Vacanze altrove

Mettete alla base un viaggio piuttosto disagevole. Unite la scarsa conoscenza dell’ambiente di destinazione. Considerate che ben poco può essere noto dei compiti che saranno assegnati. Ipotizzate una temperatura di 35 gradi, un’umidità pazzesca e neppure un ventilatore. Aggiungete la sorpresa di una stanza da letto popolata d’insetti d’ogni tipo. Completate con il piacere della serratura che subito si rompe e si resta bloccati all’interno della camera per un po’ di tempo. Un’ora dopo l’arrivo, chiunque sarebbe stato sconvolto. E lo era anche Rita, insegnante piemontese. Temevo tornasse indietro. Invece ha iniziato subito a lavorare, si è entusiasmata di ciò che faceva ed è una di coloro che hanno chiesto di prorogare il soggiorno. È questo che più mi ha colpito: la motivazione. Ivano Cavanna, giovane avvocato genovese, racconta sulle pagine di Popoli, mensile dei gesuiti, le sue impressioni iniziali di un’esperienza di volontariato vissuta lo scorso anno a Capo Verde, in Africa, nelle missioni dei padri cappuccini. Il progetto cui ho partecipato – spiega – è quello dei corsi di formazione per personale da impiegare negli alberghi e nei villaggi turistici, dando anche la possibilità di apprendere la lingua italiana, perché i nostri connazionali, insieme ai portoghesi, sono i maggiori frequentatori di Capo Verde . Racconta. È stato un lavoro straordinario. Io collaboravo al coordinamento delle iniziative. C’erano uno studente e una studentessa di Torino, laureandi in lettere, che hanno trascorso tre mesi sul posto, rinunciando ad una parte dei loro studi. Un preside e alcuni insegnanti hanno prolungato il soggiorno per tutto settembre, rinviando gli impegni scolastici. Rotta verso i tanti Sud del mondo. Con la bussola della solidarietà nel taschino e in cuore l’insopprimibile esigenza di spendersi per gli altri. Sono sempre più numerosi i giovani che decidono di trascorrere controvento l’estate. In barba all’imperativo che vuole ineludibile pensare a sé stessi, divertendosi e ritemprandosi (con contorno di trasgressioni) nelle più disparate villeggiature, una schiera di autentici alternativi decide di impiegare le sospirate vacanze su destinazioni davvero intelligenti. Due settimane sono il tempo minimo necessario per salire sull’avventura. Venti giorni è il lasso di tempo ottimale, ma non pochi si fermano più a lungo. Un certo spirito di adattamento è indispensabile, come risulta utile la conoscenza di base di una lingua straniera. Prima della partenza si tengono spesso incontri informativi e momenti in cui tirare a lucido le idealità dell’iniziativa. Le spese di viaggio e di soggiorno sono, ovviamente, a carico dei partecipanti. Il campo di lavoro è l’originale spazio d’atterraggio. È un’esperienza di vita comunitaria e di servizio volontario – chiariscono al Focsiv, la federazione di organizzazioni non governative di volontariato internazionale d’ispirazione cristiana – che permette di unire persone di diversa provenienza, cultura e religione intorno ad un progetto comune. Le mete sono quanto mai varie. Si assistono bambini in Messico e Brasile, servono educatori di strada in India e Filippine, si vanga il terreno in Nepal, mentre si preparano semenzai assieme agli agricoltori birmani o si difende l’ambiente nelle diverse latitudini. E poi le mille esigenze del continente africano. Su internet è possibile trovare una ricca documentazione delle tante e variegate iniziative di volontariato e di cooperazione internazionale. Nel sito della Focsiv (www.focsiv.it) si può trovare una prima, ampia panoramica. Particolarmente numerose le richieste dei giovani verso i Balcani. I campi di lavoro hanno come obiettivi l’animazione della gente e l’opera di ricostruzione dopo la guerra. Sul particolare gradimento verso il vicino Est hanno la loro influenza i contenuti costi di viaggio rispetto alle più onerose trasferte continentali. Quanti sono i giovani che scelgono la vacanza solidale? Qui ci addentriamo in un mistero. Le richieste – spiegano le organizzazioni non governative coinvolte – aumentano ogni anno, il numero di quelli che partono è in crescita, ma a motivo della frastagliata galassia dei gruppi e la mancanza di un coordinamento di questi, nessuno è in grado di fornire dati complessivi. L’unica nota di considerevole valenza proviene dal Focsiv, che raggruppa 56 ong. Ebbene, lo scorso anno sono state oltre 6.500 le richieste di aspiranti partenti. Sicuramente la crisi del mercato del lavoro in Italia e il sempre maggior bisogno dei giovani di fare esperienze – analizza Silvia Pochettino, direttrice della rivista Volontari per lo sviluppo – sono determinanti per spiegare il forte aumento delle candidature. Ma non sono le uniche motivazioni. C’è anche una sensibilità più diffusa verso i problemi dei paesi poveri, mentre gli attuali mezzi di comunicazione rendono la scelta del volontariato internazionale più abbordabile. Sono finiti i tempi in cui il volontario partiva con la prospettiva di tagliare per anni i suoi rapporti con l’Europa. Le scelte di un impegno internazionale dei giovani assumono un significato di particolare rilevanza nell’odierno quadro planetario. Con la guerra globale al terrorismo – prosegue la Pochettino – e l’intensificarsi degli interventi armati, la cooperazione tra popoli assume una valenza fondamentale per affermare che non c’è pace senza giustizia. L’impegno quotidiano in progetti portati avanti insieme da israeliani e palestinesi, hutu e tutsi, serbi e albanesi, sta a testimoniare che esistono altre vie per la riconciliazione tra popoli oltre l’intervento armato. Un fenomeno in crescita, dunque, quello del volontariato internazionale, che sembra però scontrarsi con quanto registrato sul piano interno. I dati più recenti, diffusi in maggio dall’Agenzia per le onlus (gli organismi non lucrativi di utilità sociale), segnalano un volontariato che opera sul territorio italiano più diffuso in tutto il nostro paese, ma con una pecca: meno giovani che si dedicano agli altri. E questo, nonostante il lavoro di sensibilizzazione nelle scuole. Le persone con età inferiore ai 30 anni sono infatti prevalenti solo nell’8 per cento delle associazioni. Stiamo assistendo a una mancata trasmissione di valori in alcune generazioni , fa presente il prof. Lorenzo Ornaghi, presidente dell’Agenzia per le onlus e rettore dell’università Cattolica di Milano. Ma aggiunge: La qualità dei giovani volontari è aumentata. Sono più maturi, e dedicarsi agli altri costituisce per loro una scelta profonda e responsabile. Come quella di chi decide per una vacanza solidale. Magari altrove. C’è da augurarsi che la qualità delle motivazioni faccia premio e questi giovani sappiano trascinare tanti altri a porsi al servizio di chi è nel bisogno. Vicino a casa nel corso dell’anno o lontano nel periodo delle vacanze.

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