Uruguay, trasformare la debolezza in forza

Sulla carta aveva tutti gli svantaggi possibili: privo di materie prime, come gas e petrolio, dipendente dalla situazione dei due giganti tra quali è incassonato: il Brasile e l’Argentina. Finché nel 2008 non è stata messa in marcia una politica per modificare la matrice energetica

Sono tempi questi nei quali c’è bisogno di decisioni che prendano decisamente il toro del cambiamento climatico per le corna, per poter far fronte agli effetti ormai evidenti ovunque. Ho scelto allora l’esempio di un Paese di piccole dimensioni, come l’Uruguay, che sulla carta aveva tutti gli svantaggi possibili: privo di materie prime, come gas e petrolio, dipendente dalla situazione dei due giganti tra quali è incassonato: il Brasile e l’Argentina. Sito in una zona del mondo fuori dalle grandi correnti commerciali, e dotato di una economia quasi da diporto, appena 30 miliardi di dollari di Pil, prodotti dai suoi poco più di 3 milioni di abitanti disseminati su 180 mila km quadrati.

 

La produzione di energia in Uruguay durante molto tempo è dipesa dalle costose importazioni di petrolio e dall’acquisto dell’eccedente di elettricità prodotto dai vicini argentini e brasiliani. Finché nel 2008 non è stata messa in marcia una politica per modificare la matrice energetica. Intanto, da decenni funzionavano due importanti centrali idreoelettriche che hanno coperto gran parte della domanda, e attualmente garantiscono il 63% dell’energia che si produce.

L’altro passo è stato quello di realizzare investimenti per sviluppare l’energia eolica, approfittando degli ampi spazi disponibili. Oggi l’eolico copre il 25% della domanda di energia e si è in pieno sviluppo. Si spera di arrivare presto a quasi il 30%. Per tale risultato positivo, si è ricorso anche ai piccoli risparmiatori con l’istituzione del fedecommesso che ha consentito una partecipazione popolare  anche con somme basse, intorno ai 100 euro, con una resa del 10% annuale, il che ha convogliato capitali in modo tale che l’azienda pubblica dell’elettricità potesse disporre dei fondi necessari.

Sono presto apparsi soci privati, spesso provenienti dall’estero attirati dalle possibilità di sviluppo di progetti di energie rinnovabili. La normativa ha però stabilito che l’80% della mano d’opera impiegata fosse nazionale. Il che ha consentito anche di creare posti di lavoro.

I risultati non si sono fatti attendere. All’energia idraulica ed eolica, si è aggiunto anche il biogas, che oggi copre un 7% della domanda di elettricità e rende utili i rifiuti urbani, mentre un altro 1% è coperto dal solare, che preannuncia grandi sviluppi.

Pertanto, il 96% dell’energia che si produce è rinnovabile e a costi sempre minori. Inoltre, data l’espansione in corso, nel giro di poco tempo si coprirà il 100% e ci si appresta a chiudere le centrali termiche esistenti, ormai un ricordo del passato. Non solo, ma dato che da importatore di energia, l’Uruguay si è trasformato in esportatore netto, si è ottenuto un doppio effetto di riduzione dei costi di produzione che sta facendo studiare al governo la possibilità di ridurre la bolletta della luce tra un 12 e un 15%.

Nel frattempo, l’Uruguay guarda lontano e si progetta lo sviluppo di microgenerazione di energia fotovoltaica, associata a sistemi di accumulazione dell’energia con sistemi termici.

In parallelo, ormai da 27 anni, il Paese ha non solo sviluppato una política forestale che ha consentido di elevare l’area di boschi nativi da 608 mila a 850 mila ettari, ma ha creato anche una industria forestale che con criteri sostenibili è passata da 45 mila ettari iniziali agli attuali 970 mila ettari. Praticamente, un 10% della superficie total del Paese è stata riforestata. Un esempio lampante non solo di premura per l’ambiente, ma anche di trasformazione di questa cura in una forma di economía che sta collaborando allo sviluppo del Paese. Nella regione del Cono Sud, l’Uruguay si sta trasformando in uno del principali produttori di polpa di cellulosa, ricavata dal legno degli alberi utilizzati in modo criterioso.

Un esempio da seguire, non vi pare?

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