Uranio nel poligono di Quirra
Arrivano analisi che confermano la presenza del pericoloso metallo. Si riesumano le salme e si sequestra il terreno del poligono e le falde acquifere
Ora c’è anche la conferma del Politecnico di Torino. Nel poligono interforze di Quirra si è utilizzato uranio, ritrovato nei resti dell’agnello deforme a due teste analizzato nei laboratori dell’ateneo piemontese. Gli studiosi avrebbero riscontrato che “con ogni probabilità le ossa dell’agnello hanno visto una parziale contaminazione con uranio impoverito”.
Oggi dovrebbero essere riesumate, su ordine del Procuratore della Repubblica di Lanusei, Domenico Fiordalisi, le prime tre delle venti salme di persone morte per tumori al sistema emolinfatico: due sono di militari, l’altra di un pastore. Si tratta per la maggior parte di allevatori o di loro parenti, tutti residenti nei comuni intorno al poligono di Quirra.Saranno poi prese in consegna dal direttore della Scuola di specializzazione in medicina legale dell’Università di Milano, Marco Grandi, il quale dovrà fare i prelievi sui tessuti delle salme, spediti poi al fisico nucleare Evandro Lodi Rizzini. Sarà lui a verificare la presenza o meno di particelle “alfa”, emesse dall’uranio impoverito una volta decaduto. L’eventuale loro presenza sarà la conferma che nel Poligono è stato usato il pericoloso componente.
Intanto, nei giorni scorsi, il procuratore Fiordalisi ha ordinato il sequestro di 375 ettari del Poligono, una porzione importante della base, nel cui interno ci sono anche falde acquifere. Questo di fatto comporta lo stop alle esercitazioni, o ad altre attività militari, mentre ci sarebbe un primo iscritto nel registro degli indagati: si tratta di un ex-colonnello, ora in pensione, comandante dell’ufficio inquadramento del Poligono, dal quale dipendevano i soldati di leva, come lo era anche un teste, ascoltato qualche settimana fa.
L’accelerazione nelle indagini della Procura è arrivata dopo che il militare di leva avrebbe parlato con gli inquirenti di esplosioni di munizioni esauste nel poligono, arrivate da tutte Italia, secondo quanto riferito dal testimone. Tra le carte sequestrate dagli agenti del Questura di Nuoro anche documenti nei quali si riferisce di esplosioni al napalm, un prodotto altamente pericoloso ed usato sia nella guerra in Vietnam che nei conflitti in Iraq e Afghanistan.
Il lavoro della Procura prosegue, pur nella necessaria discrezione che un’indagine del genere comporta. Resta il fatto che le popolazioni della costa sud orientale della Sardegna e dell’immediato entroterra sono in attesa di risposte certe ai dubbi che da troppo tempo li assalgono, circa l’attività del Poligono e su ciò che effettivamente veniva fatto. È evidente che la sola autocertificazione delle ditte o dei militari che utilizzavano il Poligono non poteva essere sufficiente a scongiurare eventuale uso di armi contenti sostanze o elementi dannosi per l’uomo e per l’ambiente.