Un’esperienza trasmessa ai discepoli
La trasmissione del carisma dal fondatore ai discepoli è sempre avvenuta attraverso il racconto della "esperienza dello Spirito".
Nell’estate del 1978 a Susà di Pergine, nel Trentino, si teneva un incontro di duecento giovani dei più diversi Istituti religiosi, provenienti da tutta Europa. In quegli anni Settanta la proposta di Chiara Lubich di un Vangelo vissuto con radicalità nel suo nucleo fondamentale, l’amore reciproco fino all’unità, aveva affascinato centinaia di giovani religiosi, e quelli convenuti a Susà erano appunto attratti da questo nuovo ideale di vita.
Da poco tempo era stata emanata l’Istruzione Mutuae relations sui rapporti tra Vescovi e Superiori maggiori degli Istituti religiosi, un documento che, tra l’altro, mette in piena luce la realtà dei carismi. Chiara avvertì una particolare sintonia con la definizione di “carisma del fondatore” che vi si può leggere al n. 11: “l carisma dei fondatori si rivela come un’esperienza dello Spirito, trasmessa ai propri discepoli per essere da questi vissuta, custodita, approfondita e costantemente sviluppata in sintonia con il Corpo di Cristo in perenne crescita”.
Nel 1974, rivolgendosi proprio a un gruppo giovani, Chiara li aveva indirizzati con decisione verso i propri fondatori: “Cercate di studiare bene il vostro Fondatore agli inizi, nei primi anni della sua vita… in modo da essere sempre anche voi come il modello che, senza volerlo, ponete davanti ai vostri fratelli più anziani”.
Ora, nel documento della Santa Sede, ritrovava espressa la sua intuizione. Ne fu talmente contenta che mandò da Roma a Susà di Pergine uno dei suoi più stretti collaboratori soltanto per leggere ai giovani religiosi quelle poche righe di Mutuae relations 11.
Lei, lungo tutta la sua vita, ha saputo trasmettere “ai propri discepoli” la sua straordinaria “esperienza dello Spirito”, coinvolgendo milioni di persone. Il suo metodo è consistito soprattutto nel comunicare l’esperienza che Dio le dava da vivere. In ogni circostanza, davanti a ogni pubblico, ha continuato a narrare la nascita del suo Movimento: “Erano i tempi di guerra. Tutto crollava di fronte a noi, giovinette…”. Così iniziava in uno scritto del 1948, così ha ripetuto per anni, così iniziano anche oggi, i membri del Movimento, quando vogliono far conoscere il loro carisma.
Si è fatto così da sempre. Atanasio, per parlare del carisma monastico, ha narrato la storia di Antonio del deserto. Gregorio Magno ha fatto lo stesso per il carisma di Benedetto, Bonaventura per quello di Francesco, Giordanio di Sassonia per Domenico; erano convinti che nella narrazione delle origini, nell’esperienza del fondatore, fosse racchiusa la “forma” del carisma.
In questo senso si esprime con chiarezza Nadal quando, per parlare del carisma ignaziano, ne narra la storia: “In questo discorso breve della vita del p. Ignatio fin alla fondazione della Compagnia, si vede un essemplar di quella… Di sorte che seguirò ponto per ponto sempre il meglio et più perfetto il p. Ignatio, et in lui quasi fundò la Compagnia il Signore Iddio, et si vede la prima forma et gratia che il Signore diede alla Compagnia, s’intendono gl’essercitii et ministerii d’essa Compagnia, et che habbiamo noi di imitare fin a guadagnar sempre persone apte per la Compagnia et conformation dell’istituto primo…”.
Loro, i fondatori, hanno saputo trasmettere la loro “esperienza dello Spirito”, e con ciò hanno dato vita ai rispettivi gruppi e Famiglie religiose. L’hanno comunicata con la parola e con la vita, fino a coinvolgere nella medesima esperienza. Anche i loro compagni e gli immediati successori – ho appena ricordato Atanasio, Gregorio, Bonaventura, Giordanio, Nadal… – hanno saputo “narrare” e quindi “trasmettere” alla generazione successiva l’esperienza fondante, immettendo nello stesso cammino di vita. Avviene quello che il Salmo enuncia per quanto Dio ha operato: “Di generazioni in generazione si raccontano le tue opere / si annunciano le tue meraviglie” (145, 4).
E noi, oggi, riusciamo ancora a trasmettere il carisma che abbiamo ricevuto? È per rispondere a questa domanda che la nostra rivista, al forum tenutosi a Roma l’11 maggio di quest’anno, ha invitato i due maggiori responsabili di due grandi carismi: Carlos Alfonso Azpiroz Costa, Maestro generale dell’Ordine dei Domenicani, e Maria Voce Emmaus, Presidente dell’Opera di Maria.
Abbiamo voluto mettere accanto un Ordine che da otto secoli risponde alla sfida della trasmissione del carisma, e un Movimento la cui fondatrice è morta appena un anno fa e che quindi inizia ora a interrogarsi sul suo futuro. Il presente numero della rivista riporta gli interventi al forum e il vivace dialogo che ne è scaturito.
“Trasmettere” il carisma, è il primo dei verbi che ci vengono indicati da Mutuae relatione. Ne rimangono altri quattro su cui riflettere per un cammino sempre in divenire: si tratta di “vivere”, “custodire”, “approfondire” e “sviluppare” il carisma. Ognuno di questi ulteriori verbi meriterebbe altrettanti forum, per aiutarci a ricordare che il carisma è una realtà viva e dinamica come lo è lo Spirito che lo dona alla Chiesa.