Urne, caschi blu e shopping

7 giorni, 7 notizie poco conosciute: Thailandia alle urne in luglio; Costituzione algerina; Israele Stato ebraico; caschi blu in Centrafrica; Homs torna ad Assad; Varela presidente di Panama; shopping cinese in Africa
L'ex presidente algerino Abdelaziz Bouteflika

Mercoledì 30 aprile: Thailandia al voto in luglio

È stata fissata per il prossimo 20 luglio la data delle elezioni in Thailandia, che si spera possano portare ad un governo stabile, dopo mesi di contestazioni spesso sfociate in violenze e distruzioni contro il premier Yingluck Shinawatra, considerata il “fantoccio” del fratello Thaksin costretto all’esilio per frodi fiscali, contestazioni guidate da Suthep Thaugsuban, già vicepremier. Le elezioni del 2 febbraio scorso erano state boicottate dall’opposizione, per il modo in cui il governo aveva gestito la tornata elettorale, e sono state invalidate per l’impossibilità di votare in diverse province meridionali sotto il controllo dell’opposizione.

Giovedì primo maggio: l’Algeria e la riforma costituzionale

Eletto ancora una volta Abdelaziz Bouteflika il 17 aprile scorso, l’Algeria si volta verso una riforma costituzionale che si spera possa essere utile per una riconciliazione con l’opposizione. La tensione tra riformisti e tradizionalisti è fortissima nel Paese: per evitare che si scivoli impercettibilmente verso una nuova fase di terrore, il governo vuole avviare un dialogo a 360 gradi. A moderare i diversi tavoli che verranno aperti in vista della riforma della Carta, è stato nominato l’ex premier algerino Ahmed Ouyahia, che contemporaneamente è anche diventato il capo dello staff del presidente.

Venerdì 2 maggio: Stato ebraico?

Benjamin Netanyahu ha annunciato che presenterà in Parlamento una proposta di legge che farà di Israele uno «Stato ebraico», cioè confessionale. Il che servirebbe, secondo il premier, a fornire «un’ancora costituzionale per Israele come Stato nazionale del popolo ebraico». I palestinesi, ovviamente, hanno criticato duramente la proposta di legge, che allontanerebbe ulteriormente la possibilità di un accordo di pace. Persino Kerry, segretario di Stato statunitense, ha ammesso che attualmente è necessaria  «una pausa di riflessione» nelle trattative tra lo Stato israeliano e l’Alta autorità palestinese.

Sabato 3 maggio: caschi blu in Centrafrica?

Sembra avvicinarsi la data del dispiegamento di circa 12 mila caschi blu Onu nel Paese: la data ipotizzata da Hervé Ladsous, responsabile delle operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite, è quella di settembre, anche se le forze politiche di Bangui premerebbero per un’accelerazione delle operazioni. La “deriva confessionale” degli scontri etnici preoccupa non poco il presidente ad interim, Catherine Samba, scontri che scoppiano un po’ ovunque nonostante la presenza della forza d’interposizione africana Misca e dei 2 mila uomini delle forze armate francesi. La notte scorsa è stato ammazzato un altro giornalista, Désiré Sayengas, del quotidiano Le Démocrate.

Domenica 4 maggio: Homs senza insorti

La guerra civile in Siria continua, anche se non ce ne accorgiamo più perché i media nazionali ignorano sostanzialmente la continua carneficina che si sta perpetrando in Siria. Ieri gli insorti hanno abbandonato una delle città più martoriate del Paese, quella Homs che segna un po’ il cuore del Paese, situata com’è tra la capitale Damasco e Aleppo. L’esercito fedele al presidente Assad ha riconquistato – e simbolicamente la manovra avrà un forte peso sul prosieguo delle operazioni – una città da due anni in mano ai ribelli. Piccola nota positiva: è stato raggiungto un accordo tra le parti per l’evacuazione dei feriti.

Lunedì 5 maggio: Varela guida Panama

Sorpresa a Panama: contro tutte le previsioni, il tandem appoggiato da “Cambio democratico, il partito del presidente uscente Ricardo Martinelli, composto da José Domingo Arias e dalla moglie di Martinelli, Marta Linares, è stato sonoramente battuto dall’ex vicepresidente, Juan Carlos Varela, candidato del centrodestra e industriale nel campo del rum. Il vincitore ha ottenuto il 39,2 per cento dei consensi. Nella sua agenda c’è la gestione della forte crescita del Pil (8,5 per cento) che non genere nessuna riduzione delle diseguaglianze sociali, e la conclusione travagliata dei lavori per il secondo canale di Panama.

Martedì 6 maggio: Etiopia, Cina superstar

È da tempo, ormai, il principale partner commerciale del continente africano. Ad Addis Abeba, nella sede dell’Unione africana – guarda caso un grattacielo costruito, gratuitamente, dai cinesi –, il premier Li Keqiang ha promesso altri aiuti: 12 miliardi di dollari di prestiti a tasso agevolatissimo. 2500 aziende cinesi operano in Paesi africani, con un interscambio che raggiunge i 210 miliardi di dollari all’anno e investimenti diretti che ammontano a 25 miliardi solo per il 2013. Ecco la nuova colonizzazione economica.

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