Uomo e donna. Dio e umanità

Prima settimana insieme al libro Il corpo dato per amore. Mons. Renzo Bonetti, già direttore dell'Ufficio nazionale della Cei per la pastorale della famiglia, ci guida lungo i passi della contemplazione del rapporto tra Eucarestia e matrimonio 
Il corpo dato per amore

Si tratta di due storie d’amore: da un lato quella dell’uomo e della donna, sposo-sposa, e, dall’altra, quella di Dio con l’umanità. Aspetti diversi, ma comprimari di disegni che possono convivere, anzi, devono, per potersi alimentare, perché quello di coppia in Dio trova fondamento e nutrimento. Renzo Bonetti, già direttore dell’ufficio nazionale Cei per la pastorale della famiglia e attualmente impegnato come presidente della fondazione "Famiglia dono grande", nel libro de Il corpo dato per amore, una delle novità di Città Nuova editrice, forgia una risposta quanto mai suggestiva ed attuale a questo doppio legame. Dalle pagine del nuovo libro del mese Il corpo dato per amore, del parroco di Bovolone, un excursus che unisce i passi del magistero della Chiesa alla realtà matrimoniale.

 

«In entrambe queste storie ci sono due promesse solenni: per la coppia di sposi, la promessa del dono reciproco, totale di sé, dell’uno all’altro, per sempre, mentre nel rapporto di Dio con l’umanità ci si imbatte in una promessa unica, straordinaria, di un Dio che dona il suo corpo per amore, per realizzare con ognuno di noi una unità straordinaria. Nell’esortazione apostolica post-sinodale di Benedetto XVI sull’Eucaristia leggiamo un’affermazione davvero sorprendente: «Approfondire questo legame [tra Eucaristia e Matrimonio] è una necessità propria del nostro tempo» (Sacramentum Caritatis, 27).

 

È stata una sorpresa, per me, apprendere che Benedetto XVI considera l’approfondimento del rapporto tra questi due sacramenti come una necessità di questo tempo e spontaneamente mi sono chiesto perché: vorrei capire anch’io profondamente come e perché affrontare questo tema con le coppie cristiane sia una necessità del nostro tempo, un servizio prezioso per gli sposi. Il papa dà alcune spiegazioni: «L’Eucaristia, sacramento della carità, mostra un particolare rapporto con l’amore tra l’uomo e la donna, uniti in matrimonio» (ibid.) e più avanti: «Il papa Giovanni Paolo II ha avuto più volte l’occasione di affermare il carattere sponsale dell’Eucaristia e il suo rapporto peculiare con il sacramento del Matrimonio: “L’Eucaristia è il sacramento della nostra redenzione. È il sacramento dello Sposo, della Sposa”» (ibid.).

 

«Perciò, nel nostro percorso, non solo non manchiamo di rispetto ad accostare Eucaristia e matrimonio, ma sappiamo di svolgere un servizio prezioso: è una «necessità del nostro tempo»! In questo primo capitolo, da una parte, ci lasciamo accompagnare dalla conoscenza che abbiamo della realtà uomo-donna per entrare dentro il mistero dell’Eucaristia e, dall’altra, ci lasciamo accompagnare dal mistero nuziale dell’Eucaristia per scoprire fino in fondo il mistero della realtà uomo-donna, il mistero d’amore al quale sono chiamati gli sposi. Quindi la realtà di coppia ci aiuterà a illuminare la realtà sponsale dell’Eucaristia, e l’Eucaristia, realtà sponsale, ci aiuterà a mettere la lente di ingrandimento sulla vita di coppia, per farne trasparire le profondità divine e, già da subito, ce ne farà intravedere lo splendore.

 

«Siamo sostenuti in questa lettura da un’altra indicazione precisa di Benedetto XVI, quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede; in una lettera ai vescovi sulla collaborazione uomo-donna scrisse: «I termini di sposo e sposa, o anche di alleanza, con i quali si caratterizza la dinamica della salvezza, pur avendo un’evidente dimensione metaforica, sono molto più che semplici metafore. Questo vocabolario nuziale tocca la natura stessa della relazione che Dio stabilisce con il suo popolo, anche se questa relazione è più ampia di ciò che può sperimentarsi nell’esperienza nuziale umana»[1]. È come se l’allora cardinale dicesse: «Se vogliamo capire più profondamente la natura del nostro rapporto con Dio, dobbiamo rifarci al linguaggio nuziale». Con questa premessa, anzi con questi occhi, passeremo ora a guardare meglio le due storie d’amore che vogliamo confrontare.


«Il rapporto uomo-donna. Le scelte di una vita che portano a scegliere l’altro. Partiamo con la prima storia d’amore, partiamo dal nostro alfabeto umano, e andiamo a vedere come si arriva a una promessa straordinaria, affrontando una a una le diverse tappe di questa storia, molto semplici, quelle che ogni coppia ha vissuto. La prima tappa è quella della scelta: ho voluto io questo uomo che mi è accanto, ho voluto io questa donna che mi è accanto. Ho scelto: «Questa è la mia donna», «Questo è il mio uomo, quello che io ho voluto prendere come coniuge per la mia vita». Tale scelta è stata certo preparata da diversi incontri, da un processo di conoscenza, di vicinanza, ma è comunque una scelta che è avvenuta in un preciso momento («È lei!», «È lui!») ed è stata poi affidata all’uomo, alla donna a cui si riferiva.

 

«Il secondo passaggio è lo sviluppo della relazione: con alti e bassi, con fatiche e qualche problema, con qualche rischio e qualche sospensione, con qualche momento in cui si è andati vicino a una rottura; insomma la nostra relazione si è sviluppata attraverso dinamiche proprie. Ogni coppia di sposi potrebbe raccontare le proprie dinamiche, quelle che li hanno condotti dalla scelta di quel partner fino alla celebrazione del matrimonio.

 

«All’interno di questo sviluppo della relazione c’è la terza tappa: quando l’uomo e la donna hanno cominciato a desiderare di donare totalmente se stessi come persona, come corpo, a quella persona che avevano scelto; quando dentro di loro, al di là di ogni reticenza e di ogni ritrosia, è maturato il desiderio, la tensione, di donarsi totalmente all’altro, con il proprio corpo, senza più veli, senza più tirarsi indietro, di potere essere totalmente un dono per quella persona.

 

«Questo desiderio del dono totale di sé ha acquistato nel tempo forza e intensità; in molti casi questa possibilità di incontro totale crea una grande tensione di desiderio. Lo stesso impulso unitivo fisico viene sollecitato dalla dimensione affettiva; può essere più forte per l’uno o per l’altro, ma giunge sempre a concretizzarsi nella decisione di stare sempre insieme, fino a contare i giorni: «Quando potremo abitare insieme?», «Quando potremo essere noi due soli?», «Quando non dovrò più tornare a casa la sera, dopo averti incontrato, ma potremo abitare insieme, per non mettere più limiti all’unità, al donarsi, all’accogliere, non avere più un tempo stabilito, ma un tempo indefinito per stare con te?».

 

«Infine, quel desiderio si è consolidato, è diventato promessa garantita e definitiva: «Io accolgo te come mio sposo», «Io accolgo te come mia sposa; prometto di esserti fedele sempre, di abitare sempre con te, e il mio desiderio è di avere la possibilità di realizzare una sola carne con te, perché questo è il mio corpo, per dirti l’amore!».

E questa è, in brevissima sintesi, una storia d’amore, la storia d’amore della coppia, che arriva al punto di compromettersi totalmente: "Questo è il mio corpo, questa è la mia vita, la voglio spartire con te, la voglio condividere tutta con te!"».

 


[1] J. Ratzinger, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo, 9.

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