Usa, Biden: «La guerra in Yemen deve finire»

Importante presa di posizione del nuovo governo statunitense sul congelamento delle forniture di armi offensive ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, per cercare di chiudere la terribile guerra dello Yemen, che ha prodotto nel Paese la peggiore crisi umanitaria del mondo.

L’ha detto il neo presidente statunitense Joe Biden nel suo primo discorso di politica estera fatto al Dipartimento di Stato giovedì 4 febbraio: «Questa guerra deve finire», riferendosi al conflitto yemenita. Ed ha aggiunto che gli Usa non sosterranno più “l’alleato saudita” nelle operazioni offensive contro i ribelli Houthi dell’organizzazione Ansar Allah (filo iraniana).

In precedenza, Biden aveva già dichiarato di aver congelato la vendita di armi ad Arabia Saudita ed Emirati (Eau) e di essere disponibile a sostenere lo sforzo dell’Onu volto a stabilire in Yemen, oltre al cessate il fuoco, anche un accordo politico per porre fine alle tensioni. Per favorire, inoltre, la ripresa dell’assistenza umanitaria statunitense e internazionale a sostegno della stremata popolazione yemenita, Biden ha anche annullato la designazione ufficiale di “terroristi” attribuita agli Houthi dall’ex Segretario di Stato della presidenza Trump, Mike Pompeo, l’11 gennaio 2021 e andata in vigore il 19 gennaio, poche ore prima dell’insediamento di Biden alla Casa Bianca.

Una decisione molto criticata che, nell’attualizzare il detto latino in cauda venenum (il veleno è nella coda), di fatto escludeva dagli aiuti umanitari (anche se ammetteva teoricamente qualche eccezione) una popolazione ridotta alla fame da oltre 6 anni di guerra e che, a detta dell’Onu, vive la peggiore crisi umanitaria del mondo, con l’80% della sua popolazione dipendente dagli aiuti per sopravvivere. Stiamo parlando di 24 milioni di persone, di cui la metà bambini.

Biden ha affermato inoltre che il conflitto senza fine dello Yemen, che ha ucciso ben più di 100 mila yemeniti e provocato 8 milioni di sfollati, non rappresenta solo una “catastrofe umanitaria” ma anche “strategica”.

«America is back (l’America è tornata) – ha aggiunto Biden nel discorso al Dipartimento di Stato –, la diplomazia è tornata al centro della nostra politica estera». E in nome della diplomazia ha concesso supporto difensivo ai Sauditi per bloccare gli attacchi con droni e missili (presumibilmente forniti dall’Iran a forze yemenite filo iraniane) che hanno raggiunto più volte il territorio saudita e la stessa capitale Riyadh, anche recentemente.

Per quanto riguarda la situazione interna in Yemen, ovviamente disatrosa per quanto riguarda fame, carestia, tracollo economico, mancanza di servizi essenziali, abitazioni distrutte, epidemie (al plurale) come colera, dengue e coronavirus, non bisogna trascurare l’aumento incontrollato e incontrollabile della conflittualità. I fronti (al plurale anche questi) di combattimento in Yemen sono passati, secondo le Nazioni Unite, dai 33 del 2019 ai 47 del 2020. È complicatissimo, per non dire impossibile per chi non è addentro, capire qualcosa dei micro conflitti interni yemeniti che il macro-conflitto a distanza Usa-Iran ha implementato o innescato.

Scrive in questi giorni l’analista italiana Eleonora Ardemagni su ispionline.it: «Lo Yemen è ormai una matrioska di conflitti che vanno dal micro-livello, quello territoriale, al macro-scontro fra Huthi e Arabia Saudita. Eppure, le logiche della politica mediorientale e internazionale rischiano di condizionare sempre più il destino di una guerra nata come scontro politico interno».

Per fare due esempi: lo scontro sta ultimamente coinvolgendo anche Israele, che nel timore di attacchi Houthi sta militarizzando Eilat, l’unica città israeliana che si affaccia sul Mar Rosso. E questo a causa della recente apertura delle relazioni diplomatiche di Gerusalemme con Arabia Saudita ed Emirati. Un altro fronte che si è aperto è dovuto all’insediamento ad Aden di un governo sostenuto dal partito Islah, una coalizione di Fratelli Musulmani e gruppi salafiti, sostenuti dal Qatar, con la formazione separatista e filo emiratina Stc (Consiglio di Transizione del Sud).

Insomma non sarà facile venire fuori dalla guerra, ma la mossa statunitense di Biden di non fornire più le armi a Sauditi ed Emiratini potrebbe aprire se non un’autostrada almeno un sentiero alle trattative di pace.

 

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