Uno sguardo dal ponte
Libretto di A. Weinstein e A. Miller, musica di William Bolcom. Roma, Teatro dell’Opera.
Dramma tra i più famosi del ‘900, Lo sguardo di Arthur Miller ha conosciuto numerose edizioni teatrali e cinematografiche. Approda in due atti al teatro lirico con la musica dell’americano Bolcom, e in prima europea a Roma. Lo spettacolo è bello: costumi degli anni Cinquanta, videoproiezioni di una Brooklyn in bianco e nero, massiccia presenza del coro posto su tralicci in alto, una regia misurata. E cantanti attori di vaglia, sul podio un esperto come David Levi, un’orchestra attenta.
Bolcom è compositore eclettico. I due atti si svolgono tradizionalmente in “recitativi ed arie”, la musica ondeggia tra tonalità, ritmi jazzistici ed espressionisti. Nulla è banale: recitazione, grido, melodia, si “contaminano” (cioè, si mescolano) i generi musicali , in questa tragedia “greca”– con tanto di narratore – della gelosia familiare. Quella di Eddy, zio possessivo dell’orfana Catherine, che si oppone con violenza all’amore di lei per il giovane immigrato siciliano Rodolpho. La conclusione è drammatica, sottolineata da un’orchestra fremente e cupa come in certi finali verdiani. Ma l’amore fra i due ragazzi non muore.