Venezia 76, la mostra getta le prime carte
Folle e applausi per il primo affollato red carpet al Lido, con Catherine Deneuve più che mai diva in toga fiamma, Juliette Binoche perlacea, Brad Pitt è arrivato con la coppola e Pedro Almodòvar casual, omaggiato a 70 anni con il Leone alla carriera mentre si rivede il suo Donne sull’orlo di una crisi di nervi del 1989. Qualche polemica, inevitabile. La presidente della giuria, l’argentina Lucrecia Martel dice che non applaudirà il film di Polanski J’accuse sul caso Dreyfus a causa del regista accusato di molestie sessuali: ma perché ha accettato di essere in giuria, si potrebbe obiettare? Polemiche di stagione e applausi invece a Mattarella, assente, come molti politici –finalmente! – per motivi di governo.
E veniamo alle prime carte della rassegna, cioè ai film. Protagonista, la famiglia. La Verité vede una diva in pensione alle prese con la figlia che arriva a trovarla insieme al marito e al figlio. Tutto sembra filare, ma le verità – non “la”verità – riemergono e fanno male. La Diva ha sempre messo in primo piano il cinema, l’arte, la propria affermazione di fronte agli affetti familiari. E il dolore scoppia. Deneuve, gelida e che lavora con gli occhi, è una donna libera da qualsiasi eticità di fronte al bisogno di emergere. Naturale lo scontro con la figlia. La domanda resta: è giusto sacrificare gli altri per realizzare sé stessi?
È in definitiva un discorso sull’amore. Marriage story di Nah Baumbach rilegge le emozioni, i tormenti di una coppia in crisi, lui regista (Adam Driver) lei attrice (Scarlett Johansson) e il loro bambino. Vogliono divorziare ma le pratiche si rivelano un tormento per entrambi. Il bambino ne fa le spese. La regista guida con occhio affettuoso la vita dei due, le schermaglie, l’amore più forte degli scontri violenti, ma che si ha paura di far ricominciare. Manca la speranza? L’interpretazione dei due attori, specie Driver, è appassionante, da premio. È infatti questa una storia credibile e dolorosa, molto attuale.
Si può scappare dalla terra, cercare la vita, le intelligenze di altri mondi per rimediare ad una solitudine attanagliante nel film Ad Astra. Roy (un perfetto Brad Pitt) è un astronauta in perfetta forma che va nello spazio, sul pianeta Nettuno, a ritrovare il padre scomparso da anni, che lui crede morto. Il viaggio è un lungo soliloquio denso di ricordi e di dolore solitario. Ripensa a sé stesso, l’infanzia, la famiglia, la moglie, l’orfanezza del padre il quale in un messaggio appariva entusiasta delle scoperte nel cosmo immenso. Poi era scomparso. Roy lo troverà e vorrà portarlo con sè. Oggi i figli hanno più che mai bisogno dei padri. Viaggio doloroso, affannoso, dopo il quale Roy capisce che non serve fuggire altrove. La solitudine si vince qui in terra, con l’amore.