Usa, l’uragano Milton impatta sulle elezioni presidenziali
I residenti della Florida hanno iniziato giovedì a valutare i danni causati dall’uragano Milton, il secondo ciclone tropicale ha colpito lo stato con venti, pioggia e inondazioni catastrofiche in meno di due settimane.
L’uragano di categoria 3 ha investito la costa mercoledì sera, 110 chilometri a sud di Tampa Bay, provocando tornado, distruggendo case, inondando interi quartieri, e abbattendo alberi e fili elettrici, lasciando milioni di residenti senza energia elettrica. Svariate testate riportano che almeno 16 persone hanno perso la vita, e sabato mattina più di 1.5 milioni di persone erano ancora senza luce.
Tra i salvataggi più impressionanti c’è quello di un uomo recuperato a 48 chilometri da riva nel golfo del Messico da un elicottero della guardia costiera americana, che si è salvato aggrappandosi a un frigo portatile per ore. Ugualmente emozionante è stato il salvataggio di un ragazzo di 14 anni, ripescato dalle acque alluvionali da un poliziotto, dopo averlo avvistato tra i detriti.
Molti scienziati ci ricordano che il cambiamento climatico sta aumentando sia la ricorrenza degli eventi meteorologici estremi che la loro intensità. Infatti uno studio flash pubblicato venerdì riporta che il cambiamento climatico ha intensificato la pioggia dell’uragano Milton del 20-30% e il vento di circa il 10%.
Milton, che mentre si avvicinava alle coste occidentali della Florida era di categoria 5, si è attenuato fino a diventare di categoria 3 nel momento in cui è arrivato sulla terra ferma. Grazie a questo, e anche al fatto che ha evitato le zone più popolate della baia di Tampa, i danni sono stati meno disastrosi del previsto. Al contrario, Helene, uragano di categoria 4, meno di due settimane prima ha causato più di 200 morti attraversando sei stati del sud.
Con le elezioni presidenziali statunitensi tra meno di un mese, le conseguenze dei due cicloni tropicali avranno anche un pesante impatto politico. Ad esempio, le condizioni delle strade in certe zone potrebbero rimanere pessime per settimane, creando, tra le altre cose, grandi disagi alle persone che vorrebbero votare in anticipo alle elezioni presidenziali. Negli stati che consentono il voto anticipato, i residenti infatti possono recarsi ai seggi elettorali anche in alcune date, precedenti il 5 novembre, stabilite dalle leggi dei singoli stati.
Tra i molti stati che consentono il voto anticipato ci sono il Nord Carolina e la Georgia, due regioni fortemente colpite dagli ultimi uragani e che in questa tornata elettorale sono anche “swing states,” cioè stati la cui maggioranza politica non è prevedibile. Siccome negli Stati Uniti le elezioni sono storicamente decise dagli swing states, molti analisti politici avvertono che qualsiasi ostacolo al voto causato dagli uragani in questi stati potrebbe aver un impatto importante sul risultato del 5 novembre. Un’altra preoccupazione è che queste tempeste tropicali possano aver disperso voti mandati per posta.
Per questo entrambi i candidati – l’ex-presidente Donald Trump e la vice presidente Kamala Harris – sembrano considerare i disastri come un’altra (e forse ultima) opportunità per attrarre gli elettori ancora indecisi. Dopo l’uragano Helene, sia Trump che Harris hanno cancellato eventi in altri stati per visitare il Nord Carolina e la Georgia.
Tradizionalmente il vice presidente non è molto coinvolto negli sforzi diretti ad affrontare i rischi catastrofici. Ma adesso che le vittime di Helene a Milton si staranno certamente chiedendo chi dei due candidati è più preparato a gestire simili future crisi, svariate testate hanno notato la costante presenza di Harris al fianco di Biden. Venerdì Biden stesso ha chiamato Harris “presidente” durante un briefing sul’uragano.
Trump invece ha colto l’occasione per criticare le competenze dell’amministrazione attuale, suggerendo inoltre che gli aiuti ai quartieri di maggioranza repubblicana sono stati trattenuti . Una dichiarazione senza prove. Biden a sua volta ha risposto che Trump sta propagando falsità e che il suo atteggiamento è “un-American,” cioè antiamericano.
Tuttora sui social gruppi e individui di estrema destra, inclusa la rappresentante Marjorie Taylor Greene, diffondono teorie di cospirazioni, tra le quali il fatto che Washington ha la capacità di controllare le tempeste e che ha scelto di mandarle verso comunità repubblicane, e che adesso ci sono piani per raderle al suolo. FEMA, l’agenzia federale per la gestione delle emergenze negli Stati Uniti, è stata particolarmente presa di mira, con persone online che minacciano violenza, suggerendo che l’agenzia sia uno strumento dittatoriale del governo. Vari politici repubblicani, tuttavia, hanno respinto queste affermazioni infondate.
«Fate attenzione alle sciocchezze che vengono fatte circolare e sappiate che più sono eccitanti, più è probabile che qualcuno ci stia guadagnando e che non gliene importi nulla del benessere e della sicurezza delle persone che si trovano effettivamente nell’occhio del ciclone», ha detto mercoledì il governatore della Florida Ron DeSantis durante una conferenza stampa.
Infatti spesso la politicizzazione dei disastri naturali distrae dai problemi più urgenti, che sono i bisogni delle vittime. «Se tutti potessero mettere da parte l’odio per un po’ e darsi da fare per aiutare, sarebbe fantastico» ha scritto su X Glenn Jacobs, sindaco repubblicano di Knox County, Tennessee.
Nonostante le teorie di complotto nei confronti dell’agenzia, la macchina degli aiuti della FEMA sta funzionando a pieno ritmo – tuttavia, le conseguenze degli uragani e il loro impatto politico si capiranno veramente solo nelle prossime settimane.
Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre riviste, i corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it