Venezia, al via la 79a Mostra del cinema, che compie 90 anni

L’anniversario festeggiato con decine di film, specie dalla Francia e dagli Usa. 56 Paesi presenti, cinque gli italiani in gara, giuria presieduta da Julianne Moore. Un panorama da scoprire. Dal 31 agosto al 10 settembre.

Ci sarà di tutto, quest’anno, alla Mostra del cinema di Venezia. Intanto, a partire dal pubblico. C’è chi lo ha già diviso in quattro gruppi, in base ovviamente all’esperienza. Il gruppo dei cinefili veri e propri che si ricordano che questa dovrebbe essere una “mostra d’arte cinematografica”: i critici che si vedranno decine di film, compresi quelli che in sala non usciranno mai o che vedranno solo gli ultimi rimasti cineamatori. Quelli del “mordi e fuggi”, giovani e non, il grosso pubblico, che si nutriranno di film, conferenze, premi e dibattiti; e quello delle e degli aspiranti star in cerca di pubblicità e magari di “imbucarsi” alle feste al Lido o nei palazzi cittadini.

Ma a parte questi schieramenti, ci sono i film. Sembra che si tratti di storie intime e personali, ma anche politiche o militanti. Di cambiamenti di umori e di fine d’epoca con il (solito) dramma delle famiglie “scoppiate”, di ricerca di identità, di lavori dunque fatti per le sale e di quelli prodotti per le piattaforme, vista la presenza di 4 titoli di Netflix in concorso.

Nessuna celebrazione troppo vistosa dei 90 anni, dunque, perché siamo in un momento di transizione verso qualcosa che ancora non è chiaro e definito. Finirà il cinema in sala e vinceranno ormai le piattaforme? Molti lo credono, altri dubitano, altri ancora resistono.

L’Italia, che sta sfornando decine di film ogni finesettimana – dai soliti romanocentrici ai soliti sud-mafiosi, 250 in un anno! – che pochissimi vedono, sarà presente ben cinque volte in concorso con: Chiara di Susanna Nicchiarelli (rivisitazione della santa di Assisi), Il signore delle formiche di Gianni Amelio (il celebre processo Braibanti del 1968), L’immensità che segna il ritorno di Emanuele Crialese (crisi familiare); Monica di Andrea Pallaoro (famiglia nel Midwest americano), Bones and All di Luca Guadagnino (amore e cannibalismo).

Ma in gara sono assai attesi anche Darren Aronofsky con The Wale, Blonde di Andrew Dominick su Marylin Monroe, Bardo falsa cronica de unas cuantas verdades di Alejandro Inàrritu, No Bears dell’iraniano Jafar Panahi attualmente in carcere, Tàr di Todd Filed con Cate Blanchett nei panni di un direttore d’orchestra e White Noise di Noah Baumbach che apre la mostra.

Non è tutto, ovviamente, perché ci saranno due serie danesi come The Kingdom Exodus di Lars von Trier (addirittura) e Copenaghen Cowboy di Nicolas Winding Refn, il documentario di Oliver Stone Nuclear – che farà discutere – e Freedom of Fire sugli eventi attuali in Ucraina.

Finiamo ancora con l’Italia presente in Fuori Concorso con Siccità di Paolo Virzì, e in Orizzonti con film di autori esordienti – Notte fantasma di Fulvio Risuleo, Amanda di Carolina Cavalli…- i quali, per quel che s’è visto, hanno ancora qualcosa da dire. Speriamo bene. Buon festival-mostra ed anche, è un segno dei tempi, buoni affari.

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