Uno stilista manipuri alle sfilate milanesi

Alla Settimana della Moda tenutasi a Milano, in una delle sfilate esclusive, quella organizzata all’Hotel Meliá il 24 febbraio, ha presentato la sua collezione anche Robert Naorem, uno stilista indiano proveniente dallo Stato del Manipur
Robert Naorem (a des.) con una modella alla Milano Fashion Week.

Non sono un esperto di moda e penso di non aver mai scritto qualcosa al riguardo. Tuttavia, in questi giorni sono rimasto colpito dalla notizia che alla recente Milan Fashion Week, in una delle sfilate esclusive – quella organizzata all’Hotel Meliá il 24 febbraio – è stato inserito anche Robert Naorem. Si tratta di uno stilista indiano proveniente dallo stato del Manipur, che si trova a nord est della penisola indiana, uno Stato fra quelli definiti “le sette sorelle”, che fanno da corona al Bangladesh. È un’India poco conosciuta in Europa: molti si sorprendono di vedere che gli abitanti di queste zone, alcuni Stati himalayani, sono di etnie sino-mongole e non ariani, dravidici o adivasi come la stragrande maggioranza del miliardo e mezzo di indiani. Non solo. Appartengono a gruppi tribali molto diversi fra loro, anche se caratterizzati da denominatori comuni che accompagnano la catena himalayana e che arrivano anche in Myanmar e nel nord della Thailandia.

Negli ultimi due anni il Manipur è stato – e ancora è – teatro di scontri drammatici che ne hanno sconvolto la vita sociale e quotidiana. È, di fatto, una sorta di guerra civile, probabilmente – lo sostengono in molti – generata per motivi di agende politiche nascoste che sperano di mutare il panorama di questa parte di nord-est del sub-continente indiano. In Manipur, come in tutti gli altri Stati e regioni di questa parte dell’Asia, si usano abiti tipici – sia gli uomini che le donne – fatti al telaio a mano con policromie particolarmente belle e attraenti. La collezione presentata a Milano da questo stilista indiano manipuri celebra l’identità culturale della sua regione, incorporando motivi tradizionali come l’emblema dello Stato, animali indigeni, motivi floreali e antiche scritture.

Robert Naorem, dopo aver completato gli studi elementari e secondari nel suo Stato, si è trasferito al sud, nella città di Bangalore (oggi Bengaluru, 2 mila km a sud-ovest) dove ha completato gli studi universitari in Psicologia clinica, per poi passare ad un campo assolutamente diverso dalla sua specialità iniziale, il fashion designing. Infatti, proprio a Bangalore Naorem si è imbattuto nel mondo della moda, particolarmente ricco e vivace nella metropoli indiana, aperto soprattutto al “fushion” fra diversi stili tipici del sub-continente ed elementi occidentali. In effetti, questo artista si è fatto da solo, lavorando in un piccolo atelier dove ha appreso sul campo sia l’arte del designing che quella del trucco, divenendone un esperto dotato di grande creatività. Oggi, si presenta come una delle stelle emergenti della moda indiana, in particolare nell’ambito proprio del fusion visibile in prodotti nati sui telai a mano della sua terra.

«La mia sfida – ha dichiarato lui stesso durante la settimana milanese – è far rivivere la tradizione del telaio a mano, promuovendo una moda sostenibile che mette in mostra la versatilità delle sete intrecciate del Manipur, arricchite da preziosi ricami a mano per soddisfare il mercato internazionale». La collezione presentata a Milano comprendeva abiti manipuri, sari indiani e silhouette occidentali, realizzati con tessuti tutti prodotti al telaio a mano.

La partecipazione a un evento internazionale come la Settimana della moda di Milano ha rappresentato anche un senso di speranza e resilienza, per una regione indiana come il Manipur in questa fase dolorosa e problematica della sua storia, spesso presentata come tensione fra gruppi etnici e religiosi, ma ben più complessa perché frutto di manipolazioni socio-politiche. Al riguardo l’artista indiano ha ricordato di aver lavorato a stretto contatto con le varie comunità coinvolte nelle tensioni sociali e per questo, nelle sue presentazioni in varie parti del mondo, «non mancano mai le bellissime trame dei miei fratelli e sorelle tribali». Da qui quello che egli definisce l’orgoglio di lavorare con tutte le comunità della sua zona. Lo stilista manipuri coglie l’occasione della sua partecipazione a sfilate in diverse parti del mondo per lanciare appelli affinché «tutte le comunità cessino le violenze e siano coinvolte nel processo di sviluppo intrapreso dal governo e lavorino insieme per far risplendere il Manipur nel resto del mondo». Un esempio attivo e sostenibile di arte sposata a promozione sociale e ricerca di soluzione dei conflitti.

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