Un’azienda sanitaria interessata più alle persone che al profitto
A un anno dalla nascita dell’Aipec, l'Associazione degli imprenditori per l’Economia di Comunione, LoppianoLab ha ospitato un laboratorio di confronto tra le realtà che aderiscono al modello dell’EdC, nata da un’ispirazione di Chiara Lubich a San Paolo del Brasile nel 1991, quando la fondatrice del Movimento dei Focolari «si imbattè nella corona di spine di favelas che contornava i grattacieli della metropoli brasiliana», come ha ricordato introducendo il dibattito Luigino Bruni.
Economista e punto di riferimento per la neonata Scuola di economia civile del Polo Lionello Bonfanti di Incisa Valdarno, Bruni ha ricordato nell’occasione che «l’EdC nasce prima di tutto dal tentativo di affrontare la povertà e la diseguaglianza, affidandosi non al comunismo né al capitalismo, ma alla comunione». Cambiare l’impresa per cambiare il mondo, radicandosi nella cultura della condivisione e dello scambio reciproco di valore in una dimensione relazionale, è il cardine dell'esperienza dell’EdC, i cui aderenti hanno realizzato nel corso di questi anni progetti imprenditoriali degni di attenzione.
Tra le testimonianze emerse nell'incontro di LoppianoLab è stata particolarmente apprezzata quella della Salve! Health to share onlus, poliambulatorio nato agli inizi del 2009 come cooperativa dal sogno di una ventina di soci accomunati dall’attenzione agli indigenti, alla formazione, allo sviluppo dell’innovazione e alla ricerca di un modello gestionale partecipato.
La cooperativa è sorta dall'evoluzione di un semplice studio dentistico ubicato a Incisa e attivo dal 1998, spostatosi poi al Polo Lionello Bonfanti, che nel corso dei dieci anni successivi, ormai diventato un poliambulatorio, è riuscito ad ampliare la sua utenza a circa quattromila persone.
Così, 400 metri quadri di superficie, 13 ambulatori e il passaparola hanno ulteriormento fatto crescere l’utenza, che si attesta oggi a circa ottomila pazienti, richiedendo l'impegno di 20 persone di ruolo più quello di altri 25 specialisti che si avvicendano nel lavoro. Maria Teresa Fumi, presidente della cooperativa, e Sandra Della Bella, odontoiatra e direttrice sanitaria, illustrano come «ad accomunare il gruppo di collaboratori sia una scelta di stile che mette al centro la persona, in un mondo, come quello della sanità, che attraversa un passaggio epocale delicatissimo».
Ma la scelta di una gestione cooperativa, coerente con intenti e competenze da capitalizzare, e l’attenzione preferenziale alle specificità dell’utente non si conciliano facilmente con le esigenze di bilancio, chiuso in pareggio anno dopo anno con fatica.
Nonostante il successo dell'iniziativa quanto a richiesta di prestazioni, infatti, il margine di profitto non è mai ampio quando la scelta professionale parte dalla vicinanza ai pazienti, anche e soprattutto se indigenti. Questo ha portato spesso all'esigenza di dilazionare i pagamenti o trovare altre forme di sostegno, come è stato con il coinvolgimento dell’associazione Risana, società cooperativa nata nel 2007, attraverso cui è stato possibile affrontare le cure per alcune persone particolarmente impossibilitate.
«La scelta stessa di inserire giovani collaboratori in organico è un investimento a lungo termine – affermano – che richiede di fare i conti con una redditività non immediata, perché stanno imparando». Lo statuto della cooperativa, che considera centrale l'attività di formazione, richiede questa coerenza, e i soci la considerano una scelta decisiva a medio-lungo termine. Affinché tutto sia portato avanti non in un’ottica di «selezione, ma piuttosto di inclusione e contagio, alla luce di valori condivisi», sono ritenute fondamentali la condivisione interna tra i collaboratori, in un modello compartecipato di impresa, e la rete creata attraverso lo Sportello famiglia con altre associazioni sanitarie di volontariato del territorio, votate al servizio delle persone bisognose di cure.