Vacanze in spiaggia ultimo atto

Ultima spiaggia, cari bagnanti. Godetevela ancora un poco, se siete in ferie. Sceglietela come destinazione, se dovete fare vacanze o siete incerti per i prossimi fine settimana. Sì, proprio la spiaggia, spesso amata, altre volte subita per buona pace familiare. Quella con sabbia e battigia, cartacce e rimasugli di frutta, che ha segnato generazioni di italici vacanzieri dalla seconda metà del secolo scorso, quando il mare è diventato la meta possibile per tanti. Sì, la spiaggia, terreno di epiche partite di calcio e cornice di amori estivi, sfociati talora in stabili matrimoni. La spiaggia e non il mare, perché quella ben presto troverà spazio solo nei ricordi personali e nelle foto. Sarà fagocitata dal mare, che, a causa del surriscaldamento del pianeta – e conseguente scioglimento della banchisa polare -, salirà di livello in modo inarrestabile. E in tempi brevi. La rapidità con cui si liquefanno già quelle immense distese ghiacciate, ritenute eterne, fa temere che ben presto occorrerà programmare le vacane balneari con qualche diverso accorgimento. Non servirà ai romani, ad esempio, spingersi sino ad Ostia o a Fregene, con quegli incolonnamenti da incubo all’andata e al ritorno. Provvederà il mare stesso ad arrivare nella capitale, nella quale torneranno buoni i colli – e meno male che ce ne sono sette – su cui piantare i colorati ombrelloni. Sarà pure risparmiata la fatica di costruire castelli di sabbia – gioia per i pargoli, supplizio per i padri -, perché le quiete onde lambiranno il Colosseo. Salirà l’acqua salata e scenderanno i livelli di quella dolce, in città e in campagna. Scompariranno gli attuali, amati litorali, mentre i paesi di metà collina diverranno località marittime. Ombrelloni in collina Esagerazioni? Magari. Non si tratta di parlare della siccità in Italia come di un’emergenza – continua ad avvertire Roberto Della Seta, presidente di Legambiente -, è ormai diventata un problema cronico . E, se non bastasse, aggiunge una postilla: Il nostro è tra i Paesi più esposti al rischio desertificazione . Tutti al mare, allora. Grati ai potenti della Terra – quelli del G8, incontratisi in Germania ad inizio giugno -, che hanno trovato un’intesa sulla necessità di arrestare l’aumento delle emissioni dei gas nocivi, responsabili dell’effetto serra. Un’intesa storica, come ricorderete, che ha visto per la prima volta firmatari gli Usa e la Russia, sinora riottosi a qualsiasi freno. Ebbene, sono stati così coraggiosi, che si sono impegnati a prendere in considerazione (frase testuale) un taglio del 50 per cento delle emissioni inquinanti entro il 2050. Avete letto bene: il 50 per cento entro la metà del secolo. Chissà, allora, cosa dovrà ancora sciogliersi. Tra 43 anni, gli italiani si daranno appuntamento estivo a Cortina, ormai località montana e marina ad un tempo. Se non ci sarà serio impegno a mutare i nostri stili di vita inquinanti, l’area del Mediterraneo muterà in modo considerevole. So prattutto, Francia meridionale e le coste di Spagna, Libia e Italia, come indica Antonio Navarra, climatologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. I giorni estivi torridi potrebbero passare da 8-10, come oggi, a 30-40. Meduse permettendo Ma torniamo ai nostri giorni, mettendo da parte previsioni che possono suonare catastrofiche. Restiamo al mare di quest’estate, già così caldo da richiamare colonie di meduse e invitare alla fuga i grandi predatori che di quelle si nutrivano. L’estate scorsa, la presenza di questi celenterati con l’ombrello bianco o violaceo e i filamenti urticanti aveva trasformato una rilassante nuotata in incontri ravvicinati di terzo tipo, con fastidiose conseguenze, incluse visite culturali al pronto soccorso. La Spagna fu invasa da 60 milioni di meduse: l’invincibile armata. Ma non chiedete come abbiano fatto a contarle. Quest’anno, secondo le notizie che giungono dalle località balneari italiane, sembra che ce ne siano molte di più della passata stagione. Andiamo bene! Secondo il mito, Minerva trasformò i lunghi capelli di Medusa in veri e propri serpenti. Speriamo che la divinità greca non provveda ad una replica. Sarà già sufficientemente penitenziale tuffarsi in mare e nuotare, supplicando preventivamente un amico o un parente di fungere da palo per rassicurare le trepide bracciate con salutari grida: attento lì, spostati qua. Vacanza, dovere morale Nonostante le meduse e il surriscaldamento, il mare resta la meta preferita degli italiani per le vacanze estive. Sono attesi sulle spiagge (ma guai a fidarsi delle previsioni) 32 milioni di bagnanti, il 9 per cento in meno del 2006. Motivo? Prezzi troppo alti di case e di stabilimenti balneari, mentre la benzina sfiora quota 1,38 euro al litro. Chi non può permettersi una permanenza al mare, vive una sorta di esclusione sociale. Perché nella nostra società dell’industria e dei servizi, la vacanza ha assunto i tratti di un obbligo morale. Si parte almeno per sfuggire ai miasmi della città e ai suoi ritmi convulsi, infilandosi, dopo partenze goffamente intelligenti, in località marittime in cui il destino cinico e baro riproduce gli stessi difetti della vita metropolitana. Con l’aggravante di essere in vacanza, cioè di poter vacare, ovvero essere libero, avere tempo per…. Ma cosa si può fare al mare in vacanza? Cribbio, uno è così libero di fare quel che vuole che gli corre l’obbligo di fare quello… che fanno tutti. Così, anche in questo 2007, il dovere morale delle vacanze comporta alcuni imperativi categorici, che farebbero impallidire il pur metodico filosofo Immanuel Kant. Obbligo dell’abbronzatura Equiparata ormai ad una sorta di status symbol – misura la vitalità del soggetto, la considerazione di sé, la lunghezza delle ferie, le possibilità di spesa -, la passione per la tintarella resiste alle ingiunzioni dei medici e ai dettami dell’Unione europea. Abbronzarsi due secoli fa era roba da poveri, oggi è il vanto di… poveretti. Con le radiazioni solari sempre più pericolose, perché non filtrate dallo strato di ozono, ormai bucato, l’abbronzatura ad oltranza è non solo vivamente sconsigliata, ma pure condannata. L’autorevole rivista Lancet riporta il parere unanime degli scienziati: il sole invecchia la pelle e può causare tumori, triplicati negli ultimi 20 anni. Le creme danno spesso una falsa sensazione di sicurezza e invogliano a pericolose scorpacciate di sole, sostiene Torello Lotti, coordinatore del Gruppo italiano di dermatologia cosmetologica. La protezione dal sole sta in vestiti fotoprotettivi, i cui tessuti sono trattati con sostanze che assorbono i raggi nocivi. Ad oggi, però, queste stoffe sono piuttosto rigide e difficilmente indossabili in contesti marini. Ma la ricerca procede a spron battuto e tra poco assisteremo a quello in cui non sono riusciti né la morale, prima, né il buongusto, dopo: i bagnanti si vestiranno di tutto punto per stare sul litorale e per tuffarsi in mare. Risolvendo una volta per tutti gli inconvenienti con il sole e con le meduse. L’imperativo di dormire La cultura occidentale identifica nel sonno la forma più alta di riposo. In vacanza, tempo per eccellenza del riposo, dormire rientra tra i verbi che vanno doverosamente coniugati. Nella tenera età, basta un orsacchiotto per assentarsi dal mondo senza ansie particolari. Gli umani dell’età adulta hanno bisogno, pure dopo una giornata di mare, di nuoto (meduse permettendo) e di gustose mangiate, hanno bisogno invece di ritualizzare il temporaneo congedo dal mondo con una serie di accorgimenti che rasentano la maniacalità: chiudere il gas, accostare la finestra, sistemare il bicchiere d’acqua sul comodino, spruzzarsi addosso l’antizanzare, posizionare ad arte il cuscino e via elencando. Un rito che, non rispettato con scrupolosa metodicità, pregiudica la possibilità di dormire, quasi che il sonno sia un’abilità, che richiede scienza e coscienza. E allora i vacanzieri rischiano di nutrire invidia per quelli che stanno lavorando e che a sera crollano di stanchezza. Del buon sonno c’è tanto bisogno – afferma il filosofo Umberto Galimberti – per non confrontarsi con il tempo vuoto che l’estate concede, ma con cui non si ha dimestichezza. L’estate costringe l’anima a confrontarsi con il più inquietante degli ospiti che ciascuno diventa per sé stesso. E aggiunge: D’estate, non è il meritato riposo che cerchiamo, ma la fuga da noi per non trovarci spaventati di fronte a quella domanda che chiede il senso del nostro abituale e forsennato stile di vita. Un libro per sembrare Leggerne almeno uno. Avrete notato anche voi: milioni di connazionali, prima dell’agognata partenza per le vacanze, si aggirano per le librerie con curiosità mista a mestizia. Desiderano saccheggiare interi scaffali, quasi rapiti da una bulimia libresca, ma poi sono costretti a virare sui libri del momento o a quei testi che possono essere sfoggiati sulla spiaggia per impalcare referenze superiori alle proprie reali conoscenze, quasi un guanto di sfida a chi sta accanto al proprio telo da mare. Eppure, il tempo della vacanza al mare può diventare tempo di attivazione del pensiero. E non c’è dubbio che i libri possano dare una mano, ma ad una condizione: se sanno, sostiene Galimberti, delicatamente accostarsi a quell’innocenza vulnerabile che rende le persone sensibili ai problemi. Senza questa sensibilità, i libri non parlano, non evocano, non soccorrono. Ascoltare e guardare Tra tanti falsi obblighi che uno si dà, è opportuno non dimenticare un consiglio degli esperti, che vale anche per il dopovacanze: regalare alla giornata un ritmo e un clima più naturali, più umani, più liberi dai condizionamenti abituali, attenti alla persona che ci sta accanto. Sedetevi a guardare e ascoltare – indica Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose -: ascoltare prima di guardare, perché la bellezza si ascolta ancor prima di guardarla. Allora le cose, le persone diventano una presenza e si accende la possibilità di riscoprire la bellezza.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons