Un’anima da artista sul tatami.

Ci sono atleti, apparentemente più fortunati, per i quali lo sport è sinonimo di importanti riconoscimenti economici, fama e successo. Ce ne sono altri che invece sanno in partenza, per il solo fatto di aver scelto di praticare uno sport minore, che non saranno mai ripagati in maniera adeguata dagli onori della cronaca. Mesi di allenamento, lunghi ritiri e tanti sacrifici per arrivare, nel semi- anonimato, al vertice mondiale della propria disciplina. Ma sono felici lo stesso. Anzi, forse lo sono anche di più. È il caso di Lucia Morico, la trentunenne ragazza di Marotta, un piccolo paese in provincia di Pesaro e Urbino, che combatte per la Guardia di Finanza, e che ormai da alcuni anni è tra le migliori judoka della sua categoria di peso (i 78 chilogrammi). La incontriamo ad Ostia, dove si sta allenando in vista dei prossimi campionati europei in programma a Belgrado, dal 6 all’8 aprile, primo appuntamento valido come qualificazione per le Olimpiadi di Pechino 2008. A colpirci sono il suo sorriso e la grande passione per questa disciplina. Avevo dieci anni, e nella palestra comunale del mio paese si praticavano soprattutto ginnastica e pallavolo.Ma c’era anche il judo. Ho iniziato, e da lì non ho più smesso. Pur avendo cominciato giovanissima, Lucia è diventata una campionessa abbastanza tardi, intorno ai 25 anni. Anche perché, nella sua categoria di peso, era chiusa da Emanuela Pierantozzi, la prima donna del judo italiano capace di conquistare una medaglia olimpica. Emanuela era molto più esperta, molto più brava, per me era un idolo. Ed è molto stimolante confrontarsi con una campionessa. Soprattutto se, come nel mio caso,mi veniva data comunque la possibilità di battagliare con lei per provare a conquistare il posto da titolare in nazionale. Lucia ha tenuto duro, non si è persa d’animo, ed ha saputo aspettare il suo momento. Per me è stato un modo per capire che di strada ne dovevo fare ancora molta. Ed alla fine sono arrivati tanti risultati importanti culminati con il bronzo olim- pico conquistato ad Atene nel 2004. Già, l’Olimpiade. Per il nostro judo unica vera occasione per ritagliarsi un importante spazio di visibilità. Una disciplina che favorisce in chi la pratica uno sviluppo armonico del fisico, che migliora l’autocontrollo, ed imprime capacità umane e morali trasferibili nella vita di tutti i giorni. Per me il judo è una piccola palestra di vita. Nel mio sport ritrovi, magari in altre forme, degli ostacoli che poi ti aiutano ad affrontare meglio quelli del resto della vita. La paura di combattere contro un avversario più forte, ad esempio, può essere per certi versi paragonata alla paura di affrontare un esame difficile. È un buon mezzo di crescita personale, a prescindere dal fatto che poi questo sfoci nel fare attività a livello agonistico. Aiuta a formare il carattere. Qual è la tua problematica? Vincere una gara, superare il tuo avversario? Bene, devi credere in te, devi mettercela tutta, aldilà di quello che viene, del risultato che ottieni. Così crei un metodo che ti ritorna utile anche oltre lo sport. Disciplina e moralità: valori che appaiono talvolta dimenticati. Ma è proprio lì, dove passione e divertimento prevalgono ancora sul desiderio di successo e popolarità, che è più facile scoprire il messaggio che può esserci dietro uno sport come questo. Come quando, in occasione dell’Europeo del 2004, al termine del vittorioso combattimento di semifinale, Lucia si è rivolta all’arbitro accusandolo di averla… favorita. Quando glielo ricordiamo Lucia arrossisce, ne parla quasi con pudore. Era stato un combattimento molto equilibrato. Ad un certo punto l’arbitro decide di sanzionare la mia avversaria perché aveva messo un piede fuori dalla zona valida per il combattimento, decretando così la mia vittoria. A me non sembrava che lei avesse fatto questa infrazione, e sentivo che mi stavano dando una vittoria che non meritavo.Non volevo vincere così! Sia chiaro, quando siamo sul tatami nessuno vuole perdere. Ma c’è un modo di vincere, nel pieno rispetto degli altri e di se stessi. E non è una cosa scontata, acquisita. Perché ritorna il momento della tentazione, l’occasione in cui puoi vincere in maniera non proprio limpida. E ti chiedi: ora che faccio? Ogni volta devi rifare una scelta. Per me è importante cercare di vincere in questo modo ma purtroppo non per tutti è così. Nel judo, come nella vita…. In vista delle Olimpiadi Lucia avrà pochissime occasioni per riposarsi. Ma non rinuncerà a ritagliarsi piccoli spazi per coltivare quella che potremmo definire una innata vena artistica, dando così libero sfogo alla sua creatività. Che sia lo scrivere una favola o il dipingere. Senza tralasciare però la possibilità di partecipare a iniziative di solidarietà e beneficenza. Per me sono delle… occasioni speciali. Quando ti confronti ad esempio con una realtà come la malattia (Lucia presta la sua immagine per l’Associazione Oncologica Senigalliese che raccoglie fondi per la lotta contro il cancro), impari che se devi rinunciare ad una gara per un piccolo infortunio, e ti sembra che in quel momento il tuo problema sia la cosa più importante del mondo, non è così, che è una cosa molto relativa. E ti ci rapporti meglio. In queste occasioni sento di uscirne arricchita. La sensazione che si prova dopo avere avuto occasione di conoscere Lucia.

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