Un’informazione per il bene comune
L'agenzia Asca compie 40 anni. In un incontro a Roma, i protagonisti del suo lavoro ne ripercorrono la storia.
«Siamo orgogliosi di essere una minoranza attiva, orientata al bene comune»: ad aprire con queste parole le celebrazioni per il 40 anni dell’Agenzia stampa quotidiana nazionale – nata come Agenzia stampa cattolica associata, da cui ha ereditato la sigla – è stato il presidente Giuseppe Cornetto, che ha individuato nel «concetto di primato della società civile, nell’impegno all’approfondimento, e nel sostegno costante all’Unione europea da un lato e alle autonomie locali dall’altro» i principi ispiratori del suo lavoro lungo questi anni. Un lavoro, ha ricordato il direttore Gianfranco Astori, iniziato negli anni non facili del terrorismo – alcuni dei giornalisti dell’Asca erano infatti nel mirino delle Br – con la missione di «interpretare il variegato mondo cattolico dopo il Concilio». Un’agenzia di origine cattolica ma che, nelle parole di Cornetto, «non serve né si serve della Chiesa», concependo la sua attività come servizio al bene pubblico del Paese nel suo insieme.
La riflessione del sociologo Giuseppe De Rita, direttore del Censis, è stata la linea guida su cui si sono innestati i successivi interventi di ex direttori e redattori. De Rita ha osservato come la comune origine cattolica di Censis e Asca si concretizzi in una determinata «logica di moralità professionale», e come sia difficile “fare minoranza” «non perché la maggioranza sovrabbondi, ma perché le minoranze tendono a scivolare verso l’ideologismo e il settarismo». Con la caduta delle grandi ideologie e la frammentazione della società, le minoranze – soprattutto nel campo dell’informazione – possono però offrire «un servizio di lettura di una realtà sempre più policentrica, cogliendo ciò che avviene senza perdersi nella logica dell’evento eclatante che il giorno dopo è sparito». Ed è infatti il tema dell’informazione come lettura della realtà quello su cui hanno insistito tutti gli intervenuti. Nomi più o meno noti che, in virtù dello spazio che l’Asca ha sempre dato alla formazione dei giovani, lì si sono fatti le ossa: tra i meglio conosciuti, Clemente Mimun, Augusto Minzolini, David Sassoli e Stefano Folli.
Per l’occasione sono giunti anche i saluti del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del presidente della Camera Gianfranco Fini, e del segretario di Stato Vaticano mons. Tarcisio Bertone, che in un video ha invitato l’Asca a «continuare ad essere voce delle fasce più svantaggiate e meno tutelate, in una missione di alto valore sociale».