Vaccinazione 2005

Si è molto parlato dei pericoli dell’influenza aviaria dovuta al virus H5NI. Una pandemia dovuta a questo virus dei polli provocherebbe, solo in Italia, 150 mila morti. L’anno scorso il Time paragonava il virus H5N1 alla Spagnola, la terribile epidemia che nel 1918 provocò 50 milioni di vittime in tutto il mondo. Anche oggi la stampa concede spazio ad interviste che suggeriscono il pericolo che si ripeta il terribile evento. Si tratta di drammatizzazioni interessate? Sono ricercatori in cerca di finanziamenti? Non è dato sapere. Certamente il terrorismo mediatico è diseducativo e non aiuta la popolazione a difendersi con successo. Perché non parlare piuttosto di quello che si è fatto e si sta facendo per questo problema sanitario? Ai tempi della Spagnola, per esempio, non esistevano centri per il controllo delle malattie infettive collegati tra loro, né la possibilità di allestire vaccini in tempi ragionevoli. Non dimentichiamo inoltre che ai tempi della Spagnola si moriva non tanto per il virus che fungeva da grattugia nei confronti della mucosa bronchiale, quanto per il conseguente ingresso dei batteri, contro i quali però gli antibiotici oggi disponibili sono efficaci. Attualmente siamo sì alla presenza di pochi casi d’esseri umani contagiati dal virus dei polli, ma non c’è ancora notizia di trasmissione di questo virus tra persone, fenomeno che farebbe scattare l’allarme vero, non quello mediatico. Nonostante queste considerazioni rassicuranti l’Italia ha deciso da tempo di realizzare una rete di sorveglianza dei virus che colpiscono gli animali che fa capo all’Istituto zooprofilattico di Padova. Inoltre recentemente ha provveduto all’acquisto di un adeguato numero di dosi vaccinali gratuite per le categorie a maggior rischio (anziani, bambini, personale sanitario, insegnanti, militari). Certamente la vaccinazione è tanto più efficace quanto maggiore è il numero delle persone che vi si sottopongono. Ma poiché l’economia va male, le altre categorie dovranno provvedere a proprie spese. L’inserimento del vaccino nell’elenco dei farmaci riconosciuti dal servizio sanitario nazionale, sia pure a carico del cittadino, potrebbe abbassarne il costo, con vantaggio per la salute collettiva. La conseguente riduzione del guadagno da parte delle case farmaceutiche non farebbe correre loro il rischio di un fallimento. Pertanto, dal 15 ottobre inizierà la vaccinazione antinfluenzale e, senza inutili allarmismi, siamo tutti invitati a parteciparvi, oggi più di ieri. L’influenza dei polli dovuta al virus H5N1 non rappresenta un pericolo immediato fino a quando non avremo la certezza di un contagio tra esseri umani. La vaccinazione cui ci sottoporremo quest’anno è efficace nell’80 per cento dei casi nei confronti della tradizionale influenza e sarebbe in ogni modo utile anche per combattere la futura aviaria, se si sviluppasse in futuro. Ciò premesso, bisogna riconoscere che, il pericolo d’epidemie del genere viene sempre dall’est. Come la Sars, l’Asiatica, la peste nera del 1347. Perché iniziano sempre in questa zona del globo per diffondersi successivamente con danni umani ed economici incalcolabili? Il fenomeno è dovuto allo stile di vita, oggi soltanto asiatico, di allevare volatili e maiali insieme. Questi si trasmettono reciprocamente i virus, in condizioni climatiche favorevoli. La forte densità della popolazione, la vendita di queste carni ancora vive completa il ciclo. Il contagio tra umani diventa così inevitabile. Il problema dunque potrebbe essere risolto modificando il sistema d’allevamento e quello di vendita. Ma si tratta di cambiare abitudini radicate nella popolazione. Un compito difficile se non si creano organismi internazionali dotati di potere reale.

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