Uso e abuso del web. Fidiamoci dei giovani
Cresce l’uso dei new media tra bambini e adolescenti fino a superare quello dei media tradizionali.
Cresce l’uso dei new media tra bambini e adolescenti fino a superare quello dei media tradizionali, che, ad eccezione della tv, registrano una chiara flessione. È quanto emerge da una ricerca realizzata su ragazzi dai 7 ai 18 anni dal Forum delle associazioni familiari, presentata di recente. A farla da padrone nella giornata dei ragazzi, “abitata” per circa sette ore dai media, sono in particolare Internet, social network e iPod – contro radio, libri, cinema e fumetti – che i ragazzi usano per lo più senza il controllo dei genitori. Un dato che potrebbe allarmare se non fosse che, a ben vedere, i giovani si mostrano sempre più competenti nell’uso dei mass media, riconoscendone l’influenza negativa (64,4 per cento) e la pericolosità di Internet (92 per cento).
E non è tutto, perché il dato più incoraggiante riguarda la “qualità” dell’uso: i giovani hanno imparato a padroneggiare i media, a dominarli senza farsi travolgere. Lo dice un’indagine realizzata da Ispo e Nextplora su 2 mila giovani fra i 18 e i 29 anni, divulgata dal prof. Renato Mannheimer che parla addirittura di una “generazione post-virtuale”: i giovani della generazione 2.0, che molti pensano dipendenti da cellulari e Internet, preferiscono invece le relazioni reali. Secondo lo studio, in Italia il 70 per cento dei ragazzi preferisce vacanze e cinema con gli amici a Facebook; solo il 15 per cento degli amici che ogni utente possiede su Fb vengono considerati amici reali; «le relazioni interpersonali occupano uno spazio importante»: i ragazzi incontrano fino a «22 persone diverse al giorno» e hanno «otto o nove compagnie di amici diversi». Relazioni reali che nei social network trovano alimento: proprio Facebook e affini – osserva mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei – favorirebbero la «svolta sociale del web», promuovendo la consapevolezza che l’interconnessione, la relazionalità, il dialogo sono a fondamento della natura umana, dando così alimento alla sollecitudine verso l’altro.
Rai
Il cartone Kim riconoscimento a servizio pubblico
«Sono particolarmente orgoglioso che la Rai, attraverso Rai Fiction, si sia aggiudicata l’edizione 2011 del premio Gaj Taché con la serie di cartoni animati Kim, ispirata al romanzo di Rudyard Kipling (la storia di un bambino orfano e povero nell’India coloniale). Si tratta di un riconoscimento che racchiude in sé l’essenza del servizio pubblico ed è motivo di grande soddisfazione che sia stata proprio la Rai, che del servizio pubblico fa la sua missione principale, a vincerlo». Così il presidente della Rai Paolo Garimberti spiega che «l’attenzione ai più piccoli, la composizione delle diversità nell’accettazione, l’esaltazione dell’uguaglianza e del dialogo sono i principi che ispirano il Gaj Taché», assegnato proprio dai bambini. «Riceverlo da loro – conclude – significa essere riusciti a parlare con loro, a trasmettere loro emozioni. Questo è il vero e più grande premio per la Rai».
Abitanti digitali
Il web momento di inculturazione
«Il digitale deve portare un ulteriore salto di qualità, senza eccessive mitizzazioni e con il sano realismo». Così il vescovo di Macerata, nelle Marche, mons. Claudio Giuliodori, a conclusione del convegno “Abitanti digitali” del 21 maggio. Secondo il presule «abitare il digitale da cattolici vuol dire starci fino in fondo (secondo il principio dell’incarnazione), senza però lasciarcene risucchiare. Il nostro modello rimane Cristo, via, verità e vita, che ci chiama a camminare da pellegrini, a cercare la verità, a creare vita piena e autentica». La sfida educativa – ha proseguito il presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali della Cei – ci chiede «uno scambio tra le generazioni e una interazione tra le persone, (…) in uno stile di inculturazione, attenti a tutte le dimensioni della persona e al contesto territoriale in cui vive».