier che “mette in mora” Venezia minacciando la revoca dello status di Patrimonio dell’Umanità qualora non agisca per la tutela dei suoi tesori storico-artistici.
«Avevamo riposto grande fiducia nell’Unesco – ha affermato il Comitato – che aveva dettato come principale condizione il raggiungimento dell’equilibrio tra le esigenze degli abitanti e quelle dei turisti. Sono bastati impegni generici del Comune per farli desistere dalle minacce. Al contrario, anche l’isola della Giudecca perderà la sua vocazione residenziale in favore delle catene di hotel e della valorizzazione turistica in genere: assieme a Murano, con diecimila abitanti complessivi, era l’unica che aveva retto all’assalto. A questo punto l’Unesco ha fallito il proprio compito: lasci la sede cittadina, pagata dai veneziani. Così almeno potremo ottenerne degli alloggi per trattenere qualcuno degli indigeni che sono costretti a fuggire».
A partecipare è stata anche Confartigianato, con il suo presidente Andrea Bertoldini: «La deriva che spinge la città storica verso la mono cultura turistica sta mettendo fuori gioco residenti e attività artigianali. Di fronte a questa situazione, che definirei drammatica, non vediamo da parte della politica e dell’amministrazione della città alcuna presa di coscienza da parte dell’amministrazione».
A intervenire, con un’intervista sul Corriere della Sera, è stata anche la soprintendente Roberta Codello; che ha ridimensionato alcune delle criticità rilevate. Rifiutando l’idea del numero chiuso più volte proposta, ha piuttosto auspicato un maggior coordinamento tra le agenzie turistiche; e ricordato i numerosi benefici che il turismo ha comunque portato ai veneziani stessi, come i restauri di numerosi monumenti ed edifici, la possibilità di affittare case e stanze, agevolazioni per i residenti, riqualificazione ambientale del Lido. Significativa la sua frase «meglio affrontare 20 milioni di turisti a Venezia che 20 milioni di auto a Roma»: visto da Nordest, insomma, è ancora peggio il traffico automobilistico romano che quello turistico in laguna.