«Unità non è uniformità». L’abbraccio di pace del papa in Turchia

Incontro intenso con le piccole comunità cristiane presenti nel Paese. L’abbraccio tra Pietro e Andrea. Papa Francesco si è inchinato per chiedere al fratello Bartolomeo di benedire “me e la Chiesa di Roma”.
papa

Continua la visita di papa Francesco in Turchia. Sabato 29 novembre è stato dedicato ad un momento di grande significato interreligioso e ad uno di comunione ecumenica.

La visita alla Moschea Blu ha ricordato quella del 2006 quando Benedetto XVI visitò lo stesso luogo. Francesco si è fermato in silenzio per alcuni minuti, che padre Lombardi, in una intervista alla Radio Vaticana ha definito come ‘adorazione silenziosa’. Nel colloquio con il Muftì – ha riferito il portavoce vaticano – per due volte, il Papa ha insistito sul concetto di adorazione di Dio che, sia i musulmani sia i cristiani, devono esercitare. “Non solo lodare e glorificare, ma anche adorare”, ha detto il Papa. Lombardi ha definito il momento alla Moschea blu come il culmine della dimensione interreligiosa del viaggio di papa Bergoglio in Turchia. In precedenza, il Gran Muftì, ha spiegato al Papa alcuni versetti del Corano, da cui è tratta la definizione di questo luogo per la preghiera: sono versetti che trattano la vicenda di Zaccaria e della concezione di Giovanni il Battista e di Maria, secondo la tradizione che ne hanno i musulmani. Francesco è il terzo papa ad essere entrato in una moschea dopo la visita storica di Giovanni Paolo II alla moschea degli Ommayadi di Damasco, nel maggio 2001 e quella di Benedetto XVI alla Moschea blu otto anni fa.

La visita alla moschea Blu era stata preceduta da un altro momento significativo e ricco di storia. Francesco, infatti, si è recato a Santa Sofia, che è stata la più grande chiesa dell'Oriente cristiano, prima di essere trasformata in moschea durante l’Impero Ottomano. Attualmente Santa Sophia è un museo, ma gruppi islamisti da tempo chiedono con insistenza che torni ad essere una moschea. Al termine della visita il pontefice ha scritto sul Libro d'oro due frasi: una in greco – "Agia Sophia Tou Theou", che significa "Santa Sapienza di Dio" – ed una in latino – dal Salmo 83: "Quam dilecta tabernacula tua, Domine" ("Quanto sono care le tue tende, Signore").

Una prima parte della giornata carica di storia millenaria, ma anche di attualità: un chiaro segno di desiderio di ponti e comprensione reciproca con il mondo dell’Islam.

Nel pomeriggio, invece, è iniziata la visita del papa alla comunità cristiana di Istanbul. Un primo incontro nel cortile della cattedrale, i primi cristiani che il papa ha incontrato in terra turca. Si è trattato di un momento molto familiare con il saluto di Mons. Franceschini, presidente della locale minuscola conferenza episcopale, e molte strette di mano e fotografie personali e di gruppo. Padre Lombardi nel riferire di questo momento ha sottolineato il grande senso di conforto per i cristiani del posto che rappresenta la visita di un papa. E’ stata, infatti, non solo l’occasione per vedere il capo della Chiesa universale, ma anche per un momento di comunione fra i cattolici dei diversi riti, che vivono a Istanbul: i latini, i copti, i siri e gli armeni. A loro il papa ha trasmesso il messaggio dell’unità e della necessità della collaborazione fra tutti i cattolici. Papa Francesco a questi cristiani, diaspora davvero minuscola ha chiesto di lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, senza opporgli resistenza «perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità». La messa celebrata presso la cattedrale è la prima che il pontefice ha presieduto da quando è arrivato in Turchia ed è stata simbolo dell’unità che ha invocato su tutti i cattolici presenti: è stata, infatti, celebrata con momenti liturgici presi dalle diverse tradizioni e con canti delle diverse comunità cattoliche presenti ad Istanbul, compresa quella molto vivace proveniente da diversi Paesi dell’Africa.

Ma è la dimensione ecumenica che aleggia sulla megalopoli euro-asiatica, memore del grande patriarca Athenagoras e del suo fratello – così lo definiva lui stesso – Paolo VI. Nel corso della celebrazione nella cattedrale latina, accanto alle autorità cattoliche del Paese, era presente anche il patriarca ecumenico Bartolomeo I, il patriarca siro-cattolico, Ignazio III Younan, il vicario patriarcale armeno apostolico di Istanbul, l'arcivescovo Aram Ateshian, il metropolita siro-ortodosso di Istanbul, Filuksinos Yusuf Çetin, ed esponenti di alcune confessioni evangeliche. Terminata la celebrazione cattolica Francesco si è recato in visita al Fanar per l’incontro ufficiale con Bartolomeo che lo aveva atteso al suo arrivo fra le autorità all’aeroporto di Istanbul. Il rapporto di amicizia fraterna fra il vescovo di Roma e quello di Costantinopoli, fra la cattedra di Pietro e la sede di Andrea continua e si approfondisce. Quello di oggi al Fanar è stato il quarto incontro fra i due leader religiosi in poco meno di due anni. Questo dimostra l’intensità e la vicinanza fra i due leader più importanti dell’ortodossia e del cattolicesimo. Esso rappresenta una speranza per l’ecumenismo in generale.

Al centro della preghiera ecumenica svoltasi al Fanar erano le parole tratte dal libro del profeta Zaccaria: “Ecco, io salvo il mio popolo dall’oriente e dall’occidente”. «Sì, venerato e caro Fratello Bartolomeo – ha dichiarato Bergoglio – mentre Le esprimo il mio sentito ‘grazie’ per la Sua fraterna accoglienza, sento che la nostra gioia è più grande perché la sorgente è oltre, non è in noi, non è nel nostro impegno e nei nostri sforzi, che pure doverosamente ci sono, ma è nel comune affidamento alla fedeltà di Dio, che pone il fondamento per la ricostruzione del suo tempio che è la Chiesa”. Tuttavia, al di là dei discorsi, il momento veramente toccante di tutta la celebrazione è avvenuto quando allaconclusione del suo discorso il Papa ha aggiunto: "E vi chiedo un favore: di benedire me e la Chiesa di Roma". Quindi, Francesco ha chinato il capo e Bartolomeo I lo ha baciato sulla testa e abbracciato con grande spontaneità e fraternità. Prima, nel suo discorso, il Patriarca ha ricordato l’importanza della visita di Papa Francesco, che segue quelle dei suoi predecessori Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: una visita che testimonia «la volontà Vostra e della Santissima Chiesa di Roma –ha detto – di proseguire il fraterno costante cammino con la nostra Chiesa Ortodossa, per il ristabilimento della completa comunione tra le nostre Chiese”. Per il Patriarca Ecumenico si tratta dunque di «un fatto storico e ricco di buoni auspici per il futuro”.

Dalla giornata di ieri, completamente dedicata al contato con la realtà politica e con le scottanti questioni socio-religiose non solo della Turchia, ma di tutta la regione, si è passati alle varie celebrazioni odierne che hanno toccato un dialogo all’interno della Chiesa cattolica con la presenza, all’interno di questa piccola comunità, di vari riti, ma anche con gli ortodossi, sul luminoso cammino fatto dal primo storico incontro fra Athenagoras e Paolo VI. La giornata era stata aperta, non dimentichiamocelo da un gesto importante per tutti coloro che hanno la fede nell’Islam e che guardano magari con sospetto il mondo cristiano. Un papa che entra in Mosche dopo essersi tolto le scarpe e si ferma in alcuni minuti di adorazione silenziosa sono un esempio importante di dialogo discreto e costruttivo.  

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