Uno spettacolo per riscattarsi

È andato - e ancora andrà - in scena nel ragusano lo spettacolo "Serrerentola", realizzato dai figli dei braccianti rumeni che frequentano il Presidio Caritas di Marina di Acate. Un esempio di come il teatro possa costituire un'occasione di socialità e scoperta delle proprie potenzialità
Una scena dello spettacolo "Serrerentola"

Una favola, una bella favola. Che si condisce con i colori della vita. E che permette di continuare a sognare. Un percorso teatrale nato quasi per caso quello di 16 bambini e ragazzi (dai 4 ai 16 anni). Lo spettacolo si chiama “Serrerentola”: è stato messo in scena dai figli dei braccianti rumeni che vivono e lavorano nelle campagne di Marina di Acate e Scoglitti (Ragusa). I bambini frequentano il Presidio Caritas di Marina di Acate, uno dei diciotto esistenti in Italia nelle terre di frontiera, dove più forti sono i bisogni e la marginalità sociale. Inaugurato nell’ottobre 2014, è l’unico avamposto del “Progetto Presidio” di Caritas Italiana in Sicilia – insieme a Pachino, avviato pochi mesi fa. Unico avamposto anche, verrebbe da dire, della cosiddetta “società civile” in quelle terre.

La favola ripercorre il canovaccio classico di Cenerentola. «C’era una volta in un paesino della Sicilia una splendida ragazza il cui nome era Andrea, ma tutti la chiamavano Serrerentola perché lavorava tutto il giorno nelle serre … ». C’è la matrigna, ci sono le sorellastre che la costringono ai duri lavori domestici dopo aver trascorso la giornata nelle serre, ce’è la fatina ed il principe azzurro. Proprio lui organizza la festa da ballo che, per Serrerentola, diventa il momento del riscatto. E, per i bambini che l’hanno impersonata e portata, diventa l’inizio di un sogno, di un sogno non impossibile da realizzare, della speranza di una vita diversa, oltre la quotidianità.

Sono centocinquanta i figli dei braccianti censiti dal Presidio Caritas. La maggior parte sono tunisini e rumeni. Il Presidio è aperto tutti i martedì: gli operatori girano nelle campagne, assicurano assistenza medica, e cercano di soddisfare tanti bisogni immediati. I bambini vivono nelle case di campagna, spesso limitrofe alle aziende. La maggior parte non frequenta la scuola. «A volta si tratta di una scelta familiare – spiega Vincenzo La Monica, responsabile del Presidio di Marina di Acate, insieme a Emiliano Amico –, e la maggior parte delle volte vi sono delle difficoltà oggettive: mamma e papà lavorano nelle serre, il pulmino non passa nelle vicinanze, e comunque i genitori non riescono a sostenere il costo, pur minimo, richiesto dal comune. Un gruppo di bambini frequenta una scuola di Vittoria, grazie all’iniziativa della cooperativa Proxima, che effettua il trasporto senza costi».

Il laboratorio teatrale, avviato a gennaio, condotto da Fabio Guastella e Silvia Leggio (che hanno scritto la trama) ha permesso anche di imparare la lingua. I bambini hanno ascoltato le canzoni, le hanno imparate. Sul palco si sono mossi con naturalezza e, anche se i testi erano ridotti all’essenziale, per loro sono diventati un esercizio importante.

Il resto è stato per loro una “scuola di vita”. Gli applausi degli spettatori (lo spettacolo è stato portato in scena due volte, a Ragusa e Vittoria) hanno dato loro la certezza che, anche per loro, è possibile un momento di socialità. Ha dato fiducia nei loro mezzi, ha dato la consapevolezza che hanno qualcosa da dire e da dare. Gli applausi hanno suggellato la loro bravura. Tra gli spettatori anche i genitori, distolti per una sera dalla dura quotidianità.

La vita non è stata generosa con questi bambini, costretti a vivere nella terra del caporalato e delle violenze, del lavoro duro e sottopagato; in una Sicilia che vive, in maniera forte, la crisi agricola: le case sono spesso fatiscenti, si trovano tra le serre, isolate, lontane dal contesto sociale. Pochi compagni di giochi, pochi contatti con i coetanei.

«Questi bambini vivono in un contesto difficile, basato sullo sfruttamento – spiega il direttore della Caritas, Domenico Leggio –. Questo tipo di attività ha dato loro la possibilità di uscire da tutto questo e di scoprire le loro potenzialità. Sono diventati persone capaci di dare».

Sul palco di Vittoria, una promessa. Lo spettacolo continuerà ancora. Non si fermerà con le prime due rappresentazioni. «Lo faremo – continua Leggio – i ragazzi ce lo hanno chiesto. Quest’esperienza deve continuare. Lo spettacolo ha permesso a questi bambini di essere finalmente visibili nella loro città. E alle nostre città di conoscere bambini e famiglie altrimenti “invisibili”». «Non continueremo in estate – spiega La Monica – molte famiglie si spostano in questi mesi. Il lavoro stagionale si ferma. Molti tornano in Romania, alcuni braccianti si spostano a Nardò, in Puglia, per la raccolta dei meloni. Ritorneremo di certo in autunno».

Nicolas, Laura, Sarah, Andrea, Lavinia, Madalina, Dragos, Alex, torneranno ancora …

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons