Vaccini ritirati. E i controlli?
I primi ad essere ritirati dalle farmacie, una decina di giorni fa, sono stati i vaccini – oltre due milioni – della Crucell. Il secondo allarme – ancora più serio – è scattato il 24 ottobre, quando il ministero della Salute ha chiesto il ritiro dei vaccini prodotti dalla casa farmaceutica Novartis: tre milioni di sieri dei quali 487.738 già presenti sugli scaffali delle farmacie e, in parte, già acquistati e assunti dai “soggetti a rischio”.
Si apre così l’ennesimo scandalo della sanità italiana, in cui la salute pubblica sembra non essere la priorità di chi dovrebbe tutelarla.
Partiamo dai ritardi. Che i vaccini prodotti dalla Novartis non fossero perfetti, l’azienda farmaceutica lo sapeva dal mese di luglio. La segnalazione delle anomalie riscontrate all’Agenzia italiana del farmaco, però, è stata fatta il 19 ottobre. L’Aifa ha avviato ulteriori controlli e nella serata del 23 ottobre ha comunicato l’esito al ministero che, l’indomani, 24 ottobre, ha vietato la vendita e la somministrazione dei vaccini già presenti nelle farmacie. Il 26 ottobre, inoltre, ha istituito un numero verde, il 1500, attivo tutti i giorni dalle 9 alle 18, subito preso d’assalto dagli ammalati. A questo punto sembra lecito chiedersi e chiedere alle istituzioni perché, essendoci stata una segnalazione dell’azienda produttrice (rea di un colpevolissimo ritardo di tre mesi!), il divieto di utilizzo sia scattato soltanto cinque giorni dopo. Quasi una settimana, durante la quale altre persone hanno assunto il vaccino incriminato.
Quali sono i vaccini ritirati? Sono quattro, tutti della Novartis: Fluad, Agrippal, Influpozzi adiuvato e Influpozzi subunità. Qual è il problema? In gergo tecnico si chiama flocculazione, la presenza, cioè, nel vaccino di particelle sospese visibili che evidenzia un’anomalia che potrebbe tradursi in ulteriori effetti collaterali su chi li assume.
Ma cosa provoca il vaccino ritirato? Stando a quanto spiegato dagli operatori del 1500, i sintomi più frequenti sarebbero simili a quelli che normalmente si hanno dopo una vaccinazione, ma più intensi, dunque: stato influenzale, dolore alle ossa, indolenzimento. In questi casi, chi ha assunto il vaccino deve segnalarlo al proprio medico o chiamare il 1500 e seguire le indicazioni degli operatori. Tuttavia, spiega una farmacista napoletana, sugli effetti a lungo termine non si hanno indicazioni. Inoltre, afferma, «già l’anno scorso qualcosa non è andato per il verso giusto. Tantissime persone, infatti, ci hanno segnalato effetti collaterali molto forti: dalla flebite a gonfiori, fino a bronchiti, polmoniti e febbri, anche molto alte, che sono durate a lungo. Quando i rappresentanti della Novartis quest’anno mi hanno proposto i vaccini io ho rifiutato. Ero rimasta colpita dal ritiro dei vaccini della Crucell e ho deciso di aspettare». Tanto più che, sempre sulla Novartis, era stato diramato un avviso per le farmacie relativo a problemi di produzione dei vaccini Fluad e Agrippal. La gente sta perdendo fiducia nelle vaccinazioni? «Indubbiamente. Rispetto al passato, quest’anno le richieste di vaccini sono molto più basse, anche perché – a questo punto – spiega la farmacista partenopea – non si capisce più chi deve controllare, se lo fa davvero e quando lo fa».
I controlli. Alle domande dei cittadini sta cercando di rispondere con una sfilza di comunicati il ministero della salute, che ha già previsto per venerdì pomeriggio una conferenza stampa del ministro Balduzzi. «Su tutti i farmaci – si legge sul sito ministeriale – vengono svolti test da parte delle ditte produttrici lotto per lotto e in alcuni casi, come per i vaccini, vengono effettuati successivamente controlli di Stato, condotti in Italia dall'Istituto Superiore di Sanità secondo procedure stabilite per legge e armonizzate a livello europeo. I controlli finali sui prodotti da immettere sul mercato sono basati su analisi di laboratorio. Come dimostrano i provvedimenti tempestivi assunti dal Ministero della Salute e dall'Aifa in questi giorni, il sistema di vigilanza funziona in maniera efficiente». A parte l’ambiguità del testo (l’istituto di Sanità ha eseguito o no i controlli di cui si parla? Le analisi di laboratorio sono state effettuate oppure no? I controlli avvengono prima o dopo l’utilizzo del vaccino?) I provvedimenti assunti, al contrario, dimostrano che c’è stato un colpevole ritardo di cui, qualcuno (o più di uno), dovrebbe assumersi la responsabilità.
Ci si può ancora vaccinare? Stando agli obiettivi dichiarati dal ministero, le vaccinazioni influenzali dovrebbero interessare “il 95 per cento della popolazione a rischio e di età superiore ai 65 anni”. Naturalmente, adesso non sono più immediatamente disponibili le dosi previste e ritirate, ma già il ministero si sta attivando per recuperare all’estero i milioni di dosi mancanti. La campagna vaccinale terminerà a dicembre, mentre il picco dell’influenza si verificherà a gennaio. Sulla necessità oppure no di vaccinarsi, è sempre opportuno parlarne con il proprio medico di fiducia.