Il Veneto ha fatto marcia indietro

Sospeso  in via temporanea il decreto di moratoria dopo la presa di posizione dell’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan contro un provvedimento che getta ulteriore confusione sulle già confuse famiglie

Tutti fermi, anzi, no, contrordine: dopo le vivaci reazioni suscitate a livello nazionale dalla moratoria sul decreto vaccini fino al 2019 decisa dalla Regione Veneto, la presa di posizione dell’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan contro un provvedimento che getta ulteriore confusione sulle già confuse famiglie, e le numerose illazioni su come l’ennesima prova di forza da parte di Zaia sia solo funzionale alla campagna elettorale in vista del referendum sull’autonomia del 22 ottobre, il Veneto ha fatto marcia indietro. Sospeso dunque in via temporanea il decreto di moratoria. Il governatore Luca Zaia ha affermato che il direttore dell’Area Sanità e Sociale Domenico Mantoan, «mi ha comunicato di sospendere temporaneamente con decisione autonoma, come peraltro avvenuto nella formulazione del decreto; di confermare l’interpretazione autentica della legge e di chiedere che l’amministrazione regionale si possa attivare per un parere autorevole rispetto a questo contenzioso. Pertanto alla comunicazione fatta da Mantoan sulla sospensione confermo che chiediamo che venga inoltrato il quesito direttamente al Consiglio di Stato, istituzione deputata a dare una interpretazione autentica per Regione e ministero del testo di legge». Detto fuor di politichese: abbiamo sospeso quest’ultima misura, ma confermiamo le richieste di chiarimento già avanzate – nella fattispecie quella al Consiglio di Stato, in merito ai tempi di applicazione del decreto e all’incongruenza dei due commi del decreto nazionale su cui la moratoria veneta si era basata. Soddisfazione espressa, naturalmente, dal ministro Lorenzin.

Quali dunque le ragioni dietro a questo passo, avvenuto meno di due giorni dopo il grande strappo? Sia nell’ambiente mediatico che in quello politico, in molti sembrano non avere dubbi. Il Corriere del Veneto, nell’articolo dall’impietoso titolo di «Zaia solo contro tutti e costretto alla ritirata per non mettere a rischio il referendum», individua le motivazioni del passo indietro nell’«isolamento tra i governatori», con «l’amico Maroni» che si sfila e dichiara di voler collaborare con i ministeri della Salute e dell’Istruzione. Le critiche dei medici e dei ricercatori, che non mollano la presa sui giornali. La confusione nelle scuole, con i presidi schierati al fianco dello Stato, i sindaci smarriti, i vigili ai cancelli degli asili. L’inaspettato calo di consensi in Rete, faticosamente controbilanciato dai fedelissimi impegnati a spiegare, chiarire e puntualizzare ogni post, ogni tweet, ogni commento. Lo smarcamento improvviso di Forza Italia e l’esplodere del “caso Donazzan” in giunta. Le perplessità, carsiche, degli stessi leghisti […]. Il rischio – ecco, soprattutto questo – che l’intera vicenda venisse strumentalizzata in vista del referendum autonomista del 22 ottobre, azzoppando la narrazione del “buon governo del Veneto”». Non si sono naturalmente fatte attendere le reazioni politiche: il gruppo dei Cinque Stelle in Regione afferma che «Zaia è un leader di cartapesta, il suo passo indietro è una presa in giro ai veneti»; la consigliera regionale Pd Alessandra Moretti che «Il metodo dello scaricabarile di Zaia è incredibile: capita la gravità della moratoria sui vaccini fa retromarcia e dà la colpa al direttore generale Mantoan. […]. Ha capito, un po’ tardi, che giocare sulla pelle dei bambini non porta consenso». Anche la senatrice Pd Rosanna Filippin ha osservato che «Per la sua smania di andare contro Roma ancora una volta il presidente ha messo in ridicolo il Veneto». Insomma, lo scontro è diventato del tutto politico, in un’arena in cui – alle già aspre divergenze tra maggioranza e opposizione – si sommano i temi legati all’imminente referendum consultivo sull’autonomia regionale.

E i cittadini, in tutto questo? Leggendo i commenti agli articoli dei giornali e sui social, in effetti l’idea che se ne riceve è quella di una certa confusione. Naturalmente c’è chi tira un sospiro di sollievo di fronte al ritiro della moratoria e chi invece è contrario ai vaccini obbligatori; ma più in generale si percepisce insofferenza verso una politica che, non solo in questo caso di specie, pare dimostrare poca coerenza nel proprio agire e trasformare ogni singolo avvenimento in un tassello della successiva campagna elettorale.

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