Vancouver 2010. Gioia e tristezza

Le foglie d'acero rosse, simbolo del Canada, poggiate sulla neve
Olimpiadi Vancouver

L’enorme orso che si solleva dal nulla prendendo il centro del palcoscenico. Le gigantesche foglie d’acero che riempiono lo stadio. Una lunga serie di effetti scenici altamente spettacolari utilizzati per un rapido viaggio nella storia del Canada, combinando elementi di storia, natura e fratellanza fra le varie etnie fondatrici di questo immenso Paese.

La coreografia di luci e colori creata per l’occasione dall’australiano David Atkins ha funzionato, ma non ha potuto cancellare il velo di profonda tristezza presente nel cuore di chi ha assistito alla cerimonia di apertura dei ventunesimi Giochi olimpici invernali. In tutti, il pensiero tornava continuamente alle drammatiche immagini dell’incidente in cui aveva perso la vita, proprio poche ore prima dell’inizio dello spettacolo, il giovane slittinista georgiano Nodar Kumaritashvili. 

E quando nell’impianto sono risuonate le note di Hallelujah, canzone scritta dal famoso poeta e musicista canadese Leonard Cohen, e interpretata in modo davvero struggente da K. D. Lang, i 60 mila spettatori presenti e i quasi tre miliardi di telespettatori potenziali collegati in tutto il mondo hanno vissuto un momento di commozione che sarà difficile dimenticare.

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