Uno scacchista d’eccezione

Alvise Zichichi è stato il presidente della Federazione scacchistica italiana (Fsi) dal 1996 al 2002, carica da cui si era dimesso per motivi di salute. Maggiore di sei fratelli, nacque nel 1938 a Milano da padre siciliano. Viveva a Roma dal ’57. Molto riservato, non si era mai sposato, ma era molto legato al resto della famiglia. È scomparso improvvisamente qualche mese fa. A ricordarne le qualità umane ci piace citare la sorella Brigida: “Ligio e onesto, si schermiva quando riceveva lodi; profondamente credente, buono e disinteressato, si sarà senz’altro guadagnato un posticino lassù” Noi fratelli siamo sorpresi e inorgogliti nel costatare quante persone lo stimavano e lo amavano”. Sin dai dieci anni amava la lettura e mostrava propensioni intellettuali; prediligeva la musica classica. Apprese il gioco degli scacchi dal padre Niccolò. A sedici anni in Veneto vinceva già un torneo di 1ª sociale; nel ’55 (a soli diciassette anni) era candidato maestro; nel ’58 lo troviamo presiedere a Roma il circolo intitolato al conte Giancarlo Dal Verme, il socio fondatore nel ’46, insieme con Giovanni Ferrantes, della Fsi. Nel ’63 conquistò il titolo di maestro; dal ’65 consigliere federale dell’assemblea Fsi; nel ’77 maestro internazionale; nell’85 campione d’Italia. Partecipò a ben sette Olimpiadi. Aveva un forte senso sociale, sempre impegnato per promuovere la vita dei circoli, che spesso ha contribuito a fondare, le trasmissioni divulgative e le pubblicazioni tese a permettere la fruizione del piacere degli scacchi da tutti. È sua l’invenzione dell’Albo istruttori con obiettivi di incentivazione nel mondo della scuola. In Alvise Zichichi, Adolivio Capece (direttore di L’Italia scacchistica) e altri riconoscono “uno dei protagonisti della scena scacchistica della seconda metà del Novecento”. Come presidente Fsi “si distingue – scrive Giuseppe Campioli – per le sue doti di amministratore “; mentre, riguardo al suo libro Lezioni di scacchi, ricorda come “con grande capacità didattica e chiarezza espositiva, l’autore fornisce all’allievo una bibbia da approfondire a piacimento”. E Alessandro Sanvito di Milano scrive di lui: “Per natura tollerante e disposto al dialogo, era paziente ma entro certi limiti, dopo di che rinunciava. Pensava che titolo di maestro; dal ’65 consigliere federale dell’assemblea Fsi; nel ’77 maestro internazionale; nell’85 campione d’Italia. Partecipò a ben sette Olimpiadi. Aveva un forte senso sociale, sempre impegnato per promuovere la vita dei circoli, che spesso ha contribuito a fondare, le trasmissioni divulgative e le pubblicazioni tese a permettere la fruizione del piacere degli scacchi da tutti. È sua l’invenzione dell’Albo istruttori con obiettivi di incentivazione nel mondo della scuola. In Alvise Zichichi, Adolivio Capece (direttore di L’Italia scacchistica) e altri riconoscono “uno dei protagonisti della scena scacchistica della seconda metà del Novecento”. Come presidente Fsi “si distingue – scrive Giuseppe Campioli – per le sue doti di amministratore “; mentre, riguardo al suo libro Lezioni di scacchi, ricorda come “con grande capacità didattica e chiarezza espositiva, l’autore fornisce all’allievo una bibbia da approfondire a piacimento”. E Alessandro Sanvito di Milano scrive di lui: “Per natura tollerante e disposto al dialogo, era paziente ma entro certi limiti, dopo di che rinunciava. Pensava che non esiste una rendita della civiltà. Il rispetto degli altri è una faticosa conquista quotidiana, qualcosa che bisogna strappare ogni giorno al proprio egoismo, e talvolta anche ai propri ideali: Per questo temeva il pericolo dell’intolleranza; ma la tolleranza – diceva – non è una rinuncia alle proprie posizioni, è una cosa assai più semplice e infinitamente più utile. È la fiducia, anche inflessibile, nella duttilità della ragione propria e altrui. Che è il contrario sia dell’intolleranza, sia della confusione”. Penso che quando giocava a scacchi riuscisse a coniugare la semplicità della colomba con la prudenza del serpente; altrimenti non si comprendono le sue clamorose vittorie con “grandi maestri” quali Filip nel ’62, Gligoric e Hort nel ’71, Nikolic nel ’75, Andersion e Toth nel ’76, Suetin nel ’77, Gonsior nel ’78, Speelman nell’80, Spassky nell’83.

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