Un’economia a misura d’uomo

La Scuola di economia civile sorta, con un atto costitutivo, lo scorso 19 maggio a Loppiano, riunisce soggetti che pongono la persona e i suoi bisogni al centro dell'agire economico. Eterogenei i soggetti fondatori, rappresentanti del mondo cattolico e laico
Lavoro in fabbrica

«Una scuola che è anche un progetto di ricerca volto a promuovere la realizzazione di un mercato civile e civilizzante, che ponga al centro dell'agire economico la persona, i suoi bisogni, le sue aspirazioni e la sua fioritura, per impostare un mercato in cui gli agenti interagiscano per mutuo vantaggio e nell'interesse del bene comune, in contrapposizione con le logiche utilitaristiche e di sola massimizzazione del profitto che si sono andate affermando su scala mondiale e che ci hanno condotto a questi tempi di crisi». Domenica 19 maggio segna un momento storico per l’orizzonte di senso dell’economia civile italiana e non solo: nasce la Scuola di Economia civile (Sec): «un’idea da tempo in embrione, ma concretamente partita a settembre 2012 quando alcuni potenziali soci, anche in rappresentanza di istituzioni, sono stati invitati dal professor Luigino Bruni ad incontrarsi ed a ragionarne insieme» – ha spiegato la presidente del consiglio di amministrazione della scuola, Silvia Vacca, sul sito dedicato all’Economia di Comunione.

In quell’occasione si è creato, per una sorta di ‘proprietà transitiva della fiducia’, un ottimo tavolo di lavoro composto da persone con una comune idea di economia civile le quali, pur non conoscendosi fra loro, hanno convenuto sulla proposta di costruire insieme questa Scuola. I soggetti fondatori rispondono ai nomi di Banca Etica, Acli, Federazione trentina delle cooperative, Federcasse, Istituto universitario Sophia e Polo Lionello Bonfanti, luogo simbolo per la teorizzazione e le pratiche dell’Economia di Comunione, che ha ospitato l’assemblea di costituzione di una scuola il cui fine più profondo risiede nell’ambiziosa speranza di riscrivere i parametri e le categorie con le quali l’economia è stata intesa e praticata.

«L’economia civile non contrappone Stato e mercato o mercato e società civile: non prevede codici differenti di azione ma, in linea con la Dottrina sociale della Chiesa, punta a unirli, teorizzando che anche nella più semplice attività di impresa debbano radicarsi concetti come reciprocità e rispetto della persona. Troppo spesso, ad esempio, è stato ritenuto come immodificabile il dogma per cui l’impresa potesse operare nel mercato a proprio piacimento, magari ledendo la dignità dei lavoratori» – ha affermato Stefano Zamagni, presidente del comitato scientifico d’indirizzo della SEC, tra i primi in Italia, insieme a Luigino Bruni, a riscoprire il valore dimenticato per secoli di quella "economia civile" enunciata già nel ’700 da un italiano, Antonio Genovesi, il quale pose la necessità di relazioni, motivazioni, fiducia alle basi di ogni attività economica improntata al bene comune più che alla ricerca di soddisfazioni individuali, quali l’esclusiva logica del profitto rischia di indirizzarsi se separata dall’attenzione alla reciprocità.

La neo costituita SEC si rivolgerà a dirigenti di istituzioni, associazioni, imprese, ma anche alle scuole, pensando a corsi “popolari” che possano formare dirigenti scolastici e docenti. I corsi partiranno nel prossimo autunno, dopo il lancio ufficiale previsto, nell’ambito della rassegna “LoppianoLab”, il 20 settembre al Polo Lionello, dove verrà costituita la sede della Scuola.

Un’altra data storica, in cui prenderà vita una sfida che, per usare le stesse espressioni della presidente Silvia Vacca, intende «trasferire valori di riferimento e far comprendere come la sostenibilità economica possa assolutamente accompagnarsi con una sostenibilità di tipo sociale, all’attenzione al bene comune ed alla persona». Innovative come la visione, non solo l’eterogeneità dei soggetti fondatori, che pongono fianco a fianco rappresentanze del mondo cattolico e laico, ma anche la stessa forma giuridica del progetto, costituita come società a responsabilità limitata per dimostrare la possibilità di organizzare attività di formazione e ricerca servendosi di questa forma societaria e ricorrendo ad alcune clausole che richiamano i principi dell’Economia di comunione: ai soci spetterà solo una piccola parte dei futuri utili, che saranno destinati a formazione e a progetti di sostegno per indigenti.

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