Uniti per la festa del popolo europeo

Arrivo a Bruxelles per il grande evento del 12 maggio che coinvolgerà migliaia di persone in tutto il continente
Insieme per l'Europa

Un cielo plumbeo che si apre a tratti a spiragli di sole accoglie i partecipanti che arrivano alla spicciolata a Bruxelles per l’evento di Insieme per l’Europa del 12 maggio. Tra i primi Eli Folonari dei Focolari e Marco Impagliazzo della Comunità di Sant’Egidio. Diversi anche i politici provenienti dall’Italia. Saranno di un altro pianeta ma sin dalla partenza fanno la fila come tutti al check-in di Ciampino e non hanno vie preferenziali. E, giunti all’aeroporto di Charleroi, prendono il pulmann low cost per giungere a Bruxelles e, addirittura la metro per raggiungere il loro Hotel dalla Gare du midi, la stazione capolinea del trasferimento. Si vede che è una casta fatta di un’altra pasta. Che ci piace per la normalità, la confidenza, la fratellanza che risalta prima del loro impegno politico. Mi sembra di buon auspicio per l’evento del 12 maggio, voluto a Bruxelles proprio per avvicinare le istituzioni europee ai popoli, i politici alla gente protagonista di una nuova stagione che vuole rilanciare l’anima europea del continente.
 
Per i simboli ricorrenti dell’Unione europea, le molte bandiere blu coronate da 12 stelle gialle, uffici delle varie istituzioni disseminati nella città, fanno di Bruxelles la capitale d’Europa. Un lungo manifesto colorato che copre perpendicolarmente un lato del palazzo Berlaymont, in piazza Robert Shuman, recita: “Più forti insieme”, sembra uno slogan adatto anche al cammino di oltre 250 movimenti ecclesiastici e comunità cristiane d’Europa che, liberamente e coraggiosamente, hanno intrapreso l’avventuroso cammino dell’unità. Dai primi passi diffidenti, agli inevitabili diversi punti di vista, fino all’amicizia con effetti impensati fino a pochi anni fa. Costituiscono un serbatoio di speranza e di comunione spirituale in un'Europa stretta nella morsa del fiscal compact, dei debiti e della speculazione che ha creato gli squilibri della situazione attuale.
 
I palazzi dell’Europa, il Parlamento europeo, l’edificio a tre punte del Berlaymont, sede delle Commissioni europee, l’edificio detto Justus Lipsius, dal nome di un filosofo fiammingo, in cui si riunisce il Consiglio dei ministri, appaiono come colate moderne di vetro e cemento senza identità adornati solo da bandiere colorate. Nel complesso sono una delusione architettonica e comunicano freddezza verso palazzi visti nel sentire popolare, non come luoghi di potere, ma di inutili scartoffie burocratiche fatte per imbavagliare la sovranità nazionale.
 
Eppure esiste già un’Europa dei popoli. La vedi nei volti sereni, nei saluti tra persone che non si conoscono dentro l’ascensore dell’albergo, nello scambio di gesti di accoglienza. Un nuovo popolo europeo c’è già. Domani si ritrova a Bruxelles e in oltre 140 città sparse nel continente per portare il contributo della società civile ad una sempre maggiore unità europea.
 
Il programma inizierà alle 15 nella Gold Hall dello Square meeting centre, nel centro della città, poco distante dalla splendida Grand Place, uno dei migliori scenari barocchi del mondo. Tra i relatori Maria Voce, presidente dei Focolari, e Romano Prodi, già presidente della Commissione europea. Alle 17 comincerà la diretta via Internet con gli interventi di Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, e Thomas Römer, responsabile evangelico dell’Ymca. In video interverrà il presidente del Consiglio europeo van Rompuy, la lettura di un “Manifesto per l’Europa” concluderà l’evento.

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