Vacanze a ostacoli

All’incontro di redazione si discute di vacanze. Come ne parliamo quest’anno sulle nostre pagine? Il sole, il vento e la pioggia scrosciante che si alternano nel corso della riunione, attirerebbero la nostra attenzione sulle intemperanze di quest’estate più imprevedibile del solito. Qualcuno dei presenti tira fuori le difficoltà economiche delle famiglie italiane, tra le quali aumentano quelle che non arrivano alla quarta settimana: figurarsi se avanza qualcosa per le vacanze! C’è chi non può lasciare a casa i genitori anziani. Chi invece non sa proprio dove piazzare i figli piccoli che hanno finito la scuola. Altri mandano i ragazzi più grandicelli a studiare inglese in Irlanda, oppure si sono messi d’accordo con famiglie di altre città per scambiarsi la casa… Un piccolo spaccato di quello che può succedere in giro per l’Italia dove i problemi non mancano e la fantasia neppure. Annata stravagante In generale le previsioni per l’estate 2008 non sono positive, almeno stando ai dati dell’Osserva- torio del turismo di Telefono blu sos turista. La variabile prezzi, infatti, lascerà a casa il 42 per cento dei nostri connazionali. Ed anche quelli che si muoveranno lo faranno per un periodo più breve. Secondo il Telefono rosso, lo sportello del Codacons dedicato alle vacanze degli italiani, una giornata al mare, la mèta preferita dai più, quest’estate può arrivare a costare 18 euro in più a famiglia. Certo qualche attenzione viene dedicata anche a chi non si può permettere certe tariffe: per costoro esiste da qualche parte il cosiddetto pacchetto happy hour con il quale si ottiene fino al 50 per cento di sconto se si entra nello stabilimento dopo le 16. Della serie la felicità di un tramonto sul mare non si nega a nessuno. Diminuisce il turismo interno, altro dato preoccupante, così come la capacità di intercettare il turismo internazionale. Insomma, l’estate 2008 probabilmente non sarà tra le annate migliori per il nostro turismo. E se negli anni scorsi, con condizioni economiche non molto dissimili dalle attuali, la vacanza non è stata sacrificata rispetto ad altre esigenze, rimanendo, secondo gli osservatori del settore, un consumo rigido, un bisogno primario, essenziale , la sensazione è che quest’anno, anche questo bene, che è in cima ai desideri di tutti, possa essere considerato, se non superfluo, fuori portata. Stakanovisti A complicare il quadro, se mai ce ne fosse bisogno, un altro dato. Sembra infatti che gli italiani siano, udite udite, fra i più laboriosi popoli d’Europa, o comunque fra quelli più disposti a rinunciare alle ferie. La notizia, pubblicata anche dall’autorevole Il Sole 24 ore, trove- rebbe conferma in una ricerca di Expedia, società leader mondiale dei viaggi online, secondo la quale il 47 per cento degli impiegati nel nostro Paese non sfrutta tutti i giorni di ferie a disposizione (in media 33 l’anno). C’è chi ha la preoccupazione di perdere incontri in cui si potrebbero prendere decisioni importanti. Oppure dice che il lavoro è la sua vita; dunque non c’è motivo di partire. O ancora, arrivando troppo tardi a programmare le vacanze, non trova di meglio che… restare a lavorare. E c’è anche un 7 per cento che preferisce, o meglio forse ha bisogno, di essere pagato per i giorni di vacanza non sfruttati. Vuoi o non vuoi, comunque, il motivo principale per cui non si riesce a partire, rimane quello economico. Tempo per la famiglia Ma anche se non si riesce ad andare in vacanza, si può comunque staccare la spina? Ne parliamo con i coniugi Attilio e Giulia Paola Danese, docenti rispettivamente di Sociologia dell’educazione e Sociologia della famiglia presso l’università di Chieti. Quel che conta è che le vacanze – che siano nei luoghi più richiesti o a casa – costituiscano una sorta di depuratore della vita familiare, un’occasione preziosa per recuperare un ritmo di vita più umano, per riscoprirsi come coppia e rinverdire intese, complicità e affetti, senza l’assillo del lavoro e dei mille impegni quotidiani. E precisano: Se non partire crea effettivamente frustrazioni, soprattutto in coloro che si sentono ingiustamente puniti da stipendi inadeguati, si allarga però, nel contempo anche la fascia di coloro che per scelta rimangono in città, volendo evitare lo stress delle valigie, dei viaggi con gli inevitabili imbottigliamenti in autostrada, le attese senza fine di bagagli smarriti, le possibili delusioni provocate da luoghi descritti paradisiaci solo nella pubblicità… e godersi una città più vivibile nel mese di agosto. E potrebbero persino esserci dei vantaggi a rimanere in città. Musica, teatro, cabaret, balli, passeggiate, giochi… – continuano i Danese -, sono tra le tante occasioni di socializzazione pensate dai comuni italiani per regalare momenti di svago e di cultura a chi resta in città: è opportuno perciò, specie se abbiamo qualche persona cara anziana, cercare nel sito apposito tutte le manifestazioni estive. Il tempo della vacanza, o almeno delle ferie, potrebbe essere cioè, tempo della famiglia e per la famiglia, tempo in cui si sta insieme, ci si dedica gli uni agli altri, si smorzano le tensioni degli impegni quotidiani, ci si rilassa in compagnia. Un sondaggio lanciato online da una comunità internazionale di viaggiatori ha evidenziato come le coppie italiane in vacanza siano le più affiatate d’Europa. Un dato confortante che incoraggia a proseguire in tal senso. E i figli dove li metto? Ma in una famiglia, anche se sempre meno, ci sono per fortuna ancora i figli. E quando viene l’estate qualche problema può arrivare anche per loro, come si diceva. Se sono piccoli dove piazzarli? E se sono più grandetti e cominciano a voler andare da soli che fare? Per quest’ultimo interrogativo torniamo a dare la parola ai coniugi Danese che evidenziano come, in queste circostanze, si possano creare in famiglia veri e propri traumi relazionali. I genitori – spiegano – sono preoccupati per la fragilità affettiva dei propri figli, ed è inevitabile che vivano con ansia e con qualche nostalgia quello che è uno dei primi, veri distacchi che segnano l’ingresso dei figli nel mondo; soprattutto perché, in fase adolescenziale, la maturazione fisica e sessuale non va di pari passo con quella psicologica ed emotiva. Non bisognerebbe però far prevalere il pessimismo. Per l’adolescente le vacanze sono un banco di prova della propria maturità, una tappa necessaria, affascinante e insieme rischiosa. Quel che appare importante, comunque, è sempre il rapporto fiduciario tra genitori e figli. Molto dipende da come mamma e papà reagiscono e anche da quelle associazioni che sanno invogliare i ragazzi a scegliere le vacanze in gruppi accompagnati da animatori competenti e capaci di essere leader senza darlo a vedere. Campi e campetti Per tornare ai pargoletti, invece, il problema è molto concreto. Il tempo delle loro vacanze dall’asilo o dalla scuola, infatti, non coincide affatto col tempo delle ferie dei genitori, neanche se ne usufruissero (il che non sarebbe proprio il massimo) in momenti diversificati. Una volta c’erano i nonni – che forse nei piccoli paesi vivono ancora vicini alle famiglie dei nipotini e allora possono occuparsene -; ma nelle grandi città o non ci sono o abitano lontano. Né i vicini si prendono la responsabilità di mettersi in casa bambini altrui, quand’anche ci si conoscesse tra famiglie. Anche l’anonimato ha il suo prezzo! C’è chi ha capito che questa situazione alimenta un mercato vero e proprio e, intercettato il bisogno, s’è industriato per moltiplicare l’offerta con soluzioni di ogni genere. Basta andare a vedere il costo della maggior parte di questi campi, però, per capire che si tratta di possibilità riservate a un club ristretto! E per gli altri? I comuni fanno quello che possono, stretti come sono tra i tanti tagli alla spesa pubblica che in genere privilegiano l’ambito sociale. Le associazioni di varia natura cercano di inventarsi qualcosa. Alla fine, però, la soluzione migliore, più diffusa e a portata di tasca, rimane quella dell’oratorio (vedi box). Una proposta antica e sempre rinnovata che fa della gratuità la sua caratteristica principale. Elemento non trascurabile e certamente riproducibile. AMICI GRATIS L’esperienza consolidata e diffusa degli oratori milanesi. Nella diocesi di Milano, grande mezza Lombardia – ma anche nel resto della regione -, ogni parrocchia ha il suo oratorio (più di mille in tutto) aperto tutto l’anno. Esperienza antica, accompagnata da proposte nuove come quella di quest’anno dal titolo Passinpiazza. Ne parliamo con don Massimiliano Sabbadini direttore degli oratori milanesi. Titolo simpatico ma con un rilievo importante e coraggioso, perché l’oratorio non vuole rimanere chiuso nel cortile vicino al campanile – ci spiega -, ma al servizio delle famiglie, capace di realizzare una presenza sul territorio. Idealmente su questa piazza c’è un municipio, un bar, spazi di incontro con le persone che provengono da altre culture, da altre nazioni o appartenenze religiose. Una proposta dunque che si inserisce bene nella Milano multiculturale? Il nostro è un servizio che la comunità cristiana rende alla città, fedele alla sua identità. Ma proprio per questo è in dialogo, capace di accogliere, di tenere insieme nella diversità. Anche perché i ragazzi hanno un’indole comunicativa da cui anche noi possiamo imparare a capire che le differenze sono una ricchezza. Perché, secondo lei, l’offerta dell’oratorio è la più diffusa? Per la generosità della comunità cristiana che si rende disponibile a tutti, ma anche perché è una proposta che vede i ragazzi come protagonisti, come soggetti, non solo clienti. Nella diocesi 50 mila adolescenti hanno dato la loro disponibilità per le attività dell’oratorio. Solitamente si pensa che gli adolescenti, così come emergono dalle varie ricerche, siano ripiegati su sé stessi, chiusi, timidi, incerti, apatici. Venite in oratorio queste settimane e li trovate a spendersi per gli altri dalla mattina alla sera. Questa la dice lunga sulla capacità pedagogica di queste proposte. Lavorare insieme agli adulti, ciascuno per la sua parte, è una bella sinfonia. E c’è poi una dimensione tipica dell’oratorio… Sì, la gratuità che è proprio la caratteristica dell’oratorio, anche se le famiglie pagano un modesto contributo e le istituzioni, sempre più nella logica della sussidiarietà, fanno avere qualche finanziamento. Per me rimane emblematico quel che un ragazzo scrisse sul muretto dell’oratorio: Qui gli amici sono gratis.

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