Under 20 ripuliscono Roma
Primo obiettivo di “Giochi da non rifiutare”: sensibilizzare la comunità di Roma sul problema rifiuti attraverso la cosiddetta gamification, ovvero trasformare un’attività, che non fa parte di contesti ludici, in un gioco. L’efficacia di questa pratica è comprovata per il raggiungimento di obiettivi sociali: si perde infatti il lato faticoso di un’attività in genere poco piacevole come la raccolta rifiuti, affrontandola in gruppo, in modo volontario e come, appunto, un gioco.
L’idea ha avuto origine dall’evidente incuria di zone di Roma come il Parco degli Acquedotti, citato spesso anche dai media come luogo in cui i “cassonetti galleggiano sui rifiuti”. Ecco che il gruppo, supportato dalla mentor Sara Matassoni (classe ’97), ha ipotizzato la collocazione di cassonetti interattivi in punti strategici del Parco e l’organizzazione di giornate dedicate alla sfida di raccolta rifiuti. Ma non ci si limiterebbe lì, la prospettiva è quella di attuare la sfida per le strade di Roma.
Il gioco è stato organizzato con precisione, con delle regole. Dieci squadre, massimo 7 persone ciascuna, 20 sacchetti e tre attrezzi di raccolta a squadra. Ogni sacchetto dovrà essere completamente pieno prima di essere gettato, essendo la sostenibilità alla base dell’iniziativa. Come premio per chi raccoglierà più rifiuti, e quindi riceverà più punti, la MIC Card, una tessera per l’accesso gratuito a tutti i musei di Roma, che include anche la possibilità di un accompagnatore a scelta.
La proposta ha convinto la giuria dell’hackathon a tal punto che è già stata discussa presso il Comune di Roma e ha ottenuto i primi finanziamenti. Ai vincitori sono state riservate 5 borse di studio per l’Aurora Experience, il programma di formazione digitale rivolto a 100 giovani under 23 l’anno e della durata di 6 mesi. In totale i partecipanti sono stati 30, divisi in 6 squadre.
L’hackathon “Women Empowerment” è stato organizzato da GenQ – associazione no profit impegnata nell’affermazione della gender equality e della consapevolezza in merito al tema Diversity and Inclusion (D&I) – in collaborazione con Needs, community e incubatore associativo di idee innovative e brand. Diversi gli interventi dei professionisti durante la competizione, su giovani come promotori di cambiamenti, la scarsa rappresentazione in ambito lavorativo, diversità come acceleratore sociale e aziendale, tecnologia e innovazione digitale.
La domanda sorge spontanea: che relazione sussiste tra questa iniziativa e il fine della squadra premiata?
“La più grande forza dell’evento è stata il concetto di “diversità”: diversità nel background della giuria, diversità nelle esperienze dei partecipanti e diversità dell’ambiente in cui si è svolto – commenta Giulia Sironi, organizzatrice dell’hackathon – Il nostro scopo è infatti quello di fornire opportunità concrete ai ragazzi, soprattutto per confrontarsi con la diversità stessa e quindi imparare ad accoglierla nelle loro vite”.