Universitari e giovani docenti alla GMG
Sono stato a Madrid per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) insieme con uno dei gruppi organizzati dalla Diocesi di Roma. Con alcuni giovani del Centro Culturale Universitario “Paolo VI” di Sant’Ivo alla Sapienza abbiamo condiviso la proposta della Pastorale Universitaria del Vicariato, e personalmente ho potuto includere nel viaggio “di avvicinamento” alla capitale spagnola anche la partecipazione al Congresso Mondiale delle Università Cattoliche tenutosi ad Ávila dal 12 al 14 agosto 2011.
Com’è noto il tema generale dell’ultima GMG era Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede, ispirato a Col 2, 7 e sviluppato in quei giorni anche attraverso le tre ormai tradizionali catechesi che numerosi vescovi tengono per i vari gruppi linguistici presenti. Le GMG segnano ormai da più di venticinque anni un significativo cammino nel rapporto tra “Chiesa e mondo dei giovani”, iniziato in questa forma da quando nel 1984 papa Giovanni Paolo II consegnò ai giovani la Croce ed un anno dopo annunciò l’istituzione della GMG. Da quell’anno si è così realizzata una serie di incontri memorabili, e dalla GMG di Colonia (2005) il “testimone” è passato da papa Giovanni Paolo II a papa Benedetto XVI.
Saldi nella fede
In tutte quelle occasioni non è mai mancata la presenza dei giovani universitari. Se c’è chi si interroga su come fare per garantire la ricaduta sulla vita quotidiana successiva di tanti partecipanti ad un happening di tale portata, si può certamente riconoscere che a tale proposito non sono mancate le proposte per preparare bene e poi dare continuità all’esperienza, a partire da quella del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI che prevedeva nel 2010 la “Partenza”, nel 2011 l’“Incontro” e per il 2012 l’interiorizzazione di quanto vissuto, attraverso il “Racconto”. Il materiale offerto nel Vademecum del pellegrino italiano, ed il sito www.gmg2011.it, sono stati inoltre un utile punto di riferimento anche per le cappellanie universitarie.
Nel suo discorso durante la Cerimonia di benvenuto, all’aeroporto di Madrid il 18 agosto, papa Benedetto XVI ha voluto proprio sottolineare l’importanza delle GMG come espressione pubblica della fede dei giovani, insieme con la necessità nella Chiesa di rafforzare questa fede in un’epoca in cui tali manifestazioni risultano difficili. Di fonte alle numerose sfide che essi devono affrontare, a partire dalla crisi e dal vuoto morale, dalle difficoltà economiche e dall’incertezza, e da una secolarizzazione che sembra schiacciare la presenza dell’aspetto religioso, il papa ha ribadito che “è urgente aiutare i giovani discepoli di Gesù a rimanere saldi nella fede e ad assumere la meravigliosa avventura di annunciarla e testimoniarla apertamente con la propria vita. Una testimonianza coraggiosa e piena di amore per il fratello, decisa e prudente al contempo, senza nascondere la propria identità cristiana, in un clima di rispettosa convivenza con altre legittime opzioni ed esigendo, nello stesso tempo, il dovuto rispetto per le proprie (…) Mi accingo a dire ai giovani, con tutta la forza del mio cuore: che niente e nessuno vi tolga la pace; non vergognatevi del Signore”. Questo mi è sembrato un aspetto centrale della GMG, almeno di questa.
“Cari amici, che nessuna avversità vi paralizzi! Non abbiate paura del mondo, né del futuro, né della vostra debolezza. Il Signore vi ha concesso di vivere in questo momento della storia, perché grazie alla vostra fede continui a risuonare il suo Nome in tutta la terra”: è questa un’altra espressione “chiave” di Benedetto XVI pronunciata durante la Veglia di preghiera – segnata dal vento e della pioggia – all’Aerodromo di Cuatro Vientos il sabato 20 agosto.
Consacrazione dei giovani al Sacro Cuore di Gesù
Alcuni degli amici con cui ho condiviso questa esperienza mi dicevano di aver sperimentato in modo particolarmente speciale, e visibile, la “cattolicità” della Chiesa. A me ha colpito il desiderio sincero di accogliere, da parte di tanti giovani, l’invito ad approfondire sempre più il loro rapporto con Cristo e con la Chiesa, rivolto loro in più occasioni da papa Benedetto. Sovente è infatti ricorso l’invito alla fedeltà: nell’adesione alla Parola di Dio e nel “sì” alla Sua volontà (Festa di accoglienza dei giovani, 18 agosto); nell’offerta del meglio di se stessi, attraverso la capacità di amare e di compatire (Via Crucis, 19 agosto); nel “rimanere nel suo amore”, che significa vivere radicati nella fede “perché la fede non è la semplice accettazione di alcune verità astratte, bensì una relazione intima con Cristo che ci porta ad aprire il nostro cuore a questo mistero di amore e a vivere come persone che si riconoscono amate da Dio” (Veglia con i giovani, 20 agosto); nel rispondergli con generosità e audacia, “come corrisponde a un cuore giovane qual è il vostro. Ditegli: Gesù, io so che Tu sei il Figlio di Dio, che hai dato la tua vita per me. Voglio seguirti con fedeltà e lasciarmi guidare dalla tua parola. Tu mi conosci e mi ami. Io mi fido di te e metto la mia intera vita nelle tue mani. Voglio che Tu sia la forza che mi sostiene, la gioia che mai mi abbandona” (Celebrazione Eucaristica conclusiva, 21 agosto).
Il papa ha consacrato i giovani al Sacro Cuore di Gesù e li ha inviati a testimoniare Cristo nella loro vita quotidiana. Una disponibilità, quella dei giovani, che si è espressa in varie forme, dall’accostarsi al Sacramento della Penitenza ed al silenzio dell’Adorazione, alla celebrazione gioiosa della loro fede, all’entusiasmo che si respirava sia nei momenti organizzati che in quelli più spontanei. Ovviamente quanto vissuto porterà frutto solo se troverà una continuità ed insieme una “normalità” nella loro esistenza “post-GMG”, ma si è fatta strada anche in questo caso l’impressione, non solo mia, che in non pochi casi una GMG può effettivamente far tornare diversi da come si è arrivati, con la consapevolezza che nel cercare di vivere e di testimoniare la propria fede cristiana non si è da soli ma in “buona compagnia”. Interessante come durante un incontro giovanile don Pascual Chávez Villanueva, Rettor Maggiore dei Salesiani abbia voluto raccontare in quei giorni la storia di Sean Devereux, un giovane la cui vita fu così trasformata dalla GMG di Roma 2000 fino a farlo diventare missionario in Sierra Leone e poi martire in Somalia.
Una GMG che non si dimenticherà
La GMG di Madrid certamente non si dimenticherà facilmente. La capitale spagnola è stata “invasa” da giovani provenienti da ogni parte del mondo, e per gli stessi giovani iberici è risultata un’esperienza speciale per scoprire la gioia universale della gioventù e la bellezza di una fede senza frontiere. Il lemma della GMG indica delle immagini di grande importanza: le radici ricordano il mondo agricolo; l’edificazione evoca la stabilità di una costruzione ben cementata sulla roccia che è Cristo; la fermezza nella fede interpella una cultura che sembra aver fatto del dubbio e del relativismo il suo stile e la sua atmosfera vitale. Per questo la frase di Col 2, 7 assume anche oggi una speciale rilevanza, in un momento in cui l’Europa e il mondo chiamato occidentale paiono dimenticarsi delle loro radici e mettere al margine il messaggio e l’esempio di Gesù Cristo.
La GMG 2011 rappresenta quindi un invito a tutti, non solo ai più giovani, ad esaminare con sincerità la profondità o la superficialità della nostra vita. Ci chiede se e come sappiamo trasmettere agli altri il tesoro della fede in Gesù Cristo. E ci stimola ad impegnarci nel compito educativo e nella preghiera affinché i giovani crescano nella capacità di coltivare la speranza e di produrre frutti nell’amore.
L’impegno degli universitari
Molti universitari, partecipando a questa esperienza, hanno raccolto l’invito ad essere portatori di speranza e a farsi promotori di stili di vita alternativi ed autenticamente evangelici anzitutto attraverso la serietà del loro impegno di formazione culturale, crescendo nella consapevolezza del loro insostituibile apporto per la vita della Chiesa e della società. Durante quei giorni abbiamo riletto più volte il n. 32 degli Orientamenti Pastorali della CEI (Educare alla vita buona del Vangelo) che ricorda giustamente come i giovani siano “una risorsa preziosa per il rinnovamento della Chiesa e della società. Resi protagonisti del proprio cammino, orientati e guidati ad un esercizio corresponsabile della libertà, possono davvero sospingere la storia verso un futuro di speranza”.
Per questo la partecipazione di alcuni di noi all’incontro con più di 1.500 giovani docenti universitari con papa Benedetto svoltosi il mattino di venerdì 19 agosto nella splendida cornice del Real Monasterio di San Lorenzo del Escorial, dal titolo “Sinfonía de Fe, Verdad y Belleza”, ha rappresentato un momento indimenticabile, ed insieme una vera e propria consegna: “In realtà, l’università è stata ed è tuttora chiamata ad essere sempre la casa dove si cerca la verità propria della persona umana (…) L’università incarna, pertanto, un ideale che non deve snaturarsi, né a causa di ideologie chiuse al dialogo razionale, né per servilismi ad una logica utilitaristica di semplice mercato, che vede l’uomo come semplice consumatore. Ecco la vostra missione importante e vitale. Siete voi che avete l’onore e la responsabilità di trasmettere questo ideale universitario (…) i giovani hanno bisogno di autentici maestri; persone aperte alla verità totale nei differenti rami del sapere, sapendo ascoltare e vivendo al proprio interno tale dialogo interdisciplinare; persone convinte, soprattutto, della capacità umana di avanzare nel cammino verso la verità (…) Perciò vi incoraggio caldamente a non perdere mai questa sensibilità e quest’anelito per la verità; a non dimenticare che l’insegnamento non è un’arida comunicazione di contenuti, bensì una formazione dei giovani che dovrete comprendere e ricercare; in essi dovete suscitare questa sete di verità che hanno nel profondo e quest’ansia di superarsi. Siate per loro stimolo e forza”.