Usa, Europa e Paesi arabi

Quale “posto” occupa l’Europa nella politica estera statunitense?
G8 2011

Quale “posto” occupa l’Europa nella politica estera statunitense? Il segretario di Stato, Hillary Clinton, alla sua prima audizione in Senato, ha affermato che gli Stati Uniti sono una “potenza trans-atlantica”, ma questo non impedisce che essi siano anche una potenza “trans-pacifica”, intendendo la necessità di dedicare maggiore attenzione all’Asia e alle sue potenze emergenti, India e Cina. Dunque, l’atteggiamento degli USA nei riguardi dell’Europa è cambiato? Gli statunitensi non sono più troppo desiderosi di parlare dell’Europa, e nemmeno vogliono solo limitarsi a parlare agli europei. In un mondo in veloce trasformazione, vorrebbero parlare delle cose da fare con l’Europa sul piano globale.

 

Dalla crisi finanziaria del 2008 ad oggi, il problema non è stato il rapporto tra Europa e Stati Uniti, ma un’agenda condivisa. In molte circostanze l’Europa è rimasta un passo indietro. Ad esempio, gli “stimoli” all’economia, voluti da Obama, sono stati visti dai Paesi dell’euro – già troppo indebitati – come un pericolo per la stabilità finanziaria. Al vertice G8 tenutosi in Francia, l’Europa è sembrata “assecondare” Obama nel programma di sostegno alla “primavera araba”, che prevede due miliardi di dollari di sostegno allo sviluppo economico e la cancellazione del debito egiziano verso gli Stati Uniti (un miliardo di dollari). Nel G8 si è pomposamente parlato di 40 miliardi: dieci dai Paesi sviluppati, 10 “sollecitati” dai Paesi del Golfo Persico, 20 messi sul conto del Fmi e della Banca mondiale.

C’è di buono che il “nocciolo” politico delle iniziative che gli Stati Uniti intendono lanciare a sostegno delle transizioni democratiche nel Mediterraneo e nel Medio Oriente riguarda un settore in cui l’Europa potrebbe eccellere: vale a dire, rapporti interuniversitari, tra centri di ricerca, tra intellettuali e tra organizzazioni della società civile. Obama dimostra di credere nell’apertura dei sistemi politici del mondo arabo; l’Europa pure, ma forse con troppe “note a piè pagina”. Bisogna passare dal “credere nell’apertura” ad una “apertura di credito”.

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