Vallanzasca, né mito né eroe
Presentato il film di Michele Placido sulle imprese del noto criminale. Ben recitato, spettacolare e avventuroso, ma sospeso tra la paura di ferire e l'ambizione di raccontare un pezzo di storia.
Michele Placido ha dunque presentato il suo Vallanzasca, gli angeli del male. Applausi in sala, lungo show di Placido in conferenza stampa su politica, eccetera (meno male che almeno Kim Rossi Stuart ha potuto parlare, solo fra gli attori presenti…). Veniamo al film e al racconto delle imprese di questo angelo del male e dei suoi amici, che recitano tutti molto bene (da Filippo Timi a Lino Guanciale, da Valeria Solarino a Francesco Scianna. Straordinario il protagonista Kim Rossi Stuart, che da solo regge il film). Lo stile è quello del Placido di Romanzo criminale: rapido, emotivo, ricco di colpi di scena, insomma quello che piace al vulcanico attore-regista fin dai tempi in cui interpretava il commissario Cattani in tivù.
L’approfondimento dei caratteri resta in superficie e la ricostruzione storica anche, così che lo spessore dell’operazione ne risente. Il film appare un prodotto spettacolare e avventuroso, ma Vallanzasca non ha la forza né può accampare il diritto di diventare un mito o un eroe – malgrado una certa idealizzazione – come invece succede ai personaggi anche negativi del cinema americano. Semplicemente perché in Italia non ci siamo abituati, ma soprattutto perché il film resta a metà strada tra la paura di ferire le vittime del bandito, ancora ben vive, e la volontà di offrire un buon prodotto, con l’ambizione di raccontare un pezzo della nostra storia. Solo che ci vorrebbe una diversa anima e una caratura di approfondimento psicologico e culturale che purtroppo il film di Placido, sia detto con buona pace di chi ci ha lavorato, non pare possedere del tutto.