Dove va l’Unione Europea da qui al 2025

La Commissione europea ha presentato il Libro bianco sul futuro dell'Europa, che delinea i possibili scenari del nostro continente nel prossimo decennio ed orienta il prossimo dibattito tra i 27 Capi di Stato o di Governo dell’Unione Europea

Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione europea, ha presentato al Parlamento Europeo (PE) il Libro bianco sul futuro dell’Europa, così come annunciato nel suo discorso sullo stato dell’Unione nel settembre 2016. Il Libro bianco è uno strumento per avviare ed orientare il dibattito dei Capi di Stato o di Governo che si riuniranno a Roma il prossimo 25 marzo, per celebrare i 60 anni della firma dei Trattati di Roma. Il Libro bianco esamina l’assetto che l’Unione Europea (UE) potrebbe assumere nel prossimo decennio, a seconda delle scelte che verranno fatte, delineando cinque scenari, che non sono esaustivi né alternativi l’uno all’altro. La domanda di fondo è: « che futuro desideriamo per noi, i nostri figli e la nostra Unione?». Da questa domanda discendono una serie di risposte, che la Commissione europea esemplifica attraverso una serie di immagini illustrative pratiche.

 

Il primo scenario, denominato “Avanti così”, prevede che l’UE a 27 (e non più a 28, dopo l’uscita della Gran Bretagna) prosegua nel suo processo di sviluppo e di integrazione, attraverso un ambizioso programma di riforme. Pertanto, entro il 2025, la Commissione europea immagina che i cittadini europei guideranno automobili automatizzate e connesse, ma potranno incontrare problemi all’attraversamento delle frontiere a causa del persistere di ostacoli giuridici e tecnici, mentre attraverseranno le frontiere senza essere sottoposti a controlli ma, a causa del rafforzamento dei controlli di sicurezza, sarà necessario recarsi all’aeroporto o alla stazione ferroviaria con largo anticipo sull’orario di partenza.

 

Il secondo scenario, denominato “Solo il mercato unico”, prevede che l’UE si concentri esclusivamente sullo sviluppo del mercato unico, poiché i 27 Stati membri non riusciranno a sviluppare delle forme di ulteriore integrazione in altri settori. Pertanto, entro il 2025, vi saranno dei controlli periodici che complicheranno l’attraversamento delle frontiere per motivi di lavoro o per turismo, sarà più difficile trovare lavoro all’estero e il trasferimento dei diritti pensionistici verso un altro Stato non sarà garantito, mentre chi si ammalerà all’estero sarà costretto a pagare fatture mediche elevate e, infine, le automobili connesse saranno scarsamente utilizzate a causa dell’assenza di norme e di standard tecnici a livello comunitario.

 

Il terzo scenario, denominato “Chi vuole di più fa di più”, prevede che lo sviluppo dell’UE continui permettendo agli Stati membri che lo desiderano di fare di più assieme in ambiti specifici come la difesa, la sicurezza interna o le questioni sociali. Quindi, la Commissione europea prevede che quindici Stati membri istituiranno un corpo di polizia ed un corpo di magistrati per contrastare le attività criminali transfrontaliere, che le informazioni sulla sicurezza saranno scambiate in tempo reale e che le banche dati nazionali saranno completamente interconnesse. Infine, le auto connesse saranno diffuse solo nei dodici Stati membri che hanno concordato di armonizzare le norme sulla responsabilità civile e gli standard tecnici.

 

Il quarto scenario, denominato “Fare meno in modo più efficiente”, prevede che l’UE produrrà risultati maggiori ed in tempi più rapidi solo in determinate aree, intervenendo meno i quei settori che verranno ritenuti meno vantaggiosi. Dunque, vi sarà un’Autorità europea per le telecomunicazioni che potrà liberare e frequenze per i servizi di comunicazione transfrontalieri, come quelli utilizzati dalle automobili connesse. Essa inoltre tutelerà i diritti degli utenti di telefonia mobile e di internet, ovunque si trovino nell’UE. Inoltre, verrà istituita una nuova Agenzia europea per la lotta contro il terrorismo che contribuirà a scoraggiare e prevenire gravi attentati grazie al monitoraggio ed alla segnalazione sistematiche dei sospetti.

 

Il quinto scenario, denominato “Fare molto di più insieme”, prevede che gli Stati membri condivideranno sempre più poteri, risorse e processi decisionali in tutti i settori, cosicché le decisioni europee verranno prese ed applicate più velocemente e applicate rapidamente. Dunque, entro il 2025, gli europei che desidereranno reclamare contro una proposta relativa a un progetto di turbina eolica finanziato dall’UE nella loro zona faticheranno a mettersi in contatto con l’autorità responsabile poiché saranno indirizzati alle competenti autorità europee, mentre le famose automobili connesse circoleranno senza problemi in tutta Europa grazie a norme chiare applicabili in tutta l’UE, laddove i conducenti potranno rivolgersi a un’agenzia dell’UE responsabile di far rispettare le regole comuni.

 

Il Libro bianco stigmatizza anche il fatto che gli Stati membri incolpino costantemente “Bruxelles” per i problemi che viviamo, «appropriandosi invece il merito in casa propria dei successi», laddove «la mancanza di titolarità delle decisioni comuni e l’abitudine di biasimare gli altri hanno già causato danni». Inoltre, Jean-Claude Juncker ha dichiarato: «Sono trascorsi 60 anni da quando i padri fondatori dell’Europa hanno deciso di unire il continente con la forza del diritto, piuttosto che con le forze armate. Possiamo andare fieri di quanto abbiamo realizzato da allora. Il nostro giorno peggiore del 2017 sarà in ogni caso di gran lunga migliore rispetto a uno qualsiasi dei giorni che i nostri antenati hanno trascorso sul campo di battaglia. Con il 60° anniversario dei trattati di Roma è giunto il momento per un’Europa unita a 27 di definire una visione per il futuro. È il momento della leadership, dell’unità e della volontà comune. Il Libro bianco della Commissione presenta una serie di percorsi diversi che l’UE unita a 27 potrebbe scegliere di seguire. È l’inizio del processo, non la fine, e spero che adesso verrà avviato un dibattito onesto e di vasta portata. Una volta definita la funzione, la forma seguirà. Il futuro dell’Europa è nelle nostre mani».

 

Durante il successivo dibattito, contrastanti sono state le opinioni dei diversi gruppi politici presenti nel PE. Esteban Gonzales Pons, del Partito Popolare Europeo, si è detto d’accordo con Juncker nel dovere «allineare le aspettative alla realtà» e nel far sì che gli Sati membri «smettano di lamentarsi di quello che l’Europa non può fare perché non ne ha gli strumenti». Gianni Pittella, del gruppo dei Socialisti e Democratici, ha dichiarato che Juncker ha posto «cinque opzioni sul tavolo, ma io ne vedo solamente una: quella di lavorare assieme come europei e fare molto di più assieme». Invece, Ulrike Trebesius, del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, ha manifestato l’idea che le speranze nell’Europa e nell’Eurozona sono state deluse a causa del centralismo e che, quindi, l’UE dovrebbe concentrarsi su poche aree ma farlo in modo efficiente. Guy Verhofstadt, dell’Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa, ha manifestato l’esigenza di una riflessione tra le istituzioni sul future dell’Europa, poiché questa manca attualmente delle capacità effettive per affrontare i problemi attuali. Ancora, Patrick Le Hyaric, del Gruppo Confederale della Sinistra Unita Europea, ha enfatizzato la «necessità di ascoltare i cittadini», al quale ha fatto eco Philippe Lamberts, del gruppo dei Verdi, secondo il quale «per riconquistare i cuori e gli spiriti dei cittadini dobbiamo assicurare […] la pace ed una prosperità condivisa, abbandonando la competizione fiscale e sociale». Invece, secondo Gerard Batten, del gruppo dell’Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, seppure il Libro bianco riconosca i problemi che attanagliano l’UE, questo «non ammette che molti di questi [problemi] sono stati creati dall’UE stessa».

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