Venezia fa ottant’anni

Il 30 agosto si apre la celebre rassegna di arte cinematografica. Che oggi spazia tra film, fiction, libri e molto altro. Bei sei italiani in gara e il premio alla carriera a Liliana Cavani
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Liliana compie 90 anni, ma non li dimostra. Energica, combattiva contro le ideologie distorte, si presenta con un film fuori concorso, “L’ordine del tempo”, ispirato al saggio del fisico Carlo Rovelli. E finalmente riceve un premio ad una carriera che ha visto una ventina di film – tra cui i due lavori su Francesco d’Assisi, opere forti come Il portiere di notte, I Cannibali…-, oltre  a documentari e fiction.

Rappresenta bene un cinema italiano orgoglioso presente anche in altre sezioni, come Orizzonti e in concorso con sei titoli:  Comandante (con Pierfrancesco Favino) diretto da Edoardo de Angelis, Io Capitano di Garrone, Finalmente l’alba di Saverio Costanzo, Enea del giovane Pietro Castellitto, Lubo di Giorgio Diritti, Adagio di Stefano Sollima (con Favino, Serviullo, Mastandrea, per andare sul sicuro). Storie diverse con Roma onnipresente, tra emigranti, giovani in disagio, crisi esistenziali e familiari.   Insomma, il travaglio sociale attuale, specie da parte dei giovani che si sentono traditi.

Ma l’Italia deve fare i conti con ben 82 film, di cui 23 in gara, e 14 cortometraggi di 52 Paesi con registi vecchi e nuovi. Facciamo alcuni nomi di lavori che la giuria presieduta da Damien Chazelle (il regista di La, la..land) deve tenere presenti: Dogman di Luc Besson, El Conde del cileno Pablo Larraìn, The Palace di Roman Polanski, la Bete  di Bertrand Bonello, Coup de chance di Woody Allen, oltre alle serie televisive anch’esse in gara.

Certo, la mostra inizia con l’assenza del nuovo film di Guadagnino, Challengers, slittata a causa dello sciopero dei lavoratori di Hollywood minacciati dall’uso dell’intelligenza artificiale, che farà mancare alcune grandi star americane, ma  lo spettacolo di dive e divette e il grosso pubblico non mancheranno (oltre al caro prezzi). Con alcune sorprese come la prima regista afroamericana ad essere invitata in concorso a Venezia e cioè Ava DuVernay che con il suo film Origin denuncia il razzismo onnipresente negli States, i quali forse quest’anno non faranno la solita  parte del leone. Ma chi può dirlo: a Venezia le sorprese, buone o meno buone, non mancano mai.

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