Van Thuân, testimone della speranza
L’esperienza del cardinale vietnamita Franҫois Van Thuân, che trascorse 13 anni in prigione di cui 9 in isolamento totale, testimonia che, quando l’amore è vero e disinteressato, suscita in risposta ancora amore.
Durante la carcerazione egli venne affidato a 5 guardie, ma i capi avevano deciso di sostituirle ogni due settimane con un altro gruppo perché esse venivano “contaminate” dal vescovo. Decisero alla fine di lasciare sempre le stesse altrimenti lui avrebbe “contaminato” tutti i poliziotti del carcere. Così lui stesso racconta: «All’inizio le guardie non parlavano con me. Rispondevano solo sì e no. […] Una notte mi è venuto un pensiero: “Francesco, tu sei ancora molto ricco, hai l’amore di Gesù nel tuo cuore; amali come Gesù ti ha amato”. L’indomani ho cominciato a voler loro ancora più bene, ad amare Gesù in loro, sorridendo, scambiando con loro parole gentili. […] Pian piano siamo diventati amici»1.
In prigione realizzerà con l’aiuto dei suoi carcerieri la croce pettorale che porterà fino alla morte, simbolo dell’amicizia nata con loro: dei pezzetti di legno e una catenella di ferro.
1 F.X. Nguyễn Van Thuân, Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 2000, pp. 98.