Un’anima per l’Europa

C’è un’anima, un futuro per l’Europa. Se non si chiude in sé stessa, se si apre alla solidarietà, se promuove la pace.A partire dal Vangelo. Sono stati in 10 mila a crederlo a Stoccarda. Ed oltre 100 mila hanno risposto con lo stesso entusiasmo, collegati da 199 città e 45 paesi del mondo.Tutti Insieme per l’Europa. Il nostro continente aveva bisogno di questa giornata: l’8 maggio, anniversario della fine della seconda guerra mondiale, è stato come un nuovo inizio. Più di 150 movimenti, comunità e gruppi cristiani hanno aderito alla manifestazione: cattolici, evangelici, anglicani e ortodossi, per la prima volta insieme in una grande manifestazione ecumenica. I promotori dell’iniziativa (tra i cattolici il Movimento dei focolari, la Comunità di Sant’Egidio, Schönstatt, i Cursillos, tra gli evangelici l’Ymca, e alcuni movimenti del rinnovamento carismatico,) avevano iniziato da due anni un cammino insieme. E Stoccarda è stata una tappa importante di questo viaggio dello spirito, un’occasione preziosa di riflessione sul destino dei popoli del nostro continente, nella settimana in cui l’Unione europea ha accolto dieci nuovi paesi. Una settimana di comunione profonda. Nei due giorni precedenti, il Congresso dei collaboratori ha visto più di duemila rappresentanti dei movimenti e comunità riuniti per pregare, confrontarsi e conoscersi più profondamente. Ognuno con le sue caratteristiche e la sua spiritualità, ma tutti con il desiderio di guardare insieme al futuro del nostro continente con gli occhi del Vangelo. Un cammino non facile, ma proprio per questo importante, percorso insieme con la gioia di scoprire i valori comuni che i movimenti cristiani possono offrire all’Europa. E la sintesi felice è arrivata nella giornata conclusiva. In uno straordinario clima di fraternità e comunione, in un’assemblea vasta e variegata, le parole si sono intrecciate con le espressioni artistiche, mostrando la bellezza e l’armonia di questa Europa dello Spirito. Ai discorsi di Chiara Lubich, Andrea Riccardi, Romano Prodi, Ulrich Parzany, hanno fatto eco le parole del pastore Aschoff, il dialogo tra il card. Kasper e il vescovo luterano Friedrich, le testimonianze dei movimenti, l’entusiasmo di Helmut Nicklas, dando voce ad un vissuto di unità che percorre già da tempo il continente europeo e che si è manifestato nella sua bellezza in questa giornata straordinaria. Un magma incandescente, lo ha chiamato Chiara Lubich, che finalmente buca la crosta e emerge in superficie. Affiora così l’Europa dello Spirito che comincia quando si apre il cuore alla Parola di Dio, anzi quando si ritrova il cuore e si comincia a non vivere più per sé come ha detto Andrea Riccardi invitando tutti all’impegno per il Sud del mondo e per la pace: Pace in Europa, pace in tutto il mondo!. Parole a cui ha fatto eco anche il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, sottolineando che il fermento religioso può dare all’Europa quell’anima di cui il nostro continente non può fare a meno , per la sua dignità sullo scenario internazionale e per giocare un ruolo importante a favore della pace. La presenza di vescovi di diverse chiese cristiane ha arricchito la Giornata: con grande commozione è stata accolta la lettura del testamento di Gesù che essi hanno voluto fare insieme, nelle lingue delle diverse tradizioni. Un segno di unità, suggellato anche dal messaggio inviato da Giovanni Paolo II – letto da mons. Stanislaw Rylko – che suona come un autorevole invito a proseguire su questa strada. Non solo nei contenuti, ma nel metodo: Il dialogo ecumenico contribuisce essenzialmente a sviluppare un’identità europea fondata sulla fede cristiana. Ma il papa parla anche della necessità di costruire una società che rispetti di più la vita. Non a caso, da molti interventi e numerose testimonianze dei tre, intensi, giorni di Stoccarda è giunta una domanda evangelica diretta alla società europea, ai giovani come agli adulti. È forse il tema più importante di questa grande Giornata, come occasione di riflessione e di impegno. È la domanda di un senso della vita e, come sottolinea Giovanni Paolo II, di una società più umana. Che vuol dire più attenta ai poveri e ai deboli, come gli anziani che ormai abitano sempre più numerosi il nostro continente. È una domanda a tutti i movimenti e gruppi cristiani di essere sensibili a tutti coloro che cercano un senso – e sono tanti – che hanno bisogno di un orientamento nelle loro giornate, che aspirano ad una vita piena.

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