Vasco ha ceduto, Montalbano quasi
Va bene, Vasco Rossi ha ceduto solo al di là della soglia dei sessant’anni, e forse lo ha fatto per le sue precarie condizioni di salute. Va bene pure che lo abbia fatto solo in municipio e che, nel farlo, abbia sentito il dovere di giustificarsi coi suoi fans: «Considero sempre il matrimonio come una gabbia, ma lo faccio solo per dare alla mia compagna Laura gli stessi diritti dei miei tre figli». Ma comunque lo ha fatto. E lo ha fatto adducendo una ragione prettamente giuridica, quindi sociale. Riconosce quindi, anche se tardi, che il matrimonio non ha solo aspetti negativi – sintetizzabili per il Blasco-pensiero, un po’ deboluccio a dire il vero se non addirittura deleterio, diciamocelo chiaramente, nella perdita di libertà – ma ha una valenza di contratto sociale, di patto tra persone in vista di un fine più grande. Evviva!
Contemporaneamente il commissario Montalbano, che vive in Sicilia, mentre la sua bella Livia abita a Boccadasse, cioè a Genova, comincia anche lui ha manifestare segni di cedimento – ma non svelo la trama dell’ultima avventura vigatese, dal titolo Una lama di luce –, e al termine dell’avventura pare convinto della necessità di rendere definitivo un legame che in fondo s’è rivelato solido, anche se sui generis. Salvo Montalbano, anche lui, s’avvicina alla sessantina.
Perdonatemi una riflessione non molto politicamente corretta, solamente razionale e non religiosa: ma bisogna aspettare tanto tempo per capire che il matrimonio è la base di una struttura sociale solida? E bisogna arrampicarsi sugli specchi per dire che sì, si accetta il matrimonio, ma solo perché la struttura sociale è bastarda e non permette che la gente sia libera di far quel che vuole? Signore e signori, meglio farlo prima, quando si hanno davanti decenni di vita comune!
Tra l’altro, la società italiana è basata anche economicamente sul matrimonio, sulle aziende familiari, su legami di prossimità molto sviluppati. Se andiamo così male di questi tempi, forse ciò è dovuto anche allo slabbrarsi di quel legame solido, socialmente certificato, che è il matrimonio.
«Voglio una vita spericolata, di quelle che non chiedi mai». O forse di quelle in cui dici anche “sì”.