Unire l’Europa per unire il mondo
L’Europa: una realtà e una speranza! Così l’ha definita Antonio Padoa Schioppa, professore emerito in storia giuridica europea medievale e moderna presso l’Università di Milano, a margine di un appuntamento di Caffè Europa (un’iniziativa di incontri organizzati dall’Ufficio del Parlamento europeo a Milano) dove il 10 maggio protagonista è stato il suo libro Perché l’Europa. Dialogo con un giovane elettore (Ledizioni, Milano, 2018).
A moderare il dialogo una giovane, Chiara Italiano, dell’Associazione Civetta, che lavora per formare le nuove generazioni alla partecipazione alla vita democratica, tramite percorsi didattici.
Nel volume (disponibile anche in regime copy-free sul sito euwiki.it) Antonio Padoa Schioppa si cimenta nel tentativo di rappresentare i multiformi aspetti del progetto di integrazione europea in una forma diversa da quella di un saggio, attraverso un fitto scambio di domande e risposte con un giovane elettore che per la prima volta andrà a votare nel 2019 per il Parlamento europeo.
L’Europa è come una cattedrale incompiuta con tre navate rappresentate da pace, benessere, solidarietà. Ma è anche una cattedrale a rischio. Il progetto, infatti, è stato solo in parte realizzato. Perché, come si legge nel libro, il progetto di unione politica federale dell’Europa è stato, sin dall’origine – da Kant ai Padri fondatori dell’Unione, Altiero Spinelli, Jean Monnet, ma non solo loro –, un progetto aperto alla prospettiva di un’unione politica planetaria. Le memorie di questi personaggi sono chiarissime al riguardo: «Unire l’Europa per unire il mondo», come si espresse Mario Albertini nel 1980.
Antonio Padoa Schioppa intende così la vocazione cosmopolitica dell’Europa: «l’Europa è la maggiore speranza di chi crede nell’ideale dell’unità politica del genere umano». Ma solo un’Europa unita potrà esercitare un ruolo di avanguardia nel promuovere le istituzioni internazionali già esistenti, dalle Corti di Giustizia internazionali all’Organizzazione internazionale del commercio (Wto), ma soprattutto, al livello più alto, alle Nazioni Unite, nate per tutelare la pace nel mondo.
E chi si batte per l’Unione europea si batte per un obbiettivo che supera l’Europa stessa e riguarda il mondo.
In questa prospettiva, Chiara Lubich a Innsbruck nel 2001 così affermava: «Nella visione dei fondatori l’Europa è una famiglia di popoli fratelli, non però chiusa in se stessa, ma aperta ad una missione universale: l’Europa vuole la propria unità per contribuire poi, all’unità della famiglia umana. L’Europa unita, dunque, per arrivare a un mondo unito».