Vaccini, meglio informarsi
Il braccio di ferro tra istituzioni e famiglie che ha diviso il Paese sui vaccini si sarebbe dovuto (e potuto) evitare. Com’era prevedibile, infatti, una politica basata sull’obbligatorietà delle vaccinazioni (più che raddoppiate in un sol colpo) e una comunicazione centrata sul senso di colpa (chi non si vaccina mette in pericolo i soggetti più fragili), hanno determinato un effetto boomerang, con il moltiplicarsi delle proteste da parte delle famiglie.
Rischi e benefici
Qui, è bene dirlo subito, non è in discussione l’efficacia dei vaccini, che ci proteggono da malattie gravi o potenzialmente tali. «Se – spiega Raffaele Arigliani, pediatra e direttore dell’Imr (Italian Medical Research) – contraendo il morbillo, c’è un rischio su mille di morire, mentre vaccinandosi il pericolo di un effetto collaterale grave è di uno su un milione, tra i due dati c’è una differenza talmente enorme» che è facile capire qual è il male minore. Naturalmente, come i medicinali, anche i vaccini possono provocare reazioni avverse, ma notizie contrastanti sugli effetti collaterali e la firma, all’atto della vaccinazione, di uno pseudo consenso informato (vista la difficoltà di visionare i bugiardini), hanno contribuito alla diffusione di paure e sfiducia. Tuttavia, sottolinea Arigliani, «quello degli effetti collaterali è un falso problema, perché sono assolutamente trascurabili di fronte ai benefici enormi della vaccinazione. È come quando prendo l’auto per andare dal medico. So che posso avere un incidente, ma non per questo non vado a farmi visitare. Bisogna concentrarsi sul fatto se sia utile o meno andare dal medico. Se siano utili o meno i vaccini».
Consensi e proteste
L’obbligo vaccinale ha raccolto molti consensi nella società civile. Un plauso viene, ad esempio, dell’associazione IoVaccino, nata nel 2015 dopo una petizione per chiedere l’obbligo delle vaccinazioni per accedere alle strutture scolastiche. A promuovere la raccolta, che ha raggiunto le 33 mila firme, la presidente Alice Pignatta, che presentava la vaccinazione come “un atto di responsabilità sociale”, per evitare che altri bimbi vivessero quanto accaduto alla sua bambina, che a 40 giorni ha rischiato la vita per la pertosse. Tuttavia, la nuova legge ha anche provocato rabbia e indignazione. Tjuna Notarbartolo, giornalista e scrittrice, è tra i promotori di “Libertà di vaccini”, «una pagina di informazione indipendente su Facebook nata da due esigenze precise: portare ricerche, pareri medici ed esperienze alla luce del sole» e dar voce a chi non è d’accordo con l’obbligo vaccinale, comele migliaia di partecipanti alla manifestazione dell’8 luglio scorso a Pesaro. «Difficilmente – afferma Notarbartolo – si troveranno antivaccinisti convinti. Io, come la maggior parte dei genitori, vorrei vaccini controllati, “puliti”, sicuri». Stefania Abruscato, del Movimento per la libera e sicura scelta vaccinale, ha manifestato a Palermo «insieme a tanti genitori che chiedono solo chiarezza e trasparenza sul tema vaccini, riconoscendone l’importanza, ma non potendo più tacere sugli effetti avversi. Se non vi è alcun nesso tra vaccini e danni, basterebbe rispondere e provarlo». Serve chiarezza. Urgono ascolto e confronto.
«Il problema – afferma Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari – non è vaccini sì, vaccini no», ma «il sistema coercitivo che lo Stato ha dovuto reintrodurre perché non è stato in grado di comunicare l’importanza delle politiche vaccinali». Il tema è serio e meriterebbe il coinvolgimento dei genitori, che si fidano dei medici, «ma che, come primi responsabili della salute dei figli, vogliono capire e sciogliere ogni dubbio». «I vaccini – afferma il pediatra Arigliani – sono vittime del loro successo, perché, quando una malattia diventa rara, si ha scarsa percezione dei danni che può provocare. Attenzione ai medici non specialisti che danno informazioni sui vaccini, perché è molto facile che dicano cose imprecise e inadeguate». A una famiglia che ha dubbi, Arigliani direbbe: «Apprezzo molto che ci si ponga interrogativi sulle scelte migliori da fare per la salute dei propri bambini. Consiglio di parlarne col proprio pediatra, col servizio vaccinale, con persone disponibili ad ascolta- re e non a dare solo risposte, ma a costruire partnership. Non bisogna “convincere”, ma sviluppare insie- me il proprio potere di scelta, per compiere quella più giusta».
Scuole e aziende sanitarie impreparate
La decisione di rendere le vaccinazioni un requisito indispensabile per accedere alle scuole, trova i sistemi scolastici e sanitari regionali impreparati e nessuno, dalla Sicilia alla Liguria, dal Lazio all’Abruzzo, nasconde le difficoltà di adeguarsi alle nuove norme. Ai genitori dei bambini in regola con le vaccinazioni obbligatorie basterà presentare il relativo certificato. Quelli che, invece, non le hanno eseguite, dovranno presentare un’autocertificazione o un certificato che attesti l’avvenuta prenotazione delle vaccinazioni mancanti. Chi non è vaccinato verrà sollecitato a farlo, pena una multa pecuniaria. Anche per l’istituzione di un’anagrafe vaccinale nazionale sarà necessaria una buona mole di lavoro se pensiamo che in una sola città, Roma, è ancora difficile far dialogare i database delle diverse Asl.
Quale obbligo per operatori sanitari e scolastici?
Il nuovo obbligo vaccinale è stato introdotto per cercare di raggiungere il 95% di vaccinati, soglia che attraverso la cosiddetta “immunità di gregge”, tutelerebbe anche chi, per motivi di salute, non può vaccinarsi. In tale situazione sarebbe un paradosso, nonché una grave mancanza, se l’imposizione non riguardasse – per mancanza di fondi – anche gli operatori sanitari (medici, infermieri…) e scolastici (insegnanti, bidelli…), che lavorano a diretto contatto con i bambini. «Servirebbe – afferma Giampietro Chiamenti, presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) – un’azione di grande coerenza. Credo che anche il medico debba mettersi nelle condizioni di non trasmettere le malattie e quindi di vaccinare sé stesso, soprattutto se vive in comunità chiuse come può essere l’ospedale, dove il rischio contagio è più elevato che sul territorio».
Falsi miti sui vaccini
Il vaccino antimorbillo può causare l’autismo. Non c’è legame tra vaccini e autismo, se non una coincidenza temporale: i disturbi dello spettro autistico si presentano nell’epoca in cui è prevista la vaccinazione contro il morbillo. Questa falsa informazione origina con gli studi pubblicati da Andrew Wakefield su Lancet nel 1998. Questo lavoro non provava una vera correlazione tra autismo e vaccino antimorbillo. Tantissimi studi epidemiologici hanno in seguito smentito questa pubblicazione.
Gli immigrati fanno abbassare le soglie vaccinali. Gli immigrati si vaccinano, quando vengono loro offerte correttamente le vaccinazioni.
Nei vaccini sono presenti metalli pesanti pericolosi. Il mercurio non è più contenuto nei vaccini in uso nel nostro Paese. L’alluminio è usato in quantità bassissime, inferiori a quelle con cui entriamo in contatto attraverso l’acqua. Le nano particelle sono presenti ovunque, uno dei maggiori contenitori di nano particelle con cui veniamo in contatto è l’acqua.
Somministrare più vaccini insieme aumenta gli effetti collaterali. I vaccini combinati non danno maggiori effetti collaterali dei vaccini somministrati singolarmente (p.e. l’esavalente non dà più effetti collaterali rispetto a 6 eventuali somministrazioni distinte). La co-somministrazione di 2 vaccini distinti può aumentare la probabilità di una reattogenicità (p.e. esavalente e meningococco B), ma che l’intensità degli effetti collaterali si sommi è difficile dimostrarlo.
Con la vaccinazione si può essere contagiosi. Ciò è escluso per i virus che si propagano con l’aria. Nei casi in cui il vaccino contro la varicella dà luogo ad un esantema, invece, il virus potrebbe essere presente nelle vescicole e il contatto con queste potrebbe presentare un piccolo rischio di contagio.
La vaccinazione di massa è un favore alle case farmaceutiche. Le multinazionali che producono vaccini guadagnerebbero di più se la gente si ammalasse; il guadagno sui vaccini è ridotto rispetto a quello sugli altri farmaci.
Elisabetta Franco Professore Ordinario di Igiene, Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Perché i vaccini fanno paura?
Giampietro Chiamenti, Presidente Federazione italiana medici pediatri (Fimp)
Che ne pensa delle vaccinazioni obbligatorie? Penso che siano al di sotto del fabbisogno della popolazione pediatrica, perché sono rimasti fuori l’antipneumococcica, l’antirotavirus, senza parlare del vaccino contro l’HPV (anti Papilloma virus), contro il cancro, talmente importante da fare storia a sé.
Da cosa nascono le resistenze delle famiglie? C’è stata una grande attività degli antivaccinatori che ha rinforzato le ataviche paure che la popolazione ha sempre avuto. Ci sono stati poi eventi non positivi, come il timore di una pandemia e una larga informazione per la vaccinazione antinfluenzale, che poi non è arrivata, e il ritiro di un antinfluenzale in via precauzionale, che la popolazione ha vissuto come un grido d’allarme contro i vaccini. Poi, c’è la paura che i bambini ricevano troppi antigeni per l’età che hanno, ma questi timori sono basati sulla cattiva informazione, perché un bambino è in grado di produrre anticorpi sin dai primi giorni di vita e già in epoca fetale. I vaccini sono abbastanza sicuri – di sicuro al 100% non c’è mai nulla! – e farlo a un bambino è sicuramente la scelta protettiva più efficace e responsabile.
Servono gli esami pre-vaccinali? Di norma, prima di fare il vaccino, l’anamnesi, l’esame clinico, la storia familiare e del bambino dovrebbero dare sufficiente tranquillità per far dire al medico: ti puoi vaccinare. Possono esserci dei bambini che non si devono vaccinare: quelli che hanno scarse difese immunitarie e altri casi molto particolari. Poi ci potrebbero essere pochi casi limite, da indagare. Limitatamente a questi, si potrebbero attivare degli esami di verifica. Il pediatra dovrebbe discutere con la famiglia di dubbi e paure.
Alla vaccinazione spesso non vengono mostrati i bugiardini… Mi sembra doveroso che la famiglia possa richiedere informazioni sulle controindicazioni e sugli effetti collaterali dei vaccini. Ogni farmaco può indurre una reazione, quindi verrà dato con cautela, ma se ce n’è bisogno, va dato.
Cosa prevede la legge?
Alfonso Celotto, docente di Diritto costituzionale all’Università Roma Tre
La tutela della salute pubblica può prevalere sul diritto del singolo, anche se, per chi si vaccina, esiste un rischio? La salute individuale e la salute collettiva si pongono potenzialmente in conflitto. Anche l’art. 32 della Costituzione lo fa emergere: dopo aver garantito al primo comma che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività»; al secondo prevede: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Si tratta di capire il punto di bilanciamento ragionevole fra libertà del singolo e interesse collettivo, caso per caso. Il decreto-legge a mio avviso non affronta le gravi difficoltà di accesso alle vaccinazioni per i cittadini. E risolve l’obbligo ponendo in capo ai genitori una certificazione di avvenuta vaccinazione: una soluzione solo “burocratica”.
La Corte europea ha stabilito che per provare il nesso di causalità tra vaccino e insorgenza di una malattia sono sufficienti «indizi gravi, precisi e concordanti». Che riflesso avrà sulla legislazione italiana? La sentenza 21/06/2017 n° C‑621/15 amplia la facoltà di provare il nesso di causalità fra vaccino e malattia. Si tratta di un importante riconoscimento delle maggiori possibilità per i cittadini di richiedere risarcimenti, superando il limite dell’evidenza scientifica.
In caso di danni, il consenso informato, firmato spesso senza poter visionare il bugiardino del vaccino, esclude richieste di risarcimento? Non penso sia sufficiente. La Corte costituzionale ha riconosciuto il pieno diritto a equo indennizzo e risarcimento.