Uno sguardo di speranza oltre la crisi

Presentato il Rapporto sulla città di Milano 2011, promosso dalla Fondazione Ambrosianeum.
Milano

Vento nuovo, tanti segnali emersi, con sorpresa, negli ultimi mesi. Una speranza che torna nell’orizzonte delle persone, superando paure, incertezze, chiusure. Sono le prime indicazioni che emergono dal Rapporto sulla città Milano 2011 Dentro la crisi e oltre, dare gambe alla speranza, lo studio promosso dalla Fondazione Ambrosianeum, curato dalla sociologa Rosangela Lodigiani e edito da Franco Angeli.

 

È una tra le ricerche più attendibili che da oltre vent’anni legge ogni anno i segnali della città. E tra questi sono tanti i segni di speranza di cui Milano è ancora molto ricca. «La sfida è aperta. Se si acquisisce coscienza che ogni riforma incomincia da noi stessi, esiste una buona probabilità che la battaglia per uscire dalla crisi possa essere vinta con soddisfazione condivisa ed entro tempi ragionevoli – ha detto il presidente dell’Ambrosianeum, Marco Garzonio. – E perché l’affermazione non appaia generica o buonista, diciamo subito che c’è un prerequisito: non aspettare che sia l’altro, il vicino, a incominciare per primo».

 

Le virtù civiche

La tradizione ambrosiana si è affermata grazie all’esercizio concreto delle buone pratiche, chiamate a Milano per lungo tempo virtù civiche, che hanno nomi precisi: responsabilità, rettitudine, coerenza, coraggio del quotidiano, spirito di servizio, altruismo. «Una per una connotano le scelte di individui; nell’insieme, contribuiscono a creare le condizioni affinché si possa realizzare il bene comune». Rilanciare il welfare ambrosiano è una buona pratica, perché – spiega Garzonio – rappresenta l’esatto contrario di una mentalità diffusa fatta di tante incrostazioni successive: distrazioni, atteggiamenti collusivi, furbizie, abdicazioni, scorciatoie, assuefazioni, adattamenti, appartenenze interessate. «Le generazioni dei nostri figli e nipoti traggono speranza dai silenziosi movimenti, talvolta carsici, che testimoniano e inducono cambiamenti – conclude il presidente dell’Ambrosianeum – così come dal nostro richiamo forte e convinto a favore di altre battaglie che toccano la loro sensibilità. Basti pensare a quelle per una città a misura delle persone, a incominciare dai bambini, per la difesa dell’ambiente, le energie rinnovabili, la tutela del paesaggio e delle opere d’arte. Il dono della vita, dell’ingegnosità e dell’attitudine ad operare e del creato intero è tutta materia posta nelle nostre e nelle loro mani; di essa siamo pienamente responsabili, proprio incominciando da noi».

 

Marco Vitale, economista d’impresa, scrive nella postfazione: «Si tratta di capire che il disagio della città, del quale siamo tutti partecipi, deriva piuttosto dalla sensazione che la nostra città realizza molto meno di quello che potrebbe fare, perde continuamente opportunità e status, viene distanziata da città che non sono migliori ma hanno una capacità di sintesi politica, di indirizzi strategici, di guida, insomma, che Milano non ha più da molto tempo. Si tratta di far emergere una classe dirigente che si trovi intorno ad un progetto, lo animi, lo realizzi e lo difenda».

 

Il rischio povertà e i segni di speranza

Il Rapporto 2011 segnala da un lato disoccupazione e condizioni di lavoro peggiorate: aumentano i milanesi a rischio povertà, la casa è sempre più un sogno. Dall’altro fa emergere però la fiducia dei giovani nella città, il risveglio di una partecipazione diffusa che pone su basi nuove il rapporto tra società civile e governo locale, una creatività sociale crescente. «La speranza di uscire dalla crisi non è dunque campata per aria. Ma occorre “darle gambe”, cioè non perdere tempo e lavorare a una serie di iniziative che sono a portata di mano, a patto che finalmente si affermi una Milano delle responsabilità molteplici e condivise; una Milano del bene comune e non di pochi; una Milano a misura delle persone; una Milano delle “buone pratiche”; una Milano delle virtù civiche».

 

«L’esperienza della crisi a Milano – sottolinea la Lodigiani – offre questo radicamento, e può essere vista quale laboratorio non solo di analisi, ma anche di pensiero e di sperimentazione: un’opportunità per individuare, tra le difficoltà e le prove, la “porta stretta” che aiuti a scorgere un modo nuovo di pensare la città, il suo modello di welfare, il suo futuro per un’altra Milano: una Milano nella quale la stessa idea di sviluppo esige di essere ripensata e riformulata». A disoccupazione, mancanza di casa, disagio, povertà e marginalità sociali è chiamata a rispondere la nuova amministrazione cittadina, con il necessario concorso di tutte le componenti della società civile e le imprese.

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