Il valore della saggezza, anche nei film

Sono arrivati nelle sale La tenerezza di Gianni Amelio e Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni, con protagonisti due anziani, interpretati da Renato Carpentieri e Giuliano Montaldo
Italian director Gianni Amelio (L) and Italian actor Renato Carpentieri (R) pose during the photocall for ''La tenerezza'' in Rome, Italy, 20 April 2017. ANSA/ ETTORE FERRARI

Non capita spesso che due bei film italiani, contemporaneamente nelle sale, abbiano come protagonisti due persone anziane. In questi giorni di primavera inoltrata, si possono vedere al cinema La tenerezza di Gianni Amelio e Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni. Un film drammatico, il primo, una commedia, il secondo, ma entrambi retti dalle spalle larghe di due mirabili interpretazioni maschili.

Nel primo film, La tenerezza, un Renato Carpentieri maestoso veste i panni di Lorenzo, un vecchio avvocato scorbutico, ombroso e solitario; in Tutto quello che vuoi , un incantevole Giuliano Montaldo interpreta Giorgio, un anziano poeta dimenticato. «Ma Montaldo, di mestiere non faceva il regista?», potrebbe domandare qualcuno, obiettando. Certo, ma che  importa? Il suo personaggio, così sensibile, dolce, colto, buffo e ormai malato di Alzheimer, verrà ricordato come un punto fermo del suo fecondo viaggio nel cinema italiano, come una parentesi straordinaria del suo massiccio contributo alla settima arte.

Così come il Lorenzo di Renato Carpentieri,  che rappresenta senza dubbio una delle vette più alte toccate da questo nostro attore formidabile. Il suo personaggio è controverso, cupo, segnato da errori che lo hanno portato a interrompere, di fatto, un fluente rapporto d’amore coi due figli. Eppure sotto la cenere, bruciano ancora sentimenti primari e potenti, c’è ancora vita sotto i suoi sguardi accigliati e plumbei, molto simili alla Napoli insolita che abita.

Lorenzo sa pronunciare all’improvviso parole splendide, sa prendersi cura, di nascosto, del nipote di otto anni; conosce il linguaggio dei bambini, sostiene che a loro si possa comunicare tutto. È convinto che sappiano comprendere ogni cosa: «Se tu ad un bimbo parli della Divina Commedia, sembra che quello non ti ascolti; dopo una settimana te lo ritrovi li che ti parla di Paolo e Francesca». Lorenzo combatte ancora, quando la sua vita sembra volgere al tramonto, una grande battaglia per la riconciliazione: egli desidera intimamente che il profondo desiderio d’amore che circola ininterrottamente dentro ognuno di noi, trovi un canale per saltare fuori ed arrivare al prossimo.

Si innamorerà di una famiglia che è venuta ad abitargli di fronte; dalla loro fragilità e dal loro disperato e tragico bisogno d’amore ricaverà il coraggio di ripartire, di stringere di nuovo la mano di sua figlia e di tornare a quella felicità che, come esprime una illuminante frase del film, – presa da un non esplicitato poeta arabo – «non è una meta da raggiungere, ma una casa a cui tornare».  È anziano e vivissimo, Lorenzo; sotto la sua pelle è in corso una grande battaglia di emozioni.

Così come pulsante di vitalità è Giorgio, che vive in una casa piena di libri nella discesa di curve alberate che dal Gianicolo conduce a Trastevere. Ha fatto la guerra, ha amato quando la vita era più semplice, ha perso tante cose preziose, ha conosciuto Pertini e Pasolini, ha sperimentato la bellezza. Ora gli capita di dover essere accudito da un ragazzo con poca voglia di mettersi in cammino, perché segnato, in verità, da ferite profonde nell’anima. E gli capita, soprattutto, quando il sipario sembrava cadergli addosso da un momento all’atro, di fecondare, col suo esempio, la giovane vita che per sorte gli si è posta davanti.

Giorgio non è in grado di razionalizzare il suo comportamento, al contrario di Lorenzo non trattiene nulla, è un concentrato purissimo di spontaneità. È solo selvaggia e incontrollata verità. Con questa libertà, delicatamente e teneramente penetra la vita sospesa di una goccia smarrita di contemporanea gioventù, e contribuisce nettamente al suo romanzo di formazione. Osservando Giorgio e Lorenzo, la loro terza età pian piano scompare, rimangono le persone, con una sapienza preziosa, con un tesoro di parole, pensieri e saggezza.

I loro occhi non sono invecchiati, nonostante i dolori o la malattia. Ci donano entrambi, oltre a un bel mucchietto di emozioni e riflessioni a partire dai loro film,  il consiglio di rapportarci in maniera più completa e libera con ogni persona in là con gli anni che ci capita di incontrare sul cammino. Che sia un parente, un vecchio conoscente oppure l’estraneo del bus, della strada, del supermercato.

 

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